Un’ala del set ha temperature da savana e il testone di Godzilla al centro, ricoperto di cavi e gelatine, gli artigli ad altezza d’uomo. Ai lati del modello meccanico c’è una stanza dove Millie, isolata, cerca contatti con il mondo grazie a un vecchio trasmettitore. A pochi metri, un gruppetto di creature sintetiche. Tra i titani pronti al risveglio c’è l’armadillo con la corazza d’oro e lo scorpione che in una sequenza succhia energia dalle pompe di petrolio del deserto. I calchi in 3D sono in magazzino, intorno ci sono i tecnici con il cappellino con scritto "All monsters attack".
Duecento milioni di dollari: questo il budget per riportare in vita il sauro in 3D che debuttò nel cult del 1954 diretto da Ishir? Honda. Il Godzilla 2014 ha incassato mezzo miliardo in tutto il mondo, King of the Monsters è il suo diretto discendente. Nel 2020 è previsto un terzo capitolo: Godzilla contro Kong.
«Far imbestialire Godzilla è una sfida» racconta il regista Michael Dougherty, il megafono con cui passa gli ordini a tre unità poggiato a terra, una certa confidenza con gli effetti speciali avendo diretto due X- Men. «Da ragazzino guardavo tutte le produzioni Hanna&Barbera e la tv locale nei weekend trasmetteva una tripletta da urlo, la serie animata Godzilla del 1978, tutte le variazioni del rettile mutante – da Godzilla contro i giganti a
Godzilla contro i robot a Il figlio di Godzilla – e i classici film di mostri Universal, come L’uomo lupo e Il mostro della Laguna Nera. Quando nell’84 sono andato a vedere al cinema Il ritorno di Godzilla, la folgorazione: volevo girarne uno tutto mio. Ho preso la videocamera dei miei genitori e ho realizzato il primo kolossal da camera: la mia collezione di tartarughe di ceramica, sulla moquette, assaltava i pupazzetti di Guerre Stellari con i Guns N’Roses in sottofondo».
Profetico. In Godzilla: King of the Monsters l’agenzia criptozoologica Monarch tenta di fermare il lucertolone radioattivo, la tarma Mothra, il preistorico Rodan e Ghidorah dalle tre teste. «Le antiche specie sono reali e lotteranno per la supremazia mettendo a rischio la razza umana» spiegano gli addetti al make-up, mani e piedi sporchi di creta e lattice. «Le ha inventate, tra gli anni Cinquanta e Sessanta, la società giapponese Toho. Siamo rimasti fedeli ai calchi originali». Portare le creature a Hollywood significa anche «chiedersi se, oggi, con una nuova rincorsa nucleare e il riscaldamento globale che cambia gli equilibri tra uomo e natura, Godzilla sia buono o cattivo», aggiunge il regista.
A scoprirlo, in King of the Monsters, ci sono la dottoressa Emma Russell (Vera Farmiga) dell’agenzia Monarch («la mia scienziata, esperta in suoni e segnali, somiglia a una dj per mostri» scherza), sua figlia Madison (Millie Bobby Brown) e Mark Russell (Kyle Chandler), marito di Emma e padre di Madison. Con loro lo scienziato Ishiro Serizawa (Ken Watanabe) e la dottoressa Graham, l’attrice Sally Hawkins di nuovo alle prese con una "creatura": era la donna delle pulizie, muta, che si innamora di uno strano essere in La forma dell’acqua.