il Fatto Quotidiano, 19 marzo 2019
Intervista a Ruby
“Povera Imane, provo pena per lei. Che fine terribile!”. Ma voi due vi conoscevate? “No, non ricordo di averla conosciuta personalmente. Mi sembra una storia surreale, non voglio contribuire alla spettacolarizzazione della notizia. Spero che si faccia chiarezza su quello che è successo”. Non chiamatela più Ruby, ormai è soltanto Karima El Mahroug. La ragazza cui sono state appese le sorti del governo Berlusconi e dell’Italia oggi giura di avere soprattutto un desiderio: “Lasciarsi tutto alle spalle, vivere con il mio compagno e mia figlia”. Forse per questo, come ha confidato al compagno Daniele Leo, la morte di Imane Fadil l’ha colpita. Non si erano incontrate, la modella morta l’aveva confermato, ma c’era un filo che legava le due donne: non soltanto l’origine marocchina, e l’abbaglio delle luci di Arcore, ma il desiderio di voltare pagina. Di non essere per sempre associate a Silvio Berlusconi e a quella parola che Karima non vuole sentire: Bunga Bunga.
Oggi la vita di questa donna di 27 anni pare agli antipodi di quella della ragazzina piombata alla corte dell’uomo più potente d’Italia. Basta guardare la sua nuova casa: un appartamento defilato ad Albaro, il quartiere più borghese di Genova. Dall’altra parte della strada vivono armatori dai cognomi illustri, mentre a pochi passi abita Maurizio Crozza. Un silenzioso viale di platani, in una città che ha fatto della riservatezza un simbolo.
Un’altra donna, giura lei, un’altra Karima. Dopo che il suo soprannome era diventato famoso in tutto il mondo. Dopo che lei si era sposata con Luca Risso, il gestore di locali che nelle sere roventi del 2010 la ospitava quando era impegnata con gli avvocati a ricostruire ciò che accadeva alle “cene eleganti”. Poi anni di irrequietezza, Karima che cercava di scacciare Ruby, ma la giovane con le labbra rosse non ne voleva sapere di scomparire. Genova, poi il Messico e le voci (sempre smentite) di chi parlava di un accordo con Berlusconi. Quindi di nuovo la Liguria. Infine l’incontro con Daniele – che divide il suo lavoro tra locali e palestre liguri – e la promessa di una nuova vita. L’opposto di quella che l’aveva portata sulle prime pagine di tutti i giornali. “Ma quella non è…?”, si chiedono oggi gli inquilini del palazzo di fronte alla stazione Brignole, quando ogni mattina incontrano Karima che va a prendere il caffè dalla nonna del compagno. Sì, è proprio lei, dalla villa di Arcore a questo appartamento affacciato sulla stazione: “Nonna – si lascia andare l’ex Ruby – qui mi sento a casa. Io ho sempre avuto bisogno di una famiglia”.
Poi eccola che accompagna la bambina a scuola. Ma no, non è così facile voltare pagina. Ci sono i processi che ti seguono. Non solo quelli che portano l’antico nome: l’ultimo è il Ruby Ter. Proprio ieri a Genova si discuteva la querela presentata da Karima e dal suo avvocato Salvatore Bottiglieri contro 178 persone accusate di diffamazione. “Avevano scritto dei commenti irripetibili sui social”, spiega Daniele. Aggiunge: “Insulti, minacce di morte. Voi non potete capire cosa si prova quando dicono queste cose alle persone che ami”. Ma il giudice ieri ha deciso per l’archiviazione.
Intanto ogni mattina la puoi incontrare: il parrucchiere, poi sempre lo stesso bar nel centro di Genova. Come una ragazza qualunque. Ma dura poco: “Voi giornalisti mi cercate soltanto per parlare di Berlusconi. Non vi interessa niente che io vi racconti la mia nuova vita, le attività che sto cercando di mettere in piedi. Io sono diventata una persona diversa, ho il diritto di non essere cercata solo per parlare del passato”, si è sempre sfogata con il cronista che la avvicinava. Niente trucco, vestiti scuri, mentre con la mano sfoglia un’agendina. Voltare pagina, però, non è così facile. Spunta sempre qualcuno che sussurra: “Ma quella non è…?”.