la Repubblica, 19 marzo 2019
Sul set del Trono di spade
Chissà se Daenerys e Jon riusciranno a decifrare l’ingarbugliato legame di sangue che li rende parenti mentre, ignari, consumano notti di passione. Compito improbo anche per lo spettatore più attento, che nell’ultima stagione di Game of Thrones sarà messo a dura prova da eventi definitivi. Tipo scoprire chi si cela dietro l’orrido Night King o chi conquisterà il Trono di spade.
Abbiamo provato a scoprirlo anche noi durante la visita sul set della stagione 8. Tutto inutile. A ogni cronista è stata consegnata una card con microchip, sulla telecamera dei nostri smartphone applicato un adesivo, la security non ci ha mai perso di vista. Stesso trattamento per gli attori, «se avessero potuto cancellare la nostra memoria lo avrebbero fatto» ci dice Nikolaj Coster-Waldau (Jamie Lannister), «ogni giorno il copione veniva caricato su una piattaforma online, a mezzanotte veniva cancellato».
Aspettiamo che tutto riparta: 15 aprile, alle 3 di notte su Sky Atlantic HD e Now Tv, versione originale in contemporanea con gli Usa. Poi in replica il lunedì in prima serata e, dalla settimana successiva, anche in italiano. Milioni di freaks con la serie ci sono cresciuti. «Come noi» dicono Maisie Williams e Sophie Turner, rispettivamente Arya e Sansa Stark, «eravamo bambine, ora abbiamo più di vent’anni. Volevamo fare tv, siamo finite in un fenomeno planetario». Per questo «sarà come separarsi dalla famiglia» osserva Isaac Hempstead Wright (Bran Stark).
Una famiglia numerosa. Fra troupe e cast sono 2000 persone, 90 set in 8 paesi, 220 persone per realizzarli. Un milione di metri di stoffa per i costumi, 900 comparse in una sola sequenza, 2000 armi fabbricate ad hoc (fra gli artigiani l’italiano Gianpaolo Grassi, figlio del maestro d’armi di Ben Hur). La serie è la più costosa della storia, 15 milioni di dollari per ogni episodio.
Per qualcuno è stata una rivincita. Come per Lena Headey, la bella, cattiva e incestuosa Cersei Lannister. Attrice che da tempo aspettava la grande occasione. È arrivata dopo i suoi trent’anni grazie a Peter Dinklage, vecchio amico e suo fratello Tyrion nella serie. «Eravamo a Los Angeles sul set di un piccolo film, mi disse che aveva la sceneggiatura di una serie perfetta per me. Mi bastò dare un’occhiata, era il progetto giusto. Incontrai gli autori David Benioff e D.B. Weiss, l’intesa fu immediata. Una svolta anche economica, ora – scherza – possiedo una casa di proprietà».
«GoT mi mancherà – sospira Dinklage – ho dimostrato che anche persone della mia statura possono affrontare ruoli da gigante». E visto che il Trono è di spade, sono proprio le spade il souvenir più ambito dagli attori. Da Kit Harington (Jon Snow), «la mia vale migliaia di dollari, non credo che me la faranno tenere», a Gwendoline Christie (Brienne di Tarth): «Ha lacerato la mia mano per anni, voglio quella spada e me la porterò via. Quando scopriranno che non c’è più, mi spiace ma ormai sarà troppo tardi...».