il Giornale, 19 marzo 2019
I 50 posti dove lavorare non stanca
È finita l’era del capo padrone, umorale, generalmente maschio e dal piglio dittatoriale che semina il terrore tra i dipendenti per farli «rendere» meglio? Probabilmente no, ma sicuramente qualcosa sta cambiando nei luoghi di lavoro. I dipendenti dicono la loro e chiedono un ambiente accogliente, sereno, empatico, dove poter (anche) sorridere.
Prendiamo la classifica Best Workplace che anche quest’anno segnala le 50 migliori aziende dove lavorare in Italia dal punto di vista dell’ambiente di lavoro. Giudicate proprio dai dipendenti: oltre 40mila gli interpellati. Stilata da Great Place to Work Italia per il diciottesimo anno consecutivo, ha ricevuto 136 candidature, e le magnifiche 50 sono entrate in classifica grazie alla valorizzazione del welfare, a un ambiente di lavoro sereno e un management giudicato corretto ed etico.
Ma gli aspetti giudicati più importanti sono stati quelli legati al benessere personale. In queste 50 oasi di buon lavoro sono state valutate positivamente la serenità delle ore passate in ufficio, la sensazione di lavorare in un ambiente familiare, la possibilità di vivere la giornata insieme ai colleghi con il sorriso sulle labbra e di riscontrare un buon equilibrio fra vita lavorativa e personale. Insomma i rapporti personali migliorano in un ambiente sereno ma rendono anche più piacevole timbrare il proverbiale cartellino.
Una nota dolente che emerge dall’indagine italiana (Great Place to Work è una società di consulenza presente in 52 Paesi) è la meritocrazia. Che nel Belpaese si porta a casa i risultati più bassi, anche fra le top 50. Retribuzione e promozioni sono considerate eque in meno del 70 per cento delle risposte.
Del resto sono numerosissimi gli studi che individuano un rapporto diretto tra la soddisfazione e la motivazione dei dipendenti e il giro d’affari di un’azienda. Insomma, il dipendente felice fa bene anche al business.
«Le imprese che comprendono questo meccanismo vedono migliorare non solo i rapporti tra colleghi, ma anche tra i lavoratori e i datori di lavoro, e i benefici sono molteplici: migliora il clima interno, cala il turnover, aumenta l’appetibilità dell’azienda da parte dei candidati e migliorano anche gli indicatori finanziari», spiega Alessandro Zollo, amministratore delegato di Great Place to Work Italia.
Ma in concreto chi c’è in classifica quest’anno? Tante multinazionali, come Hilton e American Express, Mars, Gucci, Cisco. Società di servizi o finanziarie come l’italiana Zeta Service, Adecco e VFS Volvo. Qualche retailer come Lidl. Bene anche e le tech companies (immaginiamo per l’effetto Google, campi da pallavolo e caffetterie sempre aperte) Bending Spoons e Cadence, e le farmaceutiche, Eli Lilly e Pfizer.
Insomma alla fine lo stipendio, è ovvio, conta, ma si sa che i soldi non dànno la felicità. Le relazioni umane, sarà una banalità, valgono di più. O almeno questo pensano i dipendenti d’Italia.