Il Messaggero, 19 marzo 2019
Le misure di sicurezza per la visita di Xi a Roma
Obiettivo principale è tenere il presidente Xi Jinping e l’intera delegazione cinese il più lontano possibile da via Veneto, dalla sede dell’ambasciata americana, dove la leggenda vuole che ci siano installate antenne così potenti da captare qualsiasi tipo di conversazione. Per Pechino, gli Usa e le loro orecchie sono il vero nemico da contrastare, in qualsiasi parte del mondo ci si trovi. A cominciare dall’Italia, da sempre stretto alleato Usa. Sembra questa la vera ragione della scelta del Grand hotel Parco dei Principi come luogo dove far risiedere il leader, la moglie Peng Liyuan, e il gruppo di 200 persone che li segue, insieme con circa 70 imprenditori locali. L’albergo si trova a un chilometro e mezzo dall’ambasciata della Repubblica popolare, è circondato dal verde di villa Borghese e dagli animali del Bioparco. Ha una collocazione relativamente facile da proteggere e da schermare, e sarà a disposizione per due notti (quella del 21 e del 22 marzo) degli ospiti stranieri. Xi Jinping, probabilmente, dormirà nella Royal suite, al sesto piano, dalla quale si vede anche la Cupola di San Pietro. Nei pressi ci sono le ambasciate dall’Arabia Saudita e dell’Austria, che forse Pechino teme meno.
OPERAI AL LAVORO
Nel frattempo, in via Bruxelles, nella sede diplomatica della Repubblica popolare si stanno alzando le difese. Gli operai stanno collocando un reticolo di filo spinato, per evitare che qualcuno possa decidere di saltarci dentro, ed è scattato un sistema di sicurezza strettissimo. Niente visti in questi giorni, niente visite esterne. Uffici blindati, sebbene il presidente più che stare lì, sarà in giro per tutta la città in una sorta di tour de force di appuntamenti e incontri istituzionali.
E quindi, i cittadini della Capitale dovranno armarsi di santa pazienza, perché da giovedì sera, quando dalle 16,30 alle 18 due boeing 747 di Air China atterreranno a Fiumicino, il lungo serpentone di auto con numerosa scorta al seguito, renderà certamente meno agevole il traffico. Sono state predisposte delle green zone, la fascia A per il centro storico, la fascia B per i Parioli e dintorni. Prima del passaggio scatteranno i controlli che verranno effettuati dall’alto e sul terreno. Zone bonificate da circa mille uomini, con cani antiesplosivo e cecchini sui tetti. E poi se il traffico non darà tregua, il leader cinese potrà pur sempre fare come fece il rais libico Gheddafi, quando venne in visita in Italia: un pullmino con un radar collocato sul tetto controllava a vista tutto quanto si muoveva intorno. E la sera in cui il dittatore era atteso alla caserma Salvo D’acquisto per una cerimonia, all’ultimo secondo venne deciso di farlo portare con un elicottero, visto l’orario di punta.
Saranno inutili i tentativi di usare il cellulare durante il passaggio del presidente e del gruppo al seguito, perché in quel momento non funzioneranno. Schermati dal jammer che li mette fuori uso. E la ragione è semplice: con un telefonino si può fare di tutto, anche attivare una bomba. Un elicottero e forse dei droni controlleranno il momento in cui l’ospite verrà portato a visitare il Colosseo, così come era già avvenuto per Barack Obama. Oltre alle persone strettamente di fiducia del presidente, la sicurezza sarà affidata alle forze dell’ordine e agli 007 italiani. Perché la regola vuole che non si faccia torto al paese ospitante mostrando scarsa fiducia nei suoi apparati.
LE ARANCE E IL TRASPORTO
A coordinare le due giornate sarà il Gabinetto del sottosegretario allo Sviluppo economico Michele Geraci, e non la Farnesina. Proprio a lui potrebbe essere fatta risalire la decisione di Xi di recarsi a Palermo. Una visita di 24 ore nella città in cui è nato il sottosegretario. Le ragioni non sono completamente chiare. Qualcuno ipotizza che sia per un questione di porti, un interesse cinese per gli sbocchi sul Mediterraneo, anche se maggiori obiettivi sono quelli di Trieste e di Genova. E allora tornano alla mente i tanti viaggi in Cina di questo esecutivo e l’accordo firmato dal ministro dell’Agricoltura Centinaio riguardo al trasporto aereo delle arance siciliane. In attesa, Palermo è stata blindata e sono stati predisposti grossi sistemi di sicurezza.