la Repubblica, 18 marzo 2019
Intervista a Elena Fattori
Elena Fattori, ricercatrice, senatrice M5S dissidente e in odore di espulsione, ha scritto un libro in uscita domani per Rizzoli.
Il Medioevo in Parlamento. Vaccini, stamina, sperimentazione animale. Perché la politica sta boicottando la scienza.
Lo ha capito il perché, senatrice?
«Credo che la politica abbia nei confronti della scienza avversione e paura. Delle volte mi ricorda la caccia alle streghe, mi sono spesso sentita sotto inquisizione. Ma le streghe nel Medioevo venivano bruciate perché dicevano verità non facili da accettare».
Racconta di campagne molto violente, soprattutto da parte di animalisti e no vax. Minacce di morte. Forse perché quei mondi, dal M5S, si aspettavano altro.
«Sono rimasta sconcertata e la prima reazione è stata la fuga. Sono scappata dalla commissione sanità, ma è stato un errore. Che vedo fare anche a colleghi ricercatori in questa legislatura. Non si espongono perché spaventati da questi grandi deliri collettivi».
Questo vale ancora di più nel Movimento?
«Sì. Perché l’uno vale uno ha spesso significato che ogni opinione vale l’altra, mortificando la competenza. Lo dico nell’ultimo capitolo: il paese dei balocchi non esiste, bisogna anche essere capaci di dire di no al popolo».
Ai tempi del dibattito politico sulla truffa di Stamina lei conobbe Giuseppe Conte.
«Era l’avvocato della piccola Sofia.
Mi telefonò in merito a un emendamento al decreto Balduzzi, quello che consentiva a Vannoni di proseguire le cure cominciate agli Spedali civili di Brescia nonostante quel protocollo sulle staminali di fatto non esistesse. Terminò la telefonata ricordandomi che dire no a Stamina equivaleva a contrariare i genitori di tanti bambini ammalati e che quindi l’opinione pubblica non sarebbe stata contenta».
Quanto sono cambiati i 5S da quando Alessandro Di Battista bussava ai finestrini degli automobilisti durante i sit-in?
«È cambiato tutto e ho grande nostalgia di quell’entusiasmo. Il Movimento si è istituzionalizzato e non nel migliore dei modi. Si è verticizzato. Ma la base, con tutte le criticità, era una fonte di energia incredibile».
Questa struttura verticistica c’è sempre stata, l’ha inventata Casaleggio.
«Gianroberto era un sognatore e un visionario. E non è sempre detto che le idee dei sognatori vadano a finire bene. Aveva però un’intelligenza e una capacità di visione che purtroppo adesso non c’è più».
La vicinanza dei 5 stelle alle posizioni antiscientifiche è partita dagli spettacoli di Beppe Grillo. Diceva che l’Aids era una bufala e i vaccini dannosi.
«Quando Beppe ha detto quelle cose era in buona fede e se non si è scusato credo sia perché, nella sua vita di artista e in quella politica, ha sempre avuto tutti contro. Ma ha fatto una cosa importante firmando il patto per la scienza con Guido Silvestri. E ha contribuito all’allontanamento dei 5 stelle dalle posizioni no vax quando si è trattato di scrivere il programma».
Chi altro l’ha aiutata?
«Luigi Di Maio e Rocco Casalino. Fu Rocco a stravolgere la strategia comunicativa, dicendo: dovete dire tutti che siete vaccinati, che i vostri figli lo sono o che lo saranno».
Quel programma fu poi cambiato in una notte.
«Sì, e non ho ancora capito chi sia stato. Guarda caso quello nuovo ci avvicinava di più su certi temi alle posizioni della Lega».
Di Maio ora vuole riorganizzare tutto il M5S.
«Di Maio non può fare il capo politico, il ministro e il vicepremier. È in conflitto di interessi. Lo dicevamo di Renzi, ma ce ne siamo dimenticati».
Cosa farà mercoledì sul caso Diciotti?
«Voterò per l’autorizzazione a procedere contro Matteo Salvini».
E se la cacciassero?
«Ho già pronto il ricorso. Nel nostro regolamento c’è scritto che dobbiamo tener conto delle votazioni, non seguirle pedissequamente. E quella votazione, finita 60 a 40, non è certo stata un plebiscito».