Corriere della Sera, 18 marzo 2019
Bilancio europeo: i vizi da correggere
Questo sarà un anno impegnativo per i conti dell’Unione Europea. Prima la Brexit (se ci sarà), con l’esodo degli eurodeputati britannici, poi le elezioni europee: tutti in partenza, e tutti passeranno alla cassa a ritirare l’«indennità di fine mandato», ovvero una mensilità per ogni anno di servizio, fino a un massimo di 24 mensilità. Lo stipendio mensile è di 8.757 euro lordi, escluse le indennità (come 320 euro al giorno per spese di vitto e alloggio per ogni giorno di effettiva permanenza a Bruxelles, Strasburgo o Lussemburgo). Ufficialmente l’indennità di fine mandato, sulla quale non è stato trattenuto un euro dalla busta paga, serve a garantire una «sicurezza finanziaria» fino al reinserimento in un altro lavoro. Un privilegio ingiustificato, secondo i critici, perché in genere un deputato ha potuto avere contatti sufficienti a trovare facilmente un nuovo impiego. E ancor di più un Commissario europeo: nel 2016 José Manuel Barroso, dopo essere stato per 10 anni presidente della Commissione, fu assunto da Goldman Sachs come presidente non esecutivo e advisor della sezione europea. Una petizione di protesta lanciata dai dipendenti Ue raccolse quasi 140mila firme.
Indennità di fine mandato per tuttiLe indennità di fine mandato per i 27 membri della Commissione Europea figurano nel bilancio 2019 con 690.000 euro. I loro stipendi lordi totalizzano 12.658.000 euro, circa tre milioni in più rispetto al 2017. Secondo calcoli riferiti a un regolamento del Consiglio per le alte cariche Ue il presidente Jean-Claude Juncker riceve oggi circa 27.000 euro mensili lordi, a cui vanno aggiunte le indennità e tolto un «prelievo di solidarietà» del 7%, più un’imposta pro-Ue. «Guadagna il 138% in più rispetto al funzionario Ue di più alto grado mentre chiede agli Stati lacrime e sangue» protesta il deputato grillino Ignazio Corrao. «Io mi indigno: se vuoi indicare agli altri una vita sobria, devi farla anche tu…». Forse non sa che a fine mandato Juncker incasserà altri 324.000 euro, e probabilmente nuovi benefit. Secondo il quotidiano tedesco Frankfurter Allgemeine i commissari europei discutono già i «servizi» da garantirsi dopo il congedo per «altri due anni»: un ex-presidente avrebbe diritto per tre anni ad «un ufficio, un’auto ufficiale, un autista a tempo pieno, un collaboratore». Gunther Oettinger, commissario al Bilancio, ha smentito, ma un documento riservato di cui il Corriere è in possesso, firmato proprio da Oettinger lo scorso 17 luglio, ammette: fra i commissari vi sono state «discussioni interne sullo status e su un supporto amministrativo per gli ex membri della Commissione, e per quelli designati o candidati». Nessuna decisione ufficiale, assicura Oettinger, ma «certamente il prossimo anno (cioè nel 2019, ndr), la Commissione si occuperà di questi argomenti». Per gli «addii» di maggio degli europarlamentari invece sono stanziati 20.690.000 euro. Finora, che si sappia, un solo membro delle istituzioni Ue non ha beneficiato di questa possibilità: Antonio Tajani, presidente del Parlamento, nel passare dalla Commissione al nuovo incarico rinunciò all’indennità di fine mandato pari a 468mila euro come «prova di sobrietà in un momento di grande difficoltà per gli europei».
I sovranisti usano i contributi per regalare champagneCi sono però anche soldi che tornano indietro. Per esempio, il Parlamento ha trattenuto 554.500 euro dai contributi dovuti per il 2018 al gruppo ENF, composto dal Rassemblement National di Marine Le Pen, dall’Afd tedesca, dalla Lega e da altri gruppi sovranisti. La Commissione di controllo dei bilanci la spiega così: alcuni fondi del 2016 e 2017 «non erano stati rendicontati secondo le regole». L’ENF ha smentito tutto, in particolare la Lega ha escluso ogni suo coinvolgimento. Ma un rapporto compilato dalla Commissione di controllo dopo un auditing esterno non ha mostrato molta comprensione: «pasti da 400 euro a persona non sono compatibili con una sana amministrazione finanziaria, quindi sono inaccettabili. Lo stesso per 110 regali natalizi da 100 euro ciascuno…Il gruppo ENF deve comunicare chi sono i beneficiari di 228 bottiglie di champagne, e di altre 6 bottiglie del valore di 81 euro». La Commissione conclude che «i gruppi politici non devono offrire ai propri membri doni pagati dai fondi europei».
Benefit anche ai licenziati per inattitudinePer i benefit legati agli «addii», e per nuovi investimenti su occupazione, agricoltura e sicurezza, il bilancio Ue 2019 impegna 5,7 miliardi in più rispetto al 2018, un aumento del 3,2%, nonostante i tagli apportati in vari settori. Totale odierno, 165,8 miliardi di euro. Siamo 508 milioni di cittadini, e il bilancio è fatto da migliaia di pagine in cui si trova di tutto: buone regole, esempi di ottima amministrazione, ed altri più sconcertanti. Ad esempio, fra le «retribuzioni e indennità» destinate dalla Commissione Europea ai suoi funzionari, c’è anche la voce «indennità di licenziamento per il funzionario in prova licenziato a causa di manifesta inattitudine». Il periodo di prova è di 9 mesi, l’indennità di licenziamento per «manifesta inattitudine» va da uno a tre mesi di stipendio base. Il Parlamento stanzia per quest’anno elettorale 50 milioni a favore dei partiti politici europei e 19,7 per le Fondazioni: «è necessario – raccomanda – garantire che l’utilizzo sia rigorosamente controllato». Ci sono 7.675.000 euro per le «strutture per l’infanzia», gli asili riservati ai figli dei funzionari e deputati Ue: una voce che vuole garantire a mamme e papà più tempo per lavorare bene. Poi 240.000 per le «relazioni sociali fra i membri del personale».
15 anni per costruire una nuova sedeLa Commissione assegna invece 22.429.000 euro a conferenze e riunioni che comprendono anche i «costi per eventuali rinfreschi o colazioni, serviti in occasione di riunioni interne». Altri 27.010.000 euro per «missioni e spostamenti del personale fra i 3 luoghi di lavoro» (Bruxelles e Strasburgo, dove ci si riunisce 4 giorni al mese, e Lussemburgo). In Lussemburgo, dove gli uffici Ue sono 139, la Commissione deve costruire una seconda sede, la «JMO II» per 3.600 suoi dipendenti. Ne aveva già una, evacuata per la scoperta di asbesto nelle sue strutture, «in livelli superiori al previsto». Si tratta di un torre di 23 piani e un palazzo di 7, con un budget previsto di 526,3 milioni. Un rapporto speciale della Corte dei conti europea, datato 5 dicembre 2018, ne racconta la genesi. In sintesi: decisione iniziale nel 2009, consegna prevista fra il 2016 e il 2019, oggi slittata al 2023-2024. E nel frattempo, la Commissione pagherà centinaia di milioni per affittare altri stabili. La Corte precisa che «la Commissione include nelle sue note alle autorità di bilancio un’analisi costi-benefici dei nuovi progetti. Non abbiamo trovato alcuna traccia di quest’analisi nei documenti per il progetto JMO II».