Avvenire, 17 marzo 2019
Ho visto (e non volevo) una lenta strage razziale
Si è filmato, lo stragista della Nuova Zelanda, e il video è stato trasmesso in tutto il mondo, anche dai tg. E così l’ha visto anche chi non voleva vederlo. Io non volevo vederlo. Ma stavo seguendo un telegiornale, e il video mi s’è mostrato davanti. E così ho avuto la conferma al sospetto che covava dentro di me: fare una strage è facile. Non dico ’uccidere è facile’, perché questo lo sapevamo da tempo, ma ’fare una strage è facile’. Il che vuol dire ’uccidere e continuare a uccidere’, uccidere in maniera inarrestabile. È una constatazione terribile, perché può sedurre la mente di qualche potenziale stragista in agguato, com’era questo prima di agire.
Certamente ha visto le stragi che ricorda con quelle citazioni scritte in bianco sulle scatole nere dei caricatori che ha usato. Le ha viste e ne è rimasto entusiasta, s’è convinto che anche lui poteva farle, come quelle o più terribili di quelle, da quel momento s’è sentito dotato del potere sulla vita di coloro che odiava, e un potente sulla vita è onnipotente. Ha viaggiato per il mondo, anche nell’amata Europa, ne è rimasto sgomento, specialmente per la Francia, troppo piena d’immigrati, che lui odiava perché?, perché sono islamici o perché non sono bianchi? Perché non sono bianchi. Ha fatto una strage religiosa o una strage razziale? Razziale. Per odiare quei nemici non ha bisogno di sentirli pregare, gli basta vederli.
Il video che lo stragista ha girato e che noi abbiamo visto, per un errore dei media che l’han diffuso, mostra che lui si muove con la cinepresa incollata sulla fronte, come la lampada dei minatori. La lampada-cinepresa cambia inquadratura man mano che lui avanza o si gira, ogni inquadratura ha i suoi bersagli nel mirino, e su quei bersagli lui spara col fucile di cui vediamo la canna, è un fucile a ripetizione (come dev’essere per fare una strage), ma a frequenza lenta, e la frequenza è la quantità di colpi che l’arma spara in un minuto. Ci sono armi a frequenza altissima, chi usa quelle falcia come una sega la massa di ’nemici’. Ci sono armi a frequenza lenta, come questa, pare quasi che ogni singola persona che colpisci venga mirata individualmente. Se chi spara odia i suoi bersagli, in quella lentezza l’odio trova maggior soddisfazione. Come se tu non facessi una strage unica collettiva, ma tanti singoli omicidi individuali. Chi fa queste stragi lente odia di più il nemico. Non può convivere con lui.
Queste stragi sono battaglie che si scatenano d’improvviso lungo una guerra silente in perenne divenire: con la guerra silente il ’nemico’ si rafforza e conquista nuovo terreno, fino a eleggere il sindaco di Londra, con le battaglie esplosive metti in crisi lui e i tuoi, li svegli dal torpore. Questo lo stragista sente come merito. Tu leggi bene la storia e difendi la tua civiltà. Se ti ammazzano o ti sbattono in prigione, sarai un testimone della tua storia e della tua civiltà. Testimone si dice anche martire.
Ecco il motore della lenta, feroce e deliberata follia razziale.