Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2019  marzo 17 Domenica calendario

L’ok rovesciato di Brenton Tarrant

Non apre bocca ma fa un gesto eloquente: il saluto dei suprematisti bianchi. Brenton Tarrant Harrison, il 28enne autore della strage, appare per la prima volta in un tribunale di Christchurch, ammanettato, a piedi nudi, nella tunica che indossano i carcerati in Nuova Zelanda, mostrando tuttavia lo stesso spavaldo atteggiamento di sfida con cui ha seminato il sangue in due moschee della città. I poliziotti al suo fianco, i polsi e le caviglie incatenati, non gli impediscono di unire in un cerchio pollice e indice: il segno dell’estrema destra razzista, in particolare nell’America di Trump, un “okay” rovesciato diventato il simbolo dell’odio ( era il saluto di un cartone animato del 2005, l’ultradestra americana se ne è appropriata negli anni). Poi una smorfia di scherno all’indirizzo dei fotografi che gremiscono l’aula, i cui scatti vengono pixellati dai giornali per coprire il volto dell’imputato, finché non sarà riconosciuto colpevole. Così ordina il giudice, prima di deliberare la detenzione provvisoria in attesa della prossima udienza, il 5 aprile.
L’avvocato d’ufficio non prova neanche a chiedere la libertà su cauzione. L’incriminazione di questo giovane uomo senza precedenti penali, ossessionato dall’idea che i musulmani stiano invadendo il mondo, è per omicidio plurimo: la morte di 50 persone e il ferimento di decine di altre, tra cui anche bambini. Alle indagini partecipano l’Mi5, l’antiterrorismo britannico e secondo indiscrezioni l’intelligence di vari Paesi, dalla Turchia alla Bulgaria alla Serbia, dai quali Tarrant sarebbe transitato.
«La nostra nazione è unita nel dolore», dichiara intanto Jacinda Ardern, andando a visitare i luoghi dell’eccidio e i familiari delle vittime. La premier ha la testa coperta dallo hijab, il tradizionale velo islamico che copre capelli e collo. Notando che l’attentatore era in possesso di cinque armi, incluse due semiautomatiche e due pistole, acquistate con regolare permesso nel 2017, la popolare leader conservatrice promette: «Il governo darà una pronta risposta, le nostre leggi sul possesso di armi cambieranno». Nazione di appassionati cacciatori e con una lobby delle armi forte come negli Usa, in Nuova Zelanda ci sono più di 1 milione di armi in mani private su 5 milioni di abitanti. Dieci minuti prima dell’attacco, l’ufficio del primo ministro aveva ricevuto via email copia di un “manifesto” in cui Tarrant spiega i motivi che lo hanno spinto ad agire: pare l’avesse inviato ad una settantina di destinatari, tra cui il presidente del parlamento e diversi media, con la chiara intenzione di pubblicizzare al massimo il massacro, come rivela del resto il video girato da lui stesso durante la carneficina. Sky New Zealand ha rimosso dal palinsesto il canale Sky News Australia che ha mandato in onda l’agghiacciante filmato.