La Lettura, 17 marzo 2019
Il preferito di Marina Abramovic
Tarda mattinata, interno giorno, nel grande loft in zona Ostiense a Roma dove ha sede l’atelier dell’artista Nico Vascellari, 43 anni, nato a Vittorio Veneto, musicista, performer, scultore, ultimamente anche creatore di moda: «Sono un artista – taglia corto lui – ed è la sola definizione in cui mi ritrovo».
Un artista partito dalla musica – un gruppo punk dal nome With Love – e che alla musica è rimasto ancorato con un’altra band tuttora esistente, Ninos du Brasil, con cui Nico gira il pianeta al ritmo di batucada, elettronica, samba, suoni distorti e linguaggi inventati. Ma Vascellari è soprattutto un performer, e il suo nome è uno dei tre che la star della Body Art internazionale Marina Abramovic, intervistata la settimana scorsa su queste pagine, ha indicato tra gli artisti che più apprezza. «Amica, grande persona, generosa Marina. Ci conosciamo dal 2005. Lei era presidente della giuria nel Premio della performance alla Galleria civica di Trento».
Come andò, quella volta? «Vinsi presentando un’azione dal titolo Nico and the Vascellari’s, in cui avevo coinvolto tutta la famiglia. Padre, madre, sorella. Non sapevano suonare strumenti, ma creavano una strana cacofonia. Io cantavo a mio modo, descrivendo la casa dove ero cresciuto con frasi della mia infanzia, tipo il classico Questa casa non è un albergo. Mia sorella doveva sostenere un’insegna con la scritta Nico & Vascellari, nome della band. Mia madre e mio padre dovevano sorreggere un’asse di legno, un simbolico tetto. A un certo punto mamma non ce l’ha fatta più, stava per soccombere sotto il peso dell’asse, ed è intervenuta mia sorella a salvarla. L’apice di quella performance fu, come talvolta accade, un incidente fuori programma, un’azione che ha rischiato di finire in catastrofe. Questo piacque a Marina. Peraltro ancora oggi siamo entrambi convinti che una performance sia un momento in cui tutto può accadere».
E qualcosa accade anche interrompendo questa frase: un beep sul telefono in millimetrica modalità lupus in fabula. È Abramovic, che di passaggio a Roma per ritirare un premio scrive all’amico per pranzare insieme. «Con lei – prosegue Nico – ho collaborato spesso. Mostre a Manchester, Basilea, e anche lo spettacolo con la regia di Bob Wilson The life and death of Marina Abramovic. All’inizio rifiutai, troppe prove in giro per il mondo, poi mi ha convinto con una telefonata e ho partecipato come performer alle ultime due tappe, New York e Toronto».
«Death» è anche la scritta impressa sulla maglia nera che l’artista, testa rasata e lapide tatuata su un avambraccio, indossa durante l’incontro: «Ne possiedo centinaia, colleziono t-shirt di gruppi metal». Una passione, quella per l’underground, mai sopita nell’ormai lungo ed eclettico cammino di Vascellari: Nico lo scatenato performer che qualche volta se l’è vista brutta (a cavalcioni su un guardrail in un sottovia di Torino o quando per errore spaccò il telefono a uno spettatore di un suo intervento); Nico lo scultore affermato (in corso una personale a New York, da poco celebrato al Maxxi con la riproposta di Revenge, installazione sonora con cui nel 2007 vinse il Premio giovane arte alla Biennale); Nico creatore di un servizio di bicchieri per un hotel extralusso; Nico che oscilla tra esibizioni nei centri sociali e una presenza fissa nelle cronache mondane, in parte per via del legame con la designer di gioielli Delfina Delettrez Fendi, da cui un anno fa ha avuto due gemelli. Sorride: «Arte, architettura, design, moda, non mi piace sentirmi costretto in una definizione, ogni volta che cercano di chiudermi provo disagio. Da sempre porto avanti una mia poetica, con alla base un’idea antiautoritaria. Il mio modo di intendere l’arte è una continua ricerca in cui non esiste qualcosa che possa essere replicato. Potrei dire che il mio è un cammino verso il mistero. Lavorare per il fashion? Mi piace. Si è trattato in sostanza di sviluppare elementi grafici e anagrammi per collezioni».
E un anagramma, «dream/merda», compare anche sulle maglie che Vascellari ha creato e in cui riaffiorano spiritaccio punk e formazione antagonista di questo cultore della rockstar maledetta GG Allin («Il più estremo di sempre») e dell’azionismo viennese, da bambino rimasto «folgorato da una mostra di Ligabue», el pittore matt della Bassa. «Sono vegetariano, a favore dei diritti degli omosessuali, per la difesa dell’aborto, contro la vivisezione, tutti temi presenti fin dagli esordi con With Love, quando la musica – ricorda Vascellari – era soprattutto militanza, attivismo politico da esprimere nei testi e non solo».