Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2019  marzo 16 Sabato calendario

“TAJANI HA DETTO LA VERITÀ”  – ANTONIO PENNACCHI: “TUTTA QUESTA POLEMICA PER LE FRASI SU MUSSOLINI È UNA FESSERIA. HA DETTO CHE HA REALIZZATO PURE QUALCOSA DI BUONO, E HA RAGIONE. È UN MONARCHICO E NON LO VOTEREI NEANCHE SOTTO TORTURA MA NON HA DETTO NIENTE DI PIÙ DI QUANTO DISSE PERTINI” – ECCO COSA DISSE NEL 1984 L’ALLORA PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA SUL DUCE -

1 – ''LA ZANZARA'' SBARCA A STRASBURGO E STRONCA LA CARRIERA DI TAJANI: LE FRASI SU MUSSOLINI (''HA FATTO COSE BUONE'') DEL PRESIDENTE DELL'EUROPARLAMENTO PRONUNCIATE ALLA TRASMISSIONE DI CRUCIANI FANNO IMBUFALIRE DECINE DI DEPUTATI, CHE NE CHIEDONO LE DIMISSIONI - I PARTIGIANI: ''VADA IN ETIOPIA A DIRLE'' - LUI: ''SI VERGOGNI CHI STRUMENTALIZZA LE MIE PAROLE!'' https://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/39-39-zanzara-39-39-sbarca-strasburgo-stronca-carriera-198234.htm

2 – «TAJANI HA DETTO IL VERO PROPRIO COME TOGLIATTI: MUSSOLINI FECE DEL BENE» Massimiliano Scafi per “il Giornale”

«Le bonifiche, l' Iri. E il consenso? Ce le siamo dimenticate le masse a Piazza Venezia? Dov' erano gli oppositori? Insomma, tutta questa polemica su Antonio Tajani mi sembra una fesseria».

Dunque secondo lei è stato solo un po' incauto? «Incauto? Ma de che stamo a parla'? Ha detto la verità! Ha detto che il fascismo è stata una dittatura, che ha preso il potere con un colpo di Stato e che non c' era la libertà. E che ha realizzato pure qualcosa di buono; e ha ragione, perché non è possibile che in un regime che dura vent' anni ci siano soltanto aspetti negativi. Lo scrive anche Mao Tse-tung nel Libretto rosso: non c' è niente di totalmente benigno o maligno».

Però, nella sua veste di presidente del Parlamento europeo... «E che c' entra? Ripeto, è una polemica sul nulla, non mi fate incazzare». Clic. Antonio Pennacchi sbatte il telefono. Prima di interrompere la comunicazione, l' autore di Canale Mussolini e Il Fasciocomunista, ora in libreria con Il delitto di Agora. Una nuvola rossa, ha fatto in tempo a difendere Tajani con una certa energia.

«Per lui non ho mai avuta nessuna simpatia politica e non lo voterei neanche sotto tortura, è un monarchico e fosse per lui al Quirinale tornerebbero i Savoia. Però in fondo non ha detto niente di più di quanto dissero a suo tempo Sandro Pertini, che da Mussolini è stato mandato al confino a Ventotene e, nelle lezioni sul fascismo del '35, Palmiro Togliatti».

Quindi lo assolve? «Certo. Tajani, ha confermato un complessivo giudizio negativo del fascismo, una dittatura anche violenta e brutale culminata nelle leggi razziali, nel delirio di onnipotenza, in guerre di aggressione».

Ha detto pure che nel Ventennio sono state fatte delle buone opere pubbliche. «E allora? Ha ragione. Il fascismo è arrivato al potere con la forza, poi lo ha conservato perché negli anni successivi ha dato risposte concrete ai bisogni delle masse su modernizzazione, lavoro, risanamento del territorio, quindi ha avuto consenso. Queste sono cose da dire. Mai mentire ai ragazzini, figuriamoci ai popoli».

Un consenso che comunque non è mai stato verificato e quantificato in elezioni libere e democratiche... «No, però lo si può quantificare al contrario, per sottrazione. Quanti erano i fuorusciti? Trentamila. E i confinati? Altri trentamila. Poi aggiungiamo quelli della rete occulta del Pci, antifascisti vari e arriviamo a centomila. Moltiplichiamo per dieci? Un milione di oppositori. E gli altri 41 milioni di italiani? Tutti con il Duce? Attenzione, non sono calcoli miei, c' è un' intera storiografia sul consenso».

Era una dittatura, non c' era una stampa libera, e per lavorare negli uffici pubblici. Non pensa che la gente magari avesse paura ad esporsi? «Quanti gesti di ribellione ci sono stati? Quante scritte sui muri? Dia retta, la maggioranza del Paese ha accettato passivamente il fascismo».

Ma dopo le leggi razziali, il declino... «Gli ebrei in Italia erano una minima minoranza e alla stragrande maggioranza degli italiani non fregava niente di loro. Il crollo arriva con le guerre o meglio con le sconfitte e soprattutto con i bombardamenti del 1943. Fino ad allora il consenso era di massa, non era stato costruito con la macchina della propaganda. Il Minculpop entra in campo solo nel 1934-35».

Tajani ha chiesto scusa. «Dovrebbero scusarsi i teorici del neoantifascismo, come li ha definiti Franco Cardini. Un fenomeno pericoloso perché nasconde il vero e provoca nei giovani una reazione che li può portare a diventare fascisti se, crescendo, scoprono che il Duce alcune cose positive le aveva fatte».

PERSINO PERTINI ELOGIÒ BENITO «TRASFORMÒ PALUDI IN CAMPI» Gianluca Veneziani per “Libero Quotidiano”

Anche lui, l' acerrimo nemico del fascismo, vittima e "carnefice" di Mussolini, alla fine dovette riconoscerlo: il regime aveva fatto ottime cose tra opere pubbliche e bonifiche. Era il 23 marzo 1984 quando Sandro Pertini, in un' intervista rilasciata a Carlo Gregoretti di Epoca e intitolata "Rapporto sulla fame nel mondo. Conversazione con Sandro Pertini", diceva testualmente: «Mussolini progettò la bonifica pontina e riuscì a far crescere il grano dove c' erano paludi e malaria. Fu una grande opera, sarebbe disonesto negarlo. Ricordo che il mio amico Treves era preoccupato: Sandro, mi diceva, se questo continua così siamo fregati».

In questa dichiarazione, riportata più di recente dallo scrittore Antonio Pennacchi, l' autore di Canale Mussolini e dell' appena edito Il delitto di Agora (Mondadori), nel volume Fascio e martello. Viaggio per le città del duce (Laterza), emerge la consapevolezza dello straordinario sforzo di riqualificazione agraria della Pianura Pontina portato avanti dal Duce, con la sua trasformazione da palude in terra fertile; e appare anche la constatazione di quanto quella e altre opere fossero, per il regime, ragione di consenso da parte degli italiani; un consenso non estorto con la forza ma figlio della bontà del lavoro svolto. Tanto da mettere in difficoltà negli anni '30 qualsiasi oppositore («se questo continua così, siamo fregati»).

Quando senti ora il presidente del Parlamento europeo Antonio Tajani dire le stesse cose («Mussolini ha fatto delle cose positive per realizzare infrastrutture nel nostro Paese, poi le bonifiche. Da un punto di vista di fatti concreti, non si può dire che non abbia realizzato nulla»), non trovi nulla di cui scandalizzarti, non solo perché quelle frasi sono coerenti con la verità storica, ma anche perché le avrebbe condivise pure uno, come Pertini, che antifascista lo era molto più e molto prima di Tajani. E parliamo dello stesso partigiano socialista che diceva «Io mi vanto di aver ordinato la fucilazione di Mussolini» (dopo il tentato accordo tra fascisti e partigiani nella sede dell' arcivescovado di Milano il 25 aprile '45, fu proprio la parola del futuro presidente della Repubblica a far fallire la trattativa), lo stesso che ribadiva: «Il fascismo va combattuto con tutti i mezzi, senza porsi il problema di ciò che è legale o illegale».

E ancora, parliamo di quel Pertini che aveva passato tutto il Ventennio tra fughe all' estero, condanne al confino, lunghe detenzioni in carcere, evasioni dalla prigione e lotta contro il nazifascismo, di quell' uomo considerato dal regime «elemento pericolosissimo per l' ordine nazionale».

Ebbene, proprio lui, ebbe l' onestà intellettuale di riconoscere che del fascismo non si doveva buttare via tutto perché nel Bene fece cose tanto grandi come nel Male: il Duce che si macchiò della vergogna delle leggi razziali e della sciagurata alleanza con Hitler, fu anche colui che rese salubri, attraverso un sistema idraulico all' avanguardia, 140mila ettari di terra nell' agro pontino e 6 milioni di ettari in tutta Italia. E che, anche per questo, fu (a lungo) amato dagli italiani. Ricordarlo è un atto di libertà e verità.

Scusarsi, come ha fatto poi Tajani temendo di aver preso uno scivolone, un gesto che non rende giustizia alla storia, a Mussolini e nemmeno a Pertini.