la Repubblica, 16 marzo 2019
Greta e le elites ambientaliste
Le misure ambientaliste sono state portate avanti non a causa della spinta popolare, ma nonostante la spinta popolare; non contro i governi delle élites ma grazie ai governi delle élites». Lo scrive Francesco Costa su Il Post, e nella sua aspra schematicità la frase dice il vero. Rimando alla lettura dell’articolo per cogliere anche le sfumature. Basterebbe comunque la rivolta dei gilet gialli contro le misure anti traffico privato del “fighetto” Macron a suffragare l’ipotesi: cercate un populismo che sia anche ambientalista, e non lo troverete. L’ambientalismo è stato fin qui, nel mondo, tipicamente elitario. Rema contro le abitudini di massa. Se dunque – come parrebbe dalle grandi manifestazioni giovanili di ieri – anche l’ambientalismo dovesse diventare abitudine di massa, nascerà la classica «contraddizione in seno al popolo», bene incarnata, ieri a Milano, dai gioiosi ragazzini che ho visto uscire dal corteo contro l’effetto-serra per entrare a frotte da McDonald’s: l’over-consumo di carne è, dell’effetto-serra, uno dei fattori. Non c’è da rimbrottare alcuno, da scomunicare alcunché. Mangio troppa carne pure io. Ma c’è da ragionare, sì, e molto. La speculazione economica ingrassa poche consorterie, ma il consumismo di massa, la legittima corsa al benessere dei popoli poveri e la sovrappopolazione sono il vero e irresistibile motore dell’inquinamento. Bisogna, intanto, saperlo e dirlo, per non illudersi che ci sia un “potere cattivo” che avvelena il mondo e un’umanità buona che lo ripulisce. È molto più complicato di così. E più difficile da risolvere.