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 2019  marzo 16 Sabato calendario

Il radical chic ammazzato se cita Spinoza in un talk show

Suggerimento ai posteri: chiamatelo l’Evo Elementare, il tempo in cui non c’era tempo, oralmente o per iscritto: svelti, svelti. E brevi. E nessuna complicazione. Guardatelo l’opinionista in collegamento, il suo esordio è puntuale come una bolletta, comincia sempre così: «È molto semplice». E poi via con la soluzione, effettivamente molto semplice alle questioni più labirintiche, e parrebbe di sentire milioni di sospiri di sollievo: è molto semplice, santo cielo, e invece la facevano così complicata nella loro infernale macchinazione sabotatrice. E per dire tutto questo e molto di più Giacomo Papi ci mette una riga e mezzo, quattordici parole, articoli e proposizioni e pronomi compresi: «Il primo lo ammazzarono a bastonate perché aveva citato Spinoza durante un talk show». Magnifico. Magnifico l’incipit del romanzo Il censimento dei radical chic, magnifico il ribaltamento ovvero la sapienza di rendere semplice la semplificazione nemica della complessità, ovvero un tweet liberatorio nel dominio contemporaneo del tweet semplificatore, dunque facilone, dunque energico e risolutivo come una bastonata. A me parrebbe che la questione potrebbe essere chiusa qui: è molto semplice contro è molto complicato, è molto semplice vince, è molto complicato perde, è molto semplice va incontro al popolo, è molto complicato va contro il popolo, è molto semplice è democrazia diretta, è molto complicato è fumisteria castale, ed è conseguente che il primo lo ammazzarono a bastonate perché aveva citato Spinoza durante un talk show.
Ma siccome il rischio di essere ammazzati a bastonate bisogna pur correrlo, è invece tutto molto complicato, e Giacomo Papi lo sa, non si accontenta della formidabile scarica elettrica delle prime quattordici parole, va avanti altre centoquaranta pagine – multiplo del multiplo del tweet – in un calibratissimo andirivieni fra il malinconico smarrimento della figlia del primo ammazzato a bastonate, e il puro esilarante demenziale che le gira attorno: un’intera struttura governativa (in cui si riconoscono le più fervide leadership odierne), un’intera nomenclatura in calzoni corti, una intera sbrigativa stupidocrazia, e un intero popolo al seguito plaudente ed ipnotizzato e anzi sovreccitato, tutti impegnati a ricondurre l’esistenza alla sua misura di semplicità. Si riscrivono i vocabolari per eliminare i termini eruditi, sovrabbondanti, superflui e cioè ingannatori, cioè antidemocratici. Si sopportano le scorrerie a mano armata contro gli intellettuali perché è molto semplice: se la sono cercata, è uno spiacevole effetto collaterale. Soprattutto si compila il censimento dei radical chic secondo criteri molto semplici: quanti libri possiedi? E sarebbe davvero tutto troppo semplice se questi radical chic non ne venissero fuori, spesso, come dei perfetti imbecilli, incapaci di uscire dall’eterno cenacolo del loro tirar sera, allegri e spensierati, intanto che sulle loro vite e sulle loro parole si tirano delle righe (anche nel libro che avrete fra le mani succedono cose così: anacronistici, sostituire con «fuori moda»).
E come se ne esce? Il finale è imprevedibile ed esplosivo, come ogni buon finale, ma via via che il libro avanza si tirano sempre meno righe (megalomaniaci, «sarebbe una parola vietata però è efficace»); l’omino che tira le righe, avvinghiato ai suoi anni nello sprofondo della lettura, si dissolve lentamente, e si direbbe proprio lui il responsabile del sequestro del Garante della Semplificazione, rapito in un parcheggio, chiuso in una stanza, legato a una sedia, imbavagliato, occhi sbarrati, un dolore dell’anima indicibile intanto che l’aguzzino gli legge Heidegger, e ancora Heiddeger, spietato.