La Stampa, 16 marzo 2019
«La mia storia di sopravvissuto alle cure per l’omosessualità»
Garrard Conley la sua storia l’aveva già raccontata in un libro, pubblicato negli Usa nel 2016 (e in Italia lo scorso autunno, Edizioni Black Coffee). Ora, con il film nelle sale, ha l’occasione per parlare a un pubblico ancora più vasto. Diretto da Joel Edgerton che ricopre anche il ruolo del terapeuta,
Boy Erased - Vite cancellate
racconta la permanenza di Conley - nel film si chiama Jared e ha il volto di Lucas Hedges, nuova stella di Hollywood - in una di quelle strutture religiose che promettono di curare l’omosessualità.
Quella in cui finisce lui, nel 2014, a 19 anni, si chiama Love In Action e come tante altre parte dal presupposto che essere gay sia una malattia dalla quale si può e si deve guarire, altrimenti «meglio suicidarsi», come affermato testualmente da uno dei fondatori. Conley è lì perché costretto dai genitori, fondamentalisti cristiani: il padre è un pastore battista che sta per essere ordinato ministro e non accetta un figlio omosessuale. Nel film ha il volto di Russell Crowe, mentre la madre è interpretata da una bravissima Nicole Kidman.
Torture psicologiche, lavaggio del cervello, umiliazioni: Conley non ha firmato la sceneggiatura, ma è stato consulente per il film dal primo giorno e quello che sullo schermo subisce Lucas Hedges è quello che ha dovuto subire lui. Anche la complicata relazione con i genitori corrisponde alla realtà, nonostante oggi le cose siano migliorate. «Io e mio padre riusciamo a parlare di tutto tranne che della mia omosessualità. È ancora un predicatore battista, ha ancora la sua congregazione, e molti dei suoi seguaci non accettano il mio essere gay. Ultimamente lo prendo in giro dicendogli che dovrebbe essermi riconoscente: essere interpretati da Russell Crowe non è da tutti».
La sua è una storia a lieto fine. Ma tutte le altre?
«Purtroppo sono la maggioranza. I danni psicologici che queste terapie provocano possono essere a lunghissimo termine, senza contare i casi di suicidio. Non importa quanto a lungo sei in terapia, i danni possono durare tutta la vita».
Lei si considera un sopravvissuto?
«Sì. Molte persone non ce la fanno. Quando sei lì, è una questione di vita o di morte».
La terapia di conversione prevede violenza fisica?
«Oggi non più. In passato si praticavano l’elettroshock, la lobotomia o la terapia comportamentale avversativa».
Dove ha preso la forza per andarsene?
«Quando mi è stato detto di odiare mio padre. Come fa l’odio a essere la risposta a qualcosa? A diciannove anni avevo poche certezze, ma una di queste era che bisogna amare il prossimo».
Queste associazioni funzionano come delle sette?
«Assolutamente. Il lavaggio del cervello è totale. Non lo dico solo io: esperti che hanno analizzato i miei diari lo hanno confermato. Per me è stato uno shock: è come se mi avessero detto che tutta la mia infanzia era una setta, dal momento che alcune delle idee della Love In Action erano anche quelle con cui mi hanno cresciuto i miei genitori».
Le è piaciuto il film?
«Molto. L’ho trovato anche divertente. Per me è uno strumento per continuare la mia attività a sostegno degli omosessuali e dei loro diritti».
È stato strano vedersi sullo schermo con il volto di Lucas Hedges?
«Non troppo. Ci siamo incontrati molto in fase di preparazione. Lui con me aveva condiviso il fatto di non considerarsi al 100% eterosessuale. Per questo e altri motivi credo sia perfetto per interpretarmi. Ha una faccia carica di emozioni e espressiva, come una star del cinema muto».
Come è la relazione con suo padre ora?
«Complicata. Non credo che lui oggi pensi davvero che si possa guarire dall’omosessualità, ma parlare pubblicamente di questi argomenti lo mette e disagio, e mette a rischio la sua carriera. Con lui discuto della Bibbia: lui la interpreta letteralmente, io cerco di fargli capire che tempo e contesto sono importanti».
Il film ha aiutato o peggiorato i vostri rapporti?
«Abbiamo trovato il modo di comunicare. Merito anche di Russell Crowe: quale padre non vorrebbe essere impersonato da lui?».
È vero che Crowe è andato in chiesa da suo padre?
«Sì, si è presentato lì senza preavviso, voleva assistere a uno dei suoi sermoni. Credo che il paese dove vivono i miei (nello Stato dell’Arkansas, ndr) non si riprenderà mai più da una cosa del genere. E credo che mia mamma ormai sia convinta di essere Nicole Kidman».