la Repubblica, 16 marzo 2019
La vita in monopattino
«Attenti al monopattino!». Per strada non lo urla nessuno, perché, spesso, più veloce di una bicicletta e privo di campanello avvisatore, il monopattino ti sfiora e ti passa di fianco mentre sei sul marciapiede, ed è già oltre. A Parigi già imperversano in centro quelli elettrici, che a volte trasportano due persone, e poi li trovi parcheggiati in ogni dove. A Milano il traffico dei monopattini è aumentato considerevolmente. Come mezzo di trasporto per le città è ottimo.
Funziona e non inquina. La mobilità sostenibile amplia la gamma delle possibilità. Ora i giornali locali sono pieni di lettere di lettori che hanno rischiato di essere travolti dai monopattini: spinti a piedi, hoverboard, monopattini elettrici in versione free floating o personali. La sicurezza: assicurazione e casco, marciapiede o pista ciclabile?
Secondo l’articolo 190 del Codice della strada italiano il monopattino non può circolare sulla carreggiata stradale e negli spazi riservati ai pedoni, se crea pericoli agli utenti; anche nelle piste ciclabili dovrebbe essere sanzionato dato che queste sono riservate ai velocipedi. Il monopattino lo è? Sempre secondo il Codice lo spazio previsto è quello delle aree private e dei sentieri di montagna. Chissà se Harold van Doren e John Gordon Rideout, detentori del brevetto del 7 aprile 1936, avrebbero immaginato che la loro invenzione si sarebbe così diffusa ottanta anni dopo per trasportare le persone? Il monopattino sarebbe figlio della recessione del 1929: un mezzo di locomozione affidato alle gambe, alternativo alla costosa bicicletta. Negli anni Novanta sono stati gli yuppy a riportarlo in auge a New York: di colore argentato era un missile sui marciapiedi. Nonostante questo non ha perso il suo intento iniziale: far divertire i bambini.
Trasporta e insieme è un gioco. Bisogna dire che il suo successo è stato preceduto da quello dello skateboard, la tavola a quattro ruote. Solo nel 1958 è stato motorizzato con l’aggiunta di un propulsore elettrico. All’inizio ha stentato a diffondersi, però oggi andare in monopattino è anche una moda: qualifica chi lo usa come persona smart, giovanile e trendy. Tramontati gli yuppy, il loro spirito si è diffuso senza la connotazione da arrampicatore sociale. Il colore originale era rosso; oggi è per lo più nero, un non-colore, neutro, più adatto alla funzione del trasporto. A Parigi la società che li affitta li ha invece dipinti di verde, forse per indicare la loro funzione ecologica. Una buona mossa. E l’ecologia dei pedoni? Chi penserà a coloro che camminano sui marciapiedi, alla loro incolumità mentre sfrecciano i monopattini? Bisogna evitare gli incidenti. Oppure, come per tante altre cose in Italia, s’aspetta questo per provvedere?