Libero, 16 marzo 2019
La prima classe degli aerei è in crisi
Un tempo la prova del nove per distinguere chi “poteva” da chi “non poteva” era la “classe”. Quella aerea. Con la signorina tutta sorrisi che dava il “benvenuto a bordo” decretando chi “poteva” e chi “non poteva” a seconda del posto in cui faceva accomodare i viaggiatori. Quelli col biglietto da ricchi in prima classe, il resto altrove. Un tempo. Oggi non più. Non che non si siano i ricchi, anzi. È che i più hanno un proprio aereo personale e su quelli di linea proprio non ci vanno più, a meno che non vogliano far finta di essere “umani” come Madonna, che nel novembre del 2017 per andare da Londra a Lisbona a trovare il figlio Rocco si “ridusse” a salire su un volo low cost. Trasandata e struccata come tante di noi regalandoci l’illusione che sì, in fondo siamo tutte un po’ Madonna. Una illusione, appunto, durata il tempo di un viaggio, perché di altri avvistamenti del genere della star non c’è traccia. Succede, quindi, che il mercato si adegua alla presenza sempre più ridotta di paperoni sui voli dei vettori classici. Secondo una ricerca OAG, società di analisi sui voli di linea, infatti, le compagnie aeree riducono sempre più i posti della categoria più costosa e che negli anni è diventata sempre più lussuosa. I posti che un tempo rappresentavano il sogno sono in declino. Sui voli Los Angeles-Londra della Lufthansa, ad esempio, sono stati tagliate del 40%. Mentre diverse compagnie aeree, intuito che avere servizi da nababbi sui propri vettori non portava alcuna entrata extra, hanno convertito le lusso in economy e business class. È il caso della Air New Zealand e della Turkish Airlines. La ricerca OAG è arrivata pari pari sull’Economist, che ha studiato il fenomeno poi ripreso dall’italiano ilpost.it.Spiega, il settimanale inglese, che presentare una flotta aerea con una meravigliosa prima classe ha attirato per un po’ i viaggiatori “normali”, felici di volare su un aereo con una parte super chic anche se inaccessibile. Poi, però, sono successe due cose: al netto dei ricchi che ogni tanto fanno finta di appartenere ai comuni mortali (vedi Madonna), i veri ricchi l’aereo se lo sono proprio comprato per andare e venire quando meglio credono da un capo all’altro del mondo senza dover sottostare a orari, file (seppur privilegiate), e imbattersi in noiosi terrestri che magari chiedono pure l’autografo. E chissenefrega dell’inquinamento che gli aerei privati producono, dell’impatto che hanno sull’ambiente. Come Bono, il leader degli U2: non perde mai occasione per dire la sua sull’inquinamento, ma quando si tratta di spostarsi ecco che lo fa in “privato”. E come lui tanti altri. Alla tendenza “faidate”, con relative conseguenze, si è aggiunto il fatto che molti servizi aerei, ma non tutti, sono migliorati pur restando nell’ambito delle classi economy e business, il che fa sentire il viaggiatore meno “sfortunato”. Con qualche euro in più, per esempio, è possibile assicurarsi una poltrona un po’ più larga (dai 43 fino a 83 centimetri) e un po’ di spazio in più per poter sgranchirsi le gambe in volo (dai 70 agli 83 centimetri) e non arrivare annichiliti a destinazione. E poco importa se a volte più che su un aereo sembra di salire su un autobus. In ogni caso, tra la classe più esclusiva al mondo che è quella degli Emirates (che è un po’ come una suite di un hotel a cinque stelle gran lusso) e i voli low cost dai quali si scende con le ossa rotte se si è più o meno superato i 30 anni, c’è la classe “media”, la “economy” che è quella che va per la maggiore e sulla quale si concentrano le compagnie aeree. Ma, con qualche ritocchino sul prezzo del biglietto, si può passare alla Business class o alla Premium class dalla Economy. Lo fa l’Alitalia, ad esempio, che propone anche una classe “Magnifica”, il top della compagnia per viaggi indimenticabili. E così, il costo di sola andata per un volo diretto Roma-Buenos Aires in partenza domenica 26 maggio può variare da un minimo di 445,70 euro in “economy promo” ad un massimo di 2.247 euro in “business flex”. E dire che una volta le classi nemmeno esistevano e si viaggiava tutti allo stesso modo. La prima distinzione, scrive l’Economist, arriva negli Anni ’50 con l’introduzione della Economy, che venti anni dopo viene integrata con la Business class dedicata ai lavoratori incalliti. E venti anni ancora più tardi debutta la Premium. Schema che oggi si ripete sui treni. E se il modo di volare con gli anni è cambiato, anche le hostess non sono più quelle di una volta, così perfette da sembrare aliene. La Virgin, per esempio, da poche settimane ha liberato le donne dall’obbligo di truccarsi e mettersi la gonna. Svestite della perfezione, le ha trasformate in “comuni mortali”.