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 2019  marzo 16 Sabato calendario

Chi legge di più campa a lungo

Se aspirate ad essere longevi, lasciate perdere diete severe nonché snervanti allenamenti in palestra e mettetevi comodi. Ma prima fate un salto in libreria. Infatti, è oramai acclarato che bastano 30 minuti al giorno di lettura, non per forza consecutivi bensì anche spezzati, perché il nostro stato di salute migliori, diventiamo più intelligenti e la nostra aspettativa di vita si allunghi di almeno due anni. Ne sono convinti gli studiosi dell’Università del Michigan, i quali hanno dimostrato che coloro che hanno trascorso mezz’ora del proprio tempo libero immersi tra le pagine hanno vissuto in media 24 mesi in più rispetto ai coetanei disinteressati alla carta stampata. Tuttavia, affinché il risultato sia garantito, è indispensabile che codesto esercizio abbia luogo quasi ogni dì per almeno 12 anni, trasformandosi in una sorta di abitudine. Leggere le bacheche dei social network piene zeppe di commenti e osservazioni gettati lì a casaccio da gente annoiata non vale. Non conta solo il quanto ma anche il cosa si legge. Via libera a narrativa e poesia, non male la saggistica ed i giornali. Sfatiamo il mito che vuole che i topi di biblioteca siano repellenti: i libri ci rendono più attraenti. Stando ad alcuni sondaggi, accrescerebbero fascino e magnetismo di maschi e femmine. Altro che sedute dal chirurgo plastico, per essere fighi è sufficiente studiare. 

LO STRESS
Da numerose ricerche scientifiche è emerso che questo genere di attività mentale riduce lo stress, stabilizza la frequenza cardiaca e regola la pressione sanguigna. In particolare, gli studiosi dell’Università del Sussex hanno monitorato il battito cardiaco di alcuni volontari prima e dopo mezz’ora di lettura. Bene, tensione muscolare e pulsazioni erano diminuite del 68%, nonostante i soggetti fossero stati costretti a subire situazioni stressogene, prova che concentrare l’attenzione sul testo induce uno stato di relax. I benefici che derivano da qualche ora passata in compagnia di un libro o di una rivista riguardano altresì la propensione all’apprendimento, la memoria, che diventa più precisa, e la capacità di comprendere sia noi stessi che gli altri. Insomma, la lettura affina l’intelligenza emotiva rendendoci più empatici e ciò giova pure ai rapporti sociali. Un’opera letteraria, inoltre, ha il potere di accrescere il nostro livello di soddisfazione. È stato accertato infatti che l’indice di felicità dei lettori è di gran lunga superiore a quello dei non lettori. I primi non si annoiano mai, bastano a loro stessi e affrontano le difficoltà senza esserne sopraffatti, i secondi invece soffrono di irrequietezza e hanno la tendenza a provare più frequentemente emozioni negative, tra cui rabbia e paura. Sembra dunque che un piccolo tomo possa costituire la panacea per tutti i mali, incluso il male di vivere.

IL CASO ITALIANO
Eppure soltanto 41 italiani sopra i sei anni su 100 hanno letto almeno un libro per motivi non professionali (o non scolastici) nel corso del 2017 (vale a dire circa 23 milioni di persone) e coloro che ne hanno divorato almeno uno al mese, ossia i lettori “forti”, sono meno di 14 su 100. L’Istat alla fine di dicembre scorso ci ha consegnato una fotografia desolante del nostro panorama culturale, che appare piuttosto limitato. Si legge più al Nord (49%) che al Sud (28,3%) e lo fanno più le donne che gli uomini (il 47,1% delle prime contro il 34,5% dei secondi ha letto almeno un volume nel corso dell’anno). Il 57% delle famiglie del Bel Paese possiede meno di 50 libri e – dato agghiacciante – l’11% non ne detiene neanche uno. Ma il vero dramma è che gli abitanti della penisola si dedicano sempre meno alla lettura, inclusa quella di quotidiani e riviste.

PIÙ IGNORANTI
Insomma, siamo sempre più ignoranti e poco interessati a ciò che accade al di fuori della nostra cerchia di amici, quelli di Facebook ovviamente. La scusa a cui ricorriamo maggiormente per giustificare questa refrattarietà è fin troppo banale: la mancanza di tempo. Ma essa è più assenza di voglia. Di tempo infatti ne sprechiamo fin troppo in diversivi inutili. A giudizio degli editori, i principali fattori che scoraggiano la propensione alla lettura nel nostro Paese sono il basso livello culturale della popolazione (42,6% delle risposte, dati Istat dicembre 2018) e la mancata adozione di efficaci politiche scolastiche di educazione alla lettura (38,4%). Ma la colpa è soprattutto delle famiglie, dal momento che l’abitudine di consultare libri si acquisisce innanzitutto tra le quattro mura domestiche. Tra i ragazzi di 11-14 anni legge l’80% di chi ha madre e padre lettori e solo il 39,8% di coloro che hanno entrambi i genitori non lettori, certifica l’Istat. Siamo condannati all’analfabetismo funzionale, che continua ad aumentare e riguarda metà della popolazione italiana, la quale ha frequentato la scuola dell’obbligo e persino l’università tuttavia non capisce un tubo delle informazioni che le giungono. Perché? Non si coltiva, non sfoglia i giornali, non approfondisce, non apre un volume neanche per errore. Permane su Facebook dalla mattina alla sera postando frasi ricche di errori sintattici nonché incomprensibili. È il trionfo dell’imbecillità. Di chi preferirebbe perdere due anni di vita piuttosto che spegnere lo smartphone e cimentarsi in una sana lettura per 30 minuti appena.