Il Messaggero, 16 marzo 2019
I neo-terroristi con l’ossessione dei musulmani
Brenton Tarrant ha colpito la Nuova Zelanda perché il terrorismo suprematista è un terrorismo fobico-ideologico, a differenza del terrorismo dell’Isis, che è un terrorismo politico-ideologico.
L’obiettivo dei capi dell’Isis era quello di arrestare i bombardamenti dei governi occidentali contro le roccaforti jihadiste in Siria e in Iraq. La Francia era la più bersagliata perché era guidata dal governo europeo che sganciava il maggior numero di bombe. I comunicati di al Baghdadi erano inequivocabili: Colpiamo coloro che ci colpiscono. La maggioranza dei capi suprematisti, invece, non si accanisce contro un governo particolare. Tarrant non nutre alcun odio verso i neozelandesi. Egli ha colpito in Nuova Zelanda e non la Nuova Zelanda. Accade perché il terrorismo di Tarrant non vuole punire alcun governo occidentale, volendoli punire tutti, e non ambisce a raggiungere alcun risultato politico nel breve periodo.
Il terrorismo fobico-ideologico dei suprematisti è uno scatto di nervi, uno stato d’animo, generato da una fobia ossessiva avvolta in una forma di cupa disperazione. La fobia ossessiva è nella convinzione che i musulmani prenderanno il posto dei bianchi utilizzando il ventre delle donne, ovvero facendo tanti figli. La cupa disperazione è nella convinzione che un simile processo di sostituzione, per citare i documenti suprematisti, è inarrestabile. I cittadini occidentali non si rendono conto della tragedia da cui sono attesi. Essi, assicurano i vari Tarrant, saranno presto ridotti in schiavitù dai musulmani e dai neri. I capi dell’Isis volevano arrestare i bombardamenti; i capi suprematisti vogliono risvegliare i dormienti e trasformarli in adepti con cui organizzare un’avanguardia rivoluzionaria che darà vita a una guerra civile dei bianchi contro i musulmani.
Le loro stragi hanno questa finalità: richiamare l’attenzione sul processo di sostituzione in atto e mobilitare la razza bianca contro i musulmani. Se poniamo a confronto Anders Breivik e Gianluca Casseri, l’autore della strage di Firenze del 13 dicembre 2011, con Tarrant, troviamo le stesse fobie ossessive e le stesse logiche di ragionamento, che danno vita alle stesse azioni omicide. Non a caso, ognuno di loro si presenta come il seguace dello stragista precedente: Tarrant ha lasciato un manifesto di rivendicazione anti-immigrati dove dichiara di essere un sostenitore dell’italiano Luca Traini. Essendo un terrorista fobico-ideologico, Casseri non rivolgeva alcuna richiesta al governo italiano, così come Tarrant non ha niente da chiedere al governo della Nuova Zelanda. Il loro terrorismo vive rinchiuso in un mondo di mostri immaginari e di paranoie estreme. I terroristi suprematisti sono infatti convinti che gli africani sbarcano in Europa con il progetto segreto di ridurre i bianchi in schiavitù.
In realtà, i migranti non hanno la più pallida idea di come si svolgerà la loro vita futura, ma la paranoia suprematista nega questa realtà auto-evidente e indica nell’immigrazione l’inizio della colonizzazione musulmana dell’Occidente. Il terrorismo fobico-ideologico presenta lo svantaggio di non essere facilmente contrastabile. È difficile da prevenire perché alberga nella mente. Tarrant ha posto sulla testa la telecamera con cui ha ripreso la strage nella moschea. La testa, sede di un pensiero dominato da una fobia ossessiva avvolta in una forma di cupa disperazione.