Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2019  marzo 16 Sabato calendario

Gigi D’Alessio: Di Sfera non so nulla. Ma sono perfetto per il talent

Gigi D’alessio, cantante, è nato a Napoli.
La macchina del tempo punta dritta al 2008, quando partiva su Rai2 la prima edizione di X Factor e tra i giudici c’erano Simona Ventura e Morgan. Undici anni dopo eccoli di nuovo, Ventura e Morgan, su Rai2 e con un talent show, The Voice, che dal 16 aprile sarà in prima serata per la sua sesta edizione. Ventura sarà la padrona di casa, Morgan il giudice, affiancato da altri tre colleghi, il rapper Gué Pequeno, la regina italiana del twerking Elettra Lamborghini e, annunciato venerdì pomeriggio come quarto e ultimo giudice, Gigi D’Alessio, che esordisce nel mondo dei talent: «Per me è una cosa molto bella», dice D’Alessio, che ha già un passato come conduttore televisivo con Made in Sud. D’Alessio è arrivato sulla sedia del giudice di The Voice dopo che la Rai ha messo il veto sulla partecipazione di Sfera Ebbasta, che doveva essere parte del programma: «Ma io francamente non ne ho idea», dice D’Alessio, «c’è anche chi dice che sono arrivato al posto di Edoardo Bennato. Non mi interessa molto, potrei essere anche al posto di Celentano, so di essere stato chiamato, lusingato, voluto». «Penso che per me sia il ruolo giusto», aggiunge, «tecnicamente sono uno che può rispondere alle esigenze, la musica la conosco bene, faccio l’autore quindi posso giudicare la scrittura dei brani, capisco non solo una bella voce ma anche quello che c’è dietro. Ragionerò con il cuore oltre che con le orecchie. Il che vuol dire che una nota stonata conta poco rispetto alle emozioni che una voce può dare». D’Alessio è entusiasta del ruolo, si sente più coach che giudice («perché quando fai vincere qualcuno vuol dire che hai fatto perdere qualcun altro») e non ha nessun timore del frullatore del talent, genere televisivo che sembra ancora in salute: «Il talent è un’opportunità, ce l’avessi avuta io quando ero giovane ci avrei provato. L’importante è che questi ragazzi siano seguiti anche dopo, che una casa discografica o uno di noi gli permetta di fare qualcosa. E poi, per me è il momento giusto per farlo, avevo avuto altre richieste ma non mi sentivo pronto». Questa scommessa lo ha convinto, nonostante i rischi del caso: «E che non lo so che The Voice non ha tirato fuori nessuno in sei edizioni? Ma io ci vado con il sorriso». Accanto a lui tre mondi molto diversi, quello di Morgan («che conosce perfettamente tutta la musica, è molto preparato»), quello di Gué Pequeno («Lo stimo molto, è da tanti anni sulle scene senza compromessi») e quello di Elettra Lamborghini: «Il suo orecchio sarà quello di una generazione completamente diversa dalla mia. Ed è un bene che ci sia. Io non sono in grado di giudicare uno che fa trap, o un rapper, con lei ci sarà un confronto». D’Alessio sarà uno dei protagonisti di uno show di musica italiana in un momento in cui si discute dell’ipotesi delle quote obbligatorie nelle radio: «È un ottimo momento per la nostra musica e dobbiamo esserne felici. Ma si può fare di più e le quote potrebbero aiutare. Siamo un piccolo paese ma con una grande musica che dà lavoro a tantissima gente, farla crescere dovrebbe essere una priorità. Secondo me le quote andrebbero bene come in Francia. Anzi, facciamole anche per le radio napoletane, 50% di musica partenopea…».