1. COSA C' È DIETRO GRETA LA STORIA E I SOLDI DELLA MINIVERDE GLOBAL, 15 marzo 2019
LA GRETA VIA - DIETRO LA THUNBERG SI MUOVE UNA SOCIETÀ CHE VUOLE DIVENTARE LA ''TRIPADVISOR'' DELL'AMBIENTALISMO, CON UN'APP (''WE DON'T HAVE TIME'') CHE PUNTA A FATTURATI MILIARDARI. E POI CI SONO I LIBRI SCRITTI DAI GENITORI SUBITO DIVENTATI BESTSELLER - IL NUOVO PRECETTO DEL VANGELO LAICO AMBIENTALISTA È USARE PUPI E ADOLESCENTI COME MESSAGGERI POLITICI, ADESCATORI DI CONSENSO, ANGELI DELLA PERSUASIONE -
Antonio Grizzuti per ''la Verità'' del 1 marzo 2019 Chi è Greta Thunberg, l' adolescente svedese, icona globale della lotta al cambiamento climatico? La sedicenne scandinava è stata citata appena qualche giorno fa dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nel corso di una conferenza svoltasi a Viterbo. La sua figura, ha detto il capo di Stato, «sta sottoponendo le istituzioni europee a una forte sollecitazione sui temi ambientali, il suo discorso è una spinta per le istituzioni».
Il volto di Greta campeggia sulla copertina del prossimo numero della rivista Internazionale, dedicato alle sue gesta e al movimento giovanile che ha lanciato in tutto il mondo. Ma sono solo due esempi, perché negli ultimi mesi l' adolescente ha incontrato importanti leader internazionali (tanto per citarne due, Emmanuel Macron e Jean-Claude Juncker), intervenendo alla conferenza di Katowice sul cambiamento climatico organizzata dall' Onu, al meeting di Davos e alla conferenza del Comitato economico e sociale europeo.
MANIFESTO POLITICO Greta incarna i desiderata ideali per la comunicazione mainstream, tanto affezionata ai temi dell' ecologia e del cambiamento climatico: giovanissima, sveglia, caparbia, un po' sfrontata e soprattutto affetta dalla sindrome di Asperger. Un dettaglio, quest' ultimo, che contribuisce a renderla tecnicamente immune da ogni critica. Dopo il clamore iniziale, tuttavia, soprattutto in patria qualcuno ha iniziato a interrogarsi sulla genesi di questo fenomeno. Tra i più attivi Andreas Henriksson, giornalista investigativo svedese che si è occupato di ricostruire la rete di relazioni che ruota intorno alla giovane.
Prima di vincere un concorso sull' ambiente bandito a maggio 2018 dal quotidiano svedese Svenska Dagbladet, Greta Thunberg è una perfetta sconosciuta. Come confesserà in seguito, dopo aver sofferto di depressione all' età di 11 anni e aver scoperto di essere affetta da Asperger, si scatena in lei l' ossessione per la questione climatica.
«Quando dormo di notte non mi sento al sicuro», scrive nel tema selezionato dalla giuria, «d' altronde, come posso sentirmi al sicuro quando so che siamo nel bel mezzo della più grave crisi della storia umana? Quando so che, se non agiamo ora, sarà troppo tardi?». Nelle ultime righe del testo, Greta scrive che «ciò che fai o non fai in questo momento influenzerà la mia vita, quella dei miei figli e quella dei miei nipoti. Forse in futuro si chiederanno perché non hai fatto nulla, e perché anche tutti gli altri che sapevano e potevano dire e fare qualcosa non l' hanno fatto». Parole che suonano come un vero e proprio manifesto politico.
LA STARTUP SUL CLIMA Dopo qualche mese di silenzio, l' adolescente svedese torna improvvisamente alla ribalta. È il 20 agosto 2018 quando decide di dare il via alla sua protesta, piazzandosi solitaria e a gambe incrociate di fronte al Riksdag, il Parlamento svedese, con a fianco un cartello con su scritto: «Sciopero scolastico per il clima». Per caso o per fortuna, proprio in quel momento si trova nei paraggi Ingmar Rentzhog, fondatore a settembre 2017 della startup We don' t have time (letteralmente «non abbiamo tempo», ndr), creata con l' intento di promuovere il lancio di un nuovo social network (previsto per il 22 aprile prossimo) finalizzato a sensibilizzare l' opinione pubblica sul clima, e che punta a raccogliere in breve tempo 100 milioni di iscritti.
Pochi mesi prima, a maggio 2018, Rentzhog era stato nominato presidente del think tank Global utmaning (che significa «sfida globale», ndr), fondato e finanziato dall' ex ministro milionario Kristina Persson. Dopo aver visto Greta, l' uomo pubblica un post su Facebook accompagnato da alcune foto che ritraggono la ragazza seduta davanti alla sede del Parlamento, utilizzando non a caso l' hashtag #Wedonthavetime. Lo stesso giorno, viene girato anche un video in inglese, che raccoglierà su Youtube circa 90.000 visualizzazioni.
IL LIBRO DEI GENITORI Poche ore dopo, raccogliendo la segnalazione di Rentzhog, l' importante quotidiano svedese Aftonbladet pubblica un panegirico della ragazza con tanto di foto e intervista. «Nessun altro fa qualcosa, quindi devo fare quello che posso, è mio dovere morale», dichiara l' adolescente al quotidiano. Nota a pié di pagina dell' articolo: Greta è la figlia dell' attore e produttore Svante Thunberg e della cantante lirica Malena Ernman. Da poco i due hanno pubblicato un libro (Scener ur hjärtat, letteralmente Scene dal Cuore) nel quale parlano del disturbo di Greta e di come il cambiamento climatico abbia sconvolto la vita della loro famiglia. La coppia è stata di recente intervistata proprio da Aftonbladet, ma l' improvvisa notorietà della figlia funge per i due da redditizio trampolino di lancio.
Tre giorni più tardi, il 23 agosto, Dagens Nyheter (il più venduto quotidiano svedese del mattino) dedica loro un ampio servizio, nel quale campeggiano le foto dello sciopero di Greta.
Nel frattempo, il giorno dopo, Ingmar Rentzhog decide di unirsi allo sciopero, pubblicando le foto sul proprio profilo Facebook e su quello della startup. Pochi sanno che, a maggio 2018, lui e la madre della ragazza, Malena Ernman, hanno partecipato alla stessa conferenza sul clima, intervenendo a meno di due ore di distanza. Chissà se avranno avuto modo di incontrarsi. D' altronde, a pensar male si fa peccato ma spesso ci si azzecca. Di sicuro i due e l' ex ministro Persson contribuiscono a un dibattito sul clima pubblicato a settembre sempre su Dagens Nyheter.
LA RACCOLTA FONDI È il 24 novembre dell' anno scorso, quando Rentzhog assegna a Greta Thunberg un posto nel board della sua startup. Solo tre giorni dopo, We don' t have time presenta una campagna di fundraising per 30 milioni di corone svedesi (circa 2,8 milioni di euro), allo scopo di finanziare le proprie attività.
Poco conta se l' iniziativa di raccolta fondi raccoglierà poco più della metà dell' obiettivo. L' aspetto più inquietante è che nelle 120 pagine del prospetto informativo il nome di Greta ricorre ben 11 volte. Nel testo si legge, per esempio, che «gli esponenti di We don' t have time sono stati i primi a notare Greta», veicolando la protesta sui social network e giocando perciò «un ruolo centrale nella crescita della sua popolarità».
Svenska Dagbladet, il quotidiano che premiando Greta di fatto ha contribuito a lanciare la sua figura, la prende male e il 9 febbraio scorso titola: «Startup svedese ha usato Greta Thunberg per raccogliere milioni». Nell' intervista, Ingmar Rentzhog, dopo essersi vantato di aver scoperto l' adolescente, afferma che «non ci trova nulla di male», dal momento che «non si può campare di sole donazioni».
L' uomo rivela infine che la Thunberg ha lasciato la startup alcune settimane prima. favola mediaticaLa famiglia di Greta nega di essere a conoscenza del fatto che il nome della figlia fosse stato utilizzato per attirare investitori, ma non smentisce i rapporti con l' imprenditore svedese. Questi, pur scusandosi per quella che definisce una «incomprensione», in un comunicato stampa pubblicato il 10 febbraio, nega di aver sfruttato la ragazza. Nel frattempo, la giovane continua a scioperare ogni venerdì, a rilasciare interviste e a occupare le copertine dei tabloid mondiali. La torbida vicenda legata alla promozione del libro dei genitori e ai rapporti con Ingmar Rentzhog rimane confinata ai media svedesi.
Certo, la favola dell' adolescente coraggiosa e dei «giovani che vogliono cambiare il mondo» è molto più rassicurante. Ma è altrettanto singolare che nell' epoca del fact checking, quasi nessuno si chieda cosa muova un fenomeno mediatico così prorompente. «Dietro Greta c' è solo Greta», continua a ripetere il padre. Dopo questa storia, però, risulta davvero difficile credergli.
2. IL SOLITO VIZIO DELLA SINISTRA: PROPAGANDA CON I MINORENNI Francesco Bonazzi per ''la Verità''
Lasciate che i bambini vengano a me, ché dobbiamo andare alla manifestazione. Eccolo qui, il nuovo precetto del vangelo laico ambientalista, che ormai usa pupi e adolescenti come messaggeri politici, adescatori di consenso, angeli della persuasione occulta e già molto adulta. Hai l' empatia di un addetto alle pompe funebri? Vai al corteo pro migranti tra i piccoli scout. Hai massacrato mezza famiglia perché la tua «Repubblica popolare democratica» era a rischio golpe?
Una bella visita all' orfanotrofio più vicino, telecamere al seguito, rimetterà tutto a posto. Inutile scandalizzarsi, però, perché il politico che si circonda di bambini fa dittatura solo quando è della parte avversaria. Diversamente, è solo l' ennesimo emulo di Gesù, anche se Gesù, di fronte a certe scene da Maria Montessori in auto blu, avrebbe probabilmente impugnato la frusta come fece per scacciare i mercanti dal tempio. Perché di mercato, in effetti, si tratta, quando si usa un bel visetto per vendere un' idea.
I giornali di ieri erano davvero una melassa imperdibile. Ma non innocente. Repubblica schierava l' ormai insostenibile Greta, svedesina di 16 anni che sembra la prosecuzione di Manu Chao con altre trecce, nella stessa doppia pagina in cui campeggiava una pubblicità di Dolce e Gabbana, in cui due ragazzi in mutande (non dello stesso sesso, la notizia è questa) si preparavano a surriscaldare il clima della loro stanza.
L' effetto straniamento globale proseguiva con un' altra immagine fondamentale: quella del presidente neo-ecologista Sergio Mattarella, che in effetti porta a spasso una chioma vagamente fotovoltaica, il quale «si intrattiene con una youtuber» biondina, che però, almeno lei, pare sia maggiorenne.
Anche Avvenire, il quotidiano del vescovado italico, ieri sembrava un catalogo di 012 Benetton prestato alla conversione di massa verso il nulla cosmico, ovvero le battaglie politiche che potremmo definire come un sobrio collier di perle: fine e non impegna. Si comincia a pagina 6 con l' intervista a Youna Marette, 16 anni, belga «carismatica leader liceale» e «volto simbolo del movimento studentesco internazionale». Praticamente la nipote di Errico Malatesta.
In effetti ha proprio un bel faccino meticcio, Youna, anche se dice: «Ho maturato questa riflessione collaborando da tre anni con un' Ong che cerca di riconnettere la gente con la terra». Speriamo che sia un problema di traduzione, perché se a 13 anni lavori già per una Ong e vuoi «riconnettere la gente con la terra» ci fai anche un po' paura.
Ma il quotidiano affidato dalla Cei a Marco Tarquinio ieri s' è giocato per la causa ambientalista anche «la piccola Alice, 9 anni di Nettuno», che «domani (oggi, ndr) sarà in corteo per il Global strike». È invece sicuramente opera del Maligno il fatto che poche pagine dopo questa parata di minorenni ecologisti, tutti rigorosamente con i volti non coperti, campeggiasse la pubblicità di un noto colosso petrolifero. Ma in fondo era giusto festeggiare così una rara giornata senza dover pubblicare notizie su preti pedofili e sui vescovi che fanno le sabbiature con le denunce.
I politici, comunque, hanno da sempre un problema con i bambini. Anche l' ultimo assessore, appena ottiene un po' di potere, si mette a carezzare teste di infanti manco fosse Padre Pio. Per non parlare delle botte di megalomania di chi addirittura alza pargoli al cielo come un Papa. In rete ci sono immagini raccapriccianti di Boris Johnson, l' ex sindaco conservatore di Londra che spaventerebbe anche suo figlio, mentre prende in braccio un bimbetto che piange come un vitello. Ma ci sono anche fermi-immagine che sembrano usciti dal Dittatore dello Stato libero di Bananas, e invece sono di Nicolas Maduro che brandisce un povero treenne in mimetica.
E sono ormai un grande classico anche le foto del dittatore coreano Kim Jong-un che sorride agli orfanelli, pochi giorni dopo averne aumentato il numero addirittura nella propria famiglia.
Però, ammettiamolo, i bambini vanno tutelati solo quando li sfruttano gli altri. Matteo Salvini che a novembre scorso va a un programma della Rai tra i bambini, e si tiene vicina una bella bimba di colore dal sorriso smagliante, per il Pd «è un vergogna», perché «non si strumentalizzano i bambini».
Ok, ma che dire di Piero Grasso, leader di Leu, che proprio ieri pubblica su Facebook un video contro lo stesso Salvini, sul caso Diciotti, utilizzando un bel po' di ragazzini? E il mitico Hemingway di Roma Nord, Alessandro Di Battista, il reporter dei due mondi, che nei mesi scorsi ha inondato tutti con le sue foto mentre cammina con drappelli di bambini latinoamericani poveri?
Li ha sfruttati per piacere di più, oppure voleva solo denunciare che la disoccupazione non ha età? E mandereste ancora i vostri bambini negli Scout, quelli che secondo il comico Usa Jack Benny sono «bambini vestiti da cretini, guidati da cretini vestiti da bambini», se sapeste che poi finiscono a sfilare per le vie di Milano tutti intorno al sindaco Giuseppe Sala, com' è accaduto sabato 2 marzo? Lasciate passare qualche anno, e alcuni di questi bei faccini del Global Strike li vedrete posare per gli stilisti del momento. Perché «C' è un tempo per stracciare e un tempo per cucire», dice l' Ecclesiaste.