La Stampa, 14 marzo 2019
Le amanuensi che ricopiano un secolo di annali on line
Esistono ancora i monaci amanuensi? A Mirabello, un paesino del Monferrato, sì: hanno perso il severo abito monacale e non copiano più su libroni di pergamena, bensì su un computer. Nella sagrestia della parrocchia di San Vincenzo edificata nel 1562, due insegnanti stanno trascrivendo le pagine polverose dell’archivio parrocchiale, secoli di battesimi, matrimoni e morti, una memoria che le infiltrazioni d’acqua minacciano di far scomparire. Non si limitano a trascrivere: gli annali vengono messi on line sul sito web della parrocchia. E stanno arrivando lettere da mezzo mondo di nipoti e pronipoti degli antichi cittadini di Mirabello in cerca dei propri avi.
Elena Pertusati, per anni insegnante di inglese allo Scientifico Palli di Casale, sfoglia e legge i nomi, Paola Gioglio, a lungo professoressa di francese nelle scuole monferrine, li trascrive sul computer, annotando gli annali dal 1919 a ritroso nel tempo partendo da battesimi e matrimoni. L’intento di risalire fino al 1562 anno d’inizio delle registrazioni. Nell’atmosfera ovattata della sagrestia, dove gli armadi custodiscono paramenti, calici, turiboli, pissidi, aspersori, si parla sottovoce quasi che le parole possano creare altri danni. C’è un profondo rispetto davanti agli annali, anche quando certi errori fanno sorridere: «Giuglia» o «Gulielmina», fedelmente riportati sul pc com’erano scritti, con tanto di errore. E chi è «Zitta»? «Pensavamo fosse sbagliata la trascrizione, ma il nome è lo stesso sui documenti da sposa, madre e madrina». Tra mille nomi sconosciuti, spuntano fuori anche personalità importanti del paese: come quel Chiarini nato nel 1900 figlio del capitano Enrico, «fu Almachilde da Sinigallia», cui si deve una villa liberty di gran pregio. Negli archivi non ci sono solo nascite e morti, ma ci si imbatte in pezzi di vita del paese: Carlo Erba, farmacista dell’Ottocento, voleva preparare medicinali con le erbe del luogo: fallì perchè le erbe erano infestate da gramigna, riportano le carte. «Ci metteremo 20 anni a finire tutto questo lavoro», sorridono le due insegnanti. Intanto però, grazie a don Emile e a Emanuele Toffolon che ha realizzato il sito web della parrocchia, i loro sforzi stanno valicando confini: «Ci hanno contattate un Parigino, che ricerca i suoi parenti vissuti in paese, un Argentino, discendente da un Acuto mirabellese e una Sisto che, grazie a noi, ha ritrovato i parenti. C’è poi un Cuneese che ha rintracciato sul sito padre e zii, un ragazzo che vive in Belgio e lavora al suo albero genealogico». E poi c’è il parente americano: il signor Volpi arriverà a ottobre dagli Stati Uniti dopo aver ritrovato le tracce dei suoi avi. E il paese si prepara ad accoglierlo.