Libero, 14 marzo 2019
Enrica Bonaccorti accusa Giuseppe Ungaretti di molestie
È stato ermetico anche lì. Giuseppe Ungaretti ha dato solo una toccatina fugace alle gambe della giovane che gli stava accanto, una carezza mentre lei guidava l’automobile che lo portava verso casa, null’altro è accaduto tra l’anziano scrittore e la bella studentessa che avrebbe poi fatto carriera in tv. Non si è illuminato d’immenso, quella notte. Eppure ora Ungaretti rischia di passare per molestatore ante litteram, il genio della poesia breve con il vizio di allungare le mani sulle ragazze, lo sporcaccione della letteratura italiana. Correva l’anno 1967 e quella ragazza era Enrica Bonaccorti: appena 18enne lei, 79 anni lui, che era bianco e rugoso, aveva già vissuto intensamente, vergando raccolte di poesie indimenticabili, e sarebbe morto tre anni dopo. L’altra sera l’attrice ha rievocato l’episodio nel corso della trasmissione radiofonica I Lunatici su Rai Radio 2. È vero che Ungaretti ti ha molestato?, le hanno chiesto i conduttori Roberto Arduini e Andrea Di Ciancio. Risposta: «Beh, insomma, diciamo che adesso le chiameremmo molestie. Ungaretti mi ha dato una carezza sulle gambe, mentre guidavo. Io avevo 18 anni, stavo svenendo, pensavo fosse un film. Per me era come pensare a Leopardi che ti dà un pizzicotto sul sedere». Più che cinema – Enrica ci perdonerà – la vicenda sembra uscita dai libri di storia antica tanto è datata e lontana nel tempo. Da allora, infatti, ne è passata di acqua sotto i ponti, l’euro ha sostituito la lira, i telefoni a gettoni sono un genere in via di estinzione, inoltre Ungaretti non è più al mondo da un pezzo e non può dare la sua versione dei fatti; interpellato oggi forse non si ricorderebbe neppure di quel tentato approccio nell’abitacolo della vettura della bella fanciulla che faceva la contestatrice nel gruppo anarchico degli “Uccelli” che entravano nelle case dei “grandi”, da Carlo Levi a Ungaretti appunto. In compenso spuntano ogni giorno denunce tardive da parte di donne che confessano abusi subìti in una precedente vita, pacche sul didietro e richieste di sesso esplicito per ottenere lavoro e successo.
TUTTI NEL MIRINODopo lo scandalo Weinstein scoppiato negli Stati Uniti si è come aperta la scatola dei ricordi e il movimento delle femministe di ritorno non ha risparmiato nessuno: registi, produttori, politici, chef, funzionari delle Nazioni Unite, intellettuali. Si salvi chi può. Perfino il Nobel per la letteratura non è stato assegnato a causa della grottesca bufera che ha investito l’Accademia di Svezia. Ora, noi non dubitiamo che per la Bonaccorti possa essere stato motivo di turbamento sentirsi addosso la mano morta del vecchio poeta di cui lei spesso citava i celebri versi vorrei essere scabra ed essenziale come una pietra del Carso. Ma che senso ha oggi tornare su una veloce palpatina agli arti inferiori senza conseguenze se non il desiderio della presunta vittima di unirsi al coro del #MeToo de noantri? Davvero l’Enrica nazionale, scrittrice e autrice di canzoni memorabili come La Lontananza e Amara Terra Mia, ha bisogno di rivangare una roba del ’67 per farsi un po’ di pubblicità? Proprio lei che ha condotto Non è la Rai, il fortunato show del pomeriggio con le giovanissime che ballavano e cantavano in pantaloncini o minigonna contro cui oggi le femministe farebbero le barricate («non avevo capito la portata di quello che si faceva, anche perché per i primi tre mesi era una trasmissione con dei contenuti dentro», ha dichiarato in radio).
DIFESA DELLA ARGENTO
Sulla questione molestie la Bonaccorti ovviamente difende a spada tratta Asia Argento: «Io la benedico perché è uscito fuori un qualcosa che sappiamo tutte e che tutte abbiamo passato», ha detto. «Sia prima di cominciare a lavorare che dopo credo che quasi tutte le donne di questa nazione abbiano avuto qualche brutta esperienza». Peccato che poi si denunci sempre dopo, a cose fatte. E ora, nella smania di cercare mostri a cui infliggere punizioni post mortem, si prendono di mira gli intellettuali del passato. L’8 marzo a Milano è accaduto con la statua di Indro Montanelli imbrattata dalle donne in corteo. Ora viene tirato in ballo Ungaretti, maestro della poesia pura, autore di versi struggenti come “Soldati” Si sta come d’autunno sugli alberi le foglie.