Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2019  marzo 14 Giovedì calendario

Tutti gli sprechi di Palazzo Chigi

La sola cosa che non si comprende è perché stiano dopo tanti anni ancora lì, a palazzo Chigi. Alla presidenza del Consiglio dei ministri ci sono i migliori dirigenti del mondo e non c’è nessuno che fa a gara per portarseli via. Non dico un paese straniero, ma nemmeno un’aziendina italiana alla ricerca del personale. Forse tengono in gran segreto il loro successo. Ma dove lo trovi un posto di lavoro in cui dai a un dirigente gli obiettivi annuali, anche quelli extra il suo lavoro e lui li realizza tutti alla perfezione? Solo lì, alla corte di Giuseppe Conte, Luigi Di Maio e Matteo Salvini tutti, ma proprio tutti i dirigenti sono così eccellenti da incassare ogni anno l’intero premio di produttività. In circa 300 fra prima e seconda fascia sono riusciti anche nel 2018 per l’ennesimo anno a fare bingo, dividendosi l’intera posta di oltre 4 milioni di euro di premi. Qualcuno lo prende più alto, qualcun altro più basso, ma non c’è uno solo che alla fine resti fuori. Forse bisognerebbe alzare la posta, perché altrimenti che premio è se lo prendono il 100% dei dirigenti? E che sforzo mai verrà chiesto loro se nessuno manco per sbaglio inciampa e tutti – proprio tutti- raggiungono il 100% degli obiettivi straordinari che vengono loro assegnati? Naturalmente un piccolo segreto c’è: il premio di produzione assegnato agli alti papaveri di palazzo Chigi è di fatto una assoluta finzione: alla fine funziona come un integrativo contrattuale, che non distingue affatto il merito individuale. Non c’è stata riforma della pubblica amministrazione in questi anni che sia riuscita a cambiare questo stato di cose, e anche quella nuova in nuce di Giulia Bongiorno probabilmente è destinata ad infrangersi contro il muro della presidenza del Consiglio. Una cosa è certa: con l’arrivo del governo del cambiamento non è cambiata per nulla la gran pacchia vissuta dai dirigenti che albergano nel palazzo- guida dell’esecutivo.

LA GRANDE FINZIONE
La cosa che fa un po’ sorridere è che questo aumento di stipendio ormai divenuto automatico ha bisogno per essere chiamato “premio” di una costosa e faticosa finzione. Anche in questo 2018 dal segretario generale di palazzo Chigi al sottosegretario alla presidenza Giancarlo Giorgetti alle autorità politiche che sovrintendono i vari uffici di palazzo, ognuno ha fornito sprecando pagine a pagine la propria direttiva generale “per l’azione amministrativa e per la gestione”, fissando poi gli obiettivi di ciascun capo ufficio. E a fine anno come per miracolo sono arrivate le pagelle: obiettivi tutti raggiunti con il massimo dei voti, premi di produzione tutti erogati.

L’ESEMPIO
Se si scende nel dettaglio però a seconda dello spirito con cui si legge, o ci si mette le mani nei capelli o si fanno grasse risate. Qualche esempio? Ecco la pagella per il pagamento del premio al capo struttura del dipartimento delle politiche di coesione: “7 iniziative realizzate su 7 programmate: 2 convenzioni con Invitalia; 2 documenti istruttori siu attività di vigilanza sulla Agenzia per la coesione territoriale; 2 eventi organizzati in occasione dell’anno di Presidenza italiano del Programma Cte Eusair; n. 1 pubblicazione in Gazzetta ufficiale del Dpr avente ad oggetto l’ammissibilità delle spese finanziate con i fondi nell’ambito dei programmi operativi”. Capito? Sette cose realizzate in un anno, e scatta il premio. E certo una delle 7, come la trasmissione alla Gazzetta ufficiale di un decreto per la sua pubblicazione, non sembra nemmeno di fatica straordinaria. Ma sufficiente a incassare un premio produzione di circa 30 mila euro. Per il capo della struttura del dipartimento della gioventù e servizio civile è bastato per il premio avere avviato “l’attività di analisi necessaria a definire l’attuale stato del servizio civile e i suoi possibili sviluppi”. Al capo della struttura dell’unità per la semplificazione per incassare i soldini extra è bastato presentare “il report all’autorità politica sulla attività svolta in data 28 dicembre 2018”. Applausi anche al capo della struttura del dipartimento per i rapporti con il Parlamento per cui il premio è scattato per avere istruito i 403 emendamenti del governo a leggi del governo oltre ad avere presentato “il 28 gennaio 2019, dunque con 0 giorni di ritardo rispetto al termine previsto del 31 gennaio 2019 un report all’autorità politica con cui si rileva il pieno raggiungimento del primo obiettivo (i 403 emendamenti, ndr)”. E uno dietro l’altro hanno incassato i premi così. Lasciando una domanda: oltre ai premi pagano loro anche uno stipendio? E per fare cosa?