il Giornale, 14 marzo 2019
Ceneri o fertilizzanti: la nuova vita dei cadaveri
Non c’è pace per i morti. Non c’è pace e soprattutto non c’è spazio. In Grecia e negli Stati Uniti, per esempio. Dove le cronache ci raccontano di come la gestione dei cadaveri spinga a scelte difficili e spesso controverse.
Partiamo dalla Grecia. Qui la storica opposizione della chiesa ortodossa ha da sempre impedito che si potessero cremare i cadaveri dei defunti. Una avversione che finora è stata più forte anche della legge del 2006 che rendeva legale la pratica e anche del cartello «sold out» esposto nei cimiteri, dove lo spazio è finito da tempo: nessuno infatti poteva comunque utilizzare questa opportunità visto che nel Paese non è presente un crematorio. Così ogni anno dalla Grecia partono migliaia di esuli della cremazione con destinazione la Bulgaria o altri Paesi attrezzati per questo rituale: un triste corteo funebre che rappresenta anche un piccolo business, visto che trasportare all’estero la salma costa a circa 1500 euro.
Ora però questo traffico di salme potrebbe finalmente finire: il ministro per l’Ambiente e l’Energia Giorgos Stathakis ha firmato la scorsa settimana il decreto che autorizza la costruzione del primo impianto di cremazione della Grecia, nella municipalità di Elaionas, alla periferia orientale di Atene. Una decisione che il sindaco della capitale ellenica Giorgos Kaminis ha definito «una svolta molto importante», che consentirà alla metropoli di garantire uno dei «diritti fondamentali» dei suoi cittadini e alla Grecia ad allinearsi alla legislazione europea dopo anni di resistenza per rispetto alla chiesa ortodossa. E non è finita: dopo Atene anche la seconda città della Grecia, Salonicco, nella Macedonia centrale, e la quarta, Patrasso, grande porto della Grecia Occidentale si apprestano a costruire un crematorio.
Ma perché accontentarsi di ridurre in cenere i morti quando si può addirittura trasformarli in concime? È quello che hanno pensato negli Stati Uniti, dove nello stato di Washington – che non ha nulla a che vedere con la capitale ma è l’angolo Nordoccidentale della nazione, per intenderci lo stato di Seattle – è stata presentata una proposta di legge per autorizzare il cosiddetto human composting, ovvero l’utilizzo dei cadaveri come fertilizzante, naturalmente dopo un’opportuna procedura di trasformazione. Secondo il senatore Jamie Pedersen, che della faccenda ha fatto un cavallo di battaglia e non si è arreso nemmeno quando due anni fa una prima proposta simile fu bocciata a suo dire per l’ostilità anche in questo caso della Chiesa, la pratica sarebbe non soltanto ecologica ma anche economica, consentendo alla famiglia un risparmio di crca 2mila euro rispetto alla sepoltura tradizionale. Sempre secondo Pedersen la pratica non incontrerebbe l’ostilità della gente, che anzi sarebbe entusiasta di «trasformarsi in un albero o di avere una differente alternativa per se stessi».
Per ottenere il risultato voluto il cadavere verrebbe collocato in un contenitore riempito di terra e nutrienti, dove lentamente si decomporrebbe. I resti sarebbero imbalsamati, avvolti in un sudario, e messi in un lungo vaso cilindrico contenente un letto di materiale organico come trucioli di legno, erba medica e paglia. La decomposizione verrebbe accelerata dalla periodica immissione di aria all’interno del vaso. In un mese il ciclo sarebbe completato. Quando si dice: piantarla con la vita.