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 2019  marzo 14 Giovedì calendario

Intervista allo chef Davide Oldani

L’armonia di una ricetta perfetta è data dall’equilibrio degli ingredienti. E così, nelle cose del mondo come in quelle della cucina, «se manca la donna, manca tutto». «Non ha senso parlare di un sopra o un sotto — dice lo chef stellato Davide Oldani — serve parità e collaborazione. Uomini e donne sono diversi, inutile negarlo. Ma solo insieme possono veramente creare il meglio per la società».

Oldani si ritrova unico uomo tra le ospiti chiamate a far sentire la loro voce sul palco di She’s Talk, il progetto di Mercedes dedicato all’universo femminile che parte con una domanda: «Come bilanciare vita e lavoro?». Ci sono la giornalista e scrittrice Camilla Baresani, la presidente del Wwf Italia, Donatella Bianchi, la direttrice della Fondazione Laureus Italia onlus Daria Braga e l’attrice e giornalista Antonella Ferrari, che affrontando con coraggio la Sla, «è un esempio lampante della potenza delle donne». Loro a descrivere com’è difficile farsi largo e riuscire a realizzarsi pienamente nel proprio ambiente, e lui che a un certo punto raggiunge la postazione show cooking.
Stavolta ai fornelli c’è lei, un uomo. C’è un messaggio in questa scelta?
«No, non sono qui per cucinare ma per confrontarmi con ciò che è diverso da me, ed è questo che serve quando si affronta il tema del ruolo della donna e delle opportunità che gli vengono o meno negate. Quando parliamo di donne, del “problema delle donne” spesso si finisce per esasperarlo, alzando i toni e cercando lo scontro per creare conflitto. Abbiamo bisogno di parità, non di gerarchie, nonostante sia convinto che valgano molto più degli uomini.
Le donne sono le uniche a dare la vita, cosa c’è di più straordinario?».
Lei ha anche dedicato all’argomento uno dei suoi libri. Le D’Onne lo sanno, il titolo che parte dal nome del suo ristorante, il D’O di Cornaredo, Milano. Ritratti di amiche di successo, da Cristiana Capotondi, alla Pina, a Federica Pellegrini. Donne che nulla hanno a che fare con la ristorazione.
«Sì, perché sono affascinato da ciò che non conoscono. E ho scelto le donne anche perché uno dei complimenti più belli che ricevo è “hai un palato da donna”, o “fai una cucina da donna”. Mi emoziono ogni volta. Credo che l’immagine riesca a restituire raffinatezza, delicatezza ed eleganza. È sublime».
Con quante donne lavora?
«Quattro donne fanno parte del mio staff, si occupano di pubbliche relazioni e rapporti con i clienti, comunicazione, amministrazione».
Nessuna in cucina.
«Non è colpa mia se su 150 curriculum che arrivano a settimana, uno solo è di una donna».
Tempo fa è finito in una grossa polemica per aver detto quello dello chef non è un mestiere da donna, troppo duro.
«Una fake news, costruita su una realtà. I numeri dicono che fino a qualche tempo fa le chef si potevano contare sulle dita di una mano. Ora non è più così. Degli studenti dell’alberghiero statale vicino al mio ristorante, 60 sono ragazzi, 40 ragazze. Le cose stanno cambiando. Nelle cucine tristellate che ho frequentato ho visto in loro la stessa grinta e determinazione dei colleghi maschi. Quello in cui riescono meglio, però, è il tatto, dote preziosa».
Dunque inutile parlare di quote rosa?
«Non sono per le imposizioni. Non dico che sono contrario, ci mancherebbe, ma quello che conta è la meritocrazia. Altrimenti si finisce per fare un danno alle donne stesse, scegliendole in base a logiche che nulla hanno a che fare con il talento e le capacità. Un modo per mortificarne il ruolo».
E chi cucina a casa sua?
«Chi arriva prima si mette ai fornelli».
Parliamo di # MeToo. Lo chef Mario Batali, ormai ex socio di Bastianich, è finito nella bufera, accusato di molestie.
«Le molestie sono molestie, punto. Ho letto della 35enne che ha abusato di un ragazzino di 15. Non esiste uomo o donna, vanno denunciate e condannate, sempre».