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 2019  marzo 13 Mercoledì calendario

La ridicola questione della «purezza nera»

«Quanto è nera Kàmala Harris?» Le polemiche tra i neri americani sulla «purezza nera» della senatrice californiana di cui ha parlato sul Corriere Massimo Gaggi riaprono ferite antiche. E insensate. Che ricordano suprematisti neri come Carol Barnes che nel libro «Melanin. The Chemical Key to Black Greatness» (Melanina. La chiave chimica della grandezza dei neri) teorizzava come «dalla melanina dipenda l’esistenza di civiltà, filosofia, religione, verità, giustizia e rettitudine». Altro che i bianchi! 
Piaccia o no a chi non ama la Harris, furono rapiti in Africa, caricati sulle navi e portati in America, infatti, anche i caraibici della Jamaica tra i quali c’erano gli antenati paterni della donna che aspira alla Casa Bianca. Anzi, gli spagnoli e poi gli inglesi padroni di quella che oggi è famosa come l’isola di Bob Marley e del reggae furono tra i primi a importare in tutti i Caraibi enormi quantità di poveretti ridotti in schiavitù. Tanto che all’inizio dell’800 i neri rispetto ai bianchi erano venti a uno. Insomma, l’idea di certi neri degli States di essere gli unici veri «afroamericani» è ridicola.
Come ridicola, in un mondo in cui noi tutti siamo «figli di Lucy», la nostra antenata africana, la rivendicazione di una «purezza etnica nera». Che farebbe il paio con le elucubrazioni di Médéric Louis Élie Moreau de Saint-Méry, un avvocato della Martinica che nel 1797 si mise in testa di definire le sfumature dei meticci. «L’autore presuppone che un bianco e un negro siano composti rispettivamente da 128 parti di sangue interamente bianco o interamente nero», spiega nel libro «Il tempo dei padroni. Gerarchia, schiavitù, potere nell’antropologia di Antico Regime» Massimiliano Santoro, quindi «un mulatto s’avvicinerà maggiormente all’uno o all’altro a seconda delle parti di sangue bianco o nero che compongono il suo patrimonio genetico a giustificazione di una netta divisione razziale che separa per sempre ogni discendente dell’uomo africano dall’uomo bianco, privandolo di qualunque diritto civile, politico, sociale». 
Il primo a riderne sarebbe stato il grande Alexandre Dumas i cui nonni erano un nobiluomo francese e una schiava haitiana: «Ho sangue nero nelle vene, mio padre era mulatto, mio nonno un nero e l’antenato di mio padre una scimmia…».