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 2019  marzo 13 Mercoledì calendario

I Berlusconi rinunciano ai dividendi di Mediaset

Mediaset prova a rompere l’assedio di Vivendi e a trasformarsi da preda a cacciatrice, grazie al tesoretto messo da parte vendendo le torri di Ei Towers. Le tv di Cologno hanno chiuso il 2018 in utile per 471 milioni grazie ai 374 milioni di entrate straordinarie garantire in buona parte dalla cessione delle antenne tv. La famiglia Berlusconi, però, ha deciso (almeno per ora) di non passare all’incasso: il Biscione non distribuirà alcun dividendo ai soci e terrà tutti i profitti in tasca, pronta a «cogliere tutte le opportunità di mercato in ambito internazionale». Quali? Qualche indicazione l’ha data il direttore finanziario Marco Giordani: nessuna Opa su Mediaset Espana, le attività iberiche del gruppo, ma «investimenti che possano realmente cambiare la posizione di Mediaset» sui mercati internazionali. Da mesi Cologno sta sondando la tedesca ProsiebenSat per un’alleanza che potrebbe poi allargarsi anche alla francese Tf1. E presentarsi all’altare con le casse piene rafforza di molto la posizione negoziale del gruppo italiano nella trattativa. Una decisione su questo fronte potrebbe arrivare a breve. E se sarà fumata nera, Arcore si riserva nel prossimo luglio di rivedere la decisione sul dividendo, distribuendo la liquidità agli azionisti.
I Berlusconi hanno deciso di passare all’attacco anche nella guerra di posizione con i francesi di Vivendi: Mediaset proporrà infatti alla prossima assemblea (sfidando i fondi d’investimento) una revisione dello statuto che raddoppia dopo 24 mesi di possesso continuo delle azioni il diritto di voto dei soci più fedeli. Un meccanismo che dovrebbe consentire ad Arcore di mettere al sicuro il controllo delle tv di famiglia. Il via libera dovrà arrivare in assemblea con una maggioranza dei due terzi dei voti. I francesi hanno in portafoglio il 29% del Biscione ma il 20% è stato congelato dall’Agcom dopo l’ingresso della società di Vincent Bolloré in Telecom.
I conti di Mediaset beneficiano non solo dell’addio alle torri ma anche della rinuncia a pay-tv e calcio. La vendita di Premium a Sky ha sgravato i conti dell’azienda del buco nero della tv a pagamento, costata un miliardo di perdite in 13 anni al Biscione. Il ritorno alla tv generalista e la scommessa sul digitale dovrebbero consentire di registrare quest’anno «risultati migliori del 2018», malgrado «l’ulteriore rallentamento dell’economia italiana nel 2019». Nei primi due mesi dell’anno le entrate pubblicitarie del gruppo sono «piatte».