La Stampa, 12 marzo 2019
I dubbi della piazza del Sì
Mi si nota di più se vengo e me sto in disparte o se non vengo per niente? Se vivi il dubbio amletico di Nanni Moretti in Ecce bombo e sei la Lega Nord alla fine non hai dubbi. Meglio annunciare che domenica non ti farai vedere nella piazza Sì Tav delle madamine e poi stare in disparte e vedere l’effetto che fa. Il pasticcio del centrodestra L’assenza della Lega è deflagrata nelle stanze segrete delle madamine che ora temono che quella piazza diventi la piazza di Chiamparino ovvero che il presidente uscente sia l’unico a metterci la faccia. Un po’ poco per chi sperava che la piazza di domenica 17 fosse il palcoscenico dell’Italia del sì. Chiamparino bene quindi, ma ancora meglio avere tutti i leader non a Cinquestelle, magari Cirio, magari Damilano (l’imprenditore acclamato a forza come possibile candidato del centrodestra) ma ancora meglio Zingaretti, Berlusconi, Salvini e la Meloni. La Lega dice no e spiazza tutti. Ma tutti tutti. Perché anche Forza Italia ora non sa che pesci pigliare. E così il vertice di domani tra i leader del centrodestra che dovrebbe occuparsi solo di strategie per la Basilicata potrebbe trasformarsi in un appello di Berlusconi e Meloni a Salvini: non possiamo lasciare al Pd tutta la ribalta piemontese, soprattutto ora che la Tav è argomento così potente da far tremare il governo. Il Capitano li starà a sentire ma da settimane dice che si occupa di una sola Regione alla volta e che dopo la Basilicata deciderà che fare del Piemonte. Nessun dubbio sull’alleanza con Forza Italia e Fratelli d’Italia. Un’indicazione che gli azzurri guidati dal leader piemontese Zangrillo traducono in: nessun dubbio che il candidato sarà Cirio. Ma domani si capirà se la pensano allo stesso modo i leghisti e Fratelli d’Italia. Di certo sul territorio non c’è un leader in grado di imporre un nome o anche soltanto di spingere il candidato potenziale – ovviamente Cirio – a prendersi la piazza o almeno a provare a occupare uno spazio mediatico. Zangrillo forse pensa a se stesso, Crosetto sicuramente pensa ad altro e Molinari pensa soprattutto a compiacere Salvini. Il risultato è la paralisi. Uno stallo che non ha ancora compromesso nulla ma che ha portato Chiamparino a recuperare quasi dieci punti a Torino. Perché a volte il potere logora chi credeva di averlo. La lezione del coraggio Forse Cirio avrebbe potuto partire con una sua campagna, forse avrebbe dovuto avere più coraggio ma in quel nido di tensione che sembra essere Forza Italia è chiaro che l’europarlamentare albese ha pensato soprattutto a difendersi dagli amici. E quindi ha scelto un profilo bassissimo lasciando ai poteri forti del Cuneese il compito di giocare la partita per lui. Paolo Damilano invece resta in silenzio e molti a Torino lo invocano per un ruolo politico duplice, leader di un Piemonte che vuole voltare pagina e punto di riferimento per tutti quelli che si sono stufati di Appendino e che imputano anche a Chiamparino di essere stato troppo vicino alla sindaca. Nel vuoto pneumatico del centrodestra ora c’è posto per tutti. E pure Giachino – bocciato dal niet di Forza Italia alle liste civiche – pensa a candidarsi a presidente con la sua lista. Una scelta che gli regalerebbe un posto sul palco della piazza sì Tav di domenica. Se la piazza sì Tav ci sarà. Perché neanche le madamine vogliono essere le vestali di Chiamparino e il no della Lega ha gettato in confusione anche loro. Comunque vada sarà un pasticcio. Anche se nelle prime due piazze delle madamine nessuno si era preoccupato di chi si sarebbe fatto vedere ed è stato un successo che ha lasciato senza parole l’Italia. A volte il potere logora soprattutto chi non sa cosa farne o non ha abbastanza coraggio.