La Stampa, 12 marzo 2019
Il sovranismo dei navigatori: «Magellano era spagnolo»
Mezzo millennio non è bastato per mettersi d’accordo: «Magellano è nostro!». La polemica sovranista esplode anche in confine che sembrava placido, Spagna e Portogallo. Stanchi di una polemica secolare sulla nazionalità di Cristoforo Colombo, ora tocca al collega portoghese. A far esplodere la contesa sulle rotte oceaniche degli imperi è una campagna giornalistica portata avanti con veemenza dal quotidiano monarchico Abc. Lo scandalo nasce quando il giornale si accorge che a celebrare i 500 anni della spedizione che per la prima volta fece il giro del Pianeta è il Portogallo e non la Spagna, ovvero il Paese che ha finanziato e di fatto anche completato quel viaggio così importante, attraverso il comandante basco Juan Sebastián Elcano che prese il comando delle navi, alla morte dell’esploratore. In particolare, il governo di Lisbona ha organizzato la rete delle «città magellaniche» e «un percorso di Magellano», iniziative turistico culturali che avrebbero trascurato o completamente cancellato il ruolo della Spagna. L’indignazione è aumentata quando il capo del governo di Lisbona António Costa ha scritto un articolo su Le Monde Diplomatique esaltando le imprese del navigatore e presentando il programma di commemorazioni. Apriti cielo.
Le accuse al Portogallo in realtà nascondono un attacco interno: il governo di Pedro Sánchez non difende il passato imperiale spagnolo, privilegiando il rapporto con l’esescutivo di Lisbona, uno dei rari esempi di socialisti al potere in tutte Europa. Anzi, per mettere una toppa ha voluto «organizzare un evento congiunto» con il Paese vicino. «L’Italia mai avrebbe fatto una cosa del genere con Colombo», assicura il giornale. Così, per non lasciare solo sul piombo conservatore i segni di questa battaglia, il direttore di Abc Bieito Rubido ha chiesto ufficialmente un parere alla Real Academia de la Historia. A differenza del governo socialista che ha evitato di pronunciarsi ufficialmente sul tema, l’organo ufficiale delle storiografia patria ha dato ragione al giornale. Il documento che ne è uscito è un lungo elenco di prove documentate che dimostrano la «piena ed esclusiva “spagnolità” dell’impresa di Magellano». Il viaggio, in effetti, fu finanziato per il 75% dalla Corona (il resto da un gruppo di borghesi spagnoli) e il navigatore portoghese divenne suddito di Carlo I (conosciuto fuori dalla Spagna come Carlo V), prendendo una versione castigliana del suo nome, da Fernão de Magalhaes a Fernando de Magallanes. Inoltre, si legge nel documento dell’istituto, «prima di partire per spedizione scrisse nel suo testamento nel Alcázar di Siviglia, istituendo come erede il figlio Rodrigo, nato in Andalusia ,imponendo a tutti gli eredi di «spagnolizzare» il cognome e di vivere in Castiglia. «I portoghesi - prosegue l’argomentazione - diedero la caccia alla nave del comandante Elcano». Inoltre, quando il successore di Magellano riuscì finalmente a tornare a San Lucar de Barrameda, consegnò al sovrano un documento che documentava «la circumnavigazione compiuta in nome del re imperatore». Il documento della Real Academia viene celebrato con una prima pagina trionfante, con una nave messa in difficoltà dal mare grossa, ma saldamente spagnola.
Da Lisbona non arriva una risposta ufficiale, ma agli storici portoghesi (e anche a tanti colleghi spagnoli) questa polemica sembra composta da un «nazionalismo di fondo» che impedisce di giudicare le cose con la giusta distanza e freddezza. «Magellano ed Elcano fecero il giro del mondo, forzati dalle circostanze. Nessuno dei due aveva questo proposito alla partenza dalla Spagna», dice José Damiao Rodrigues dell’Università di Lisbona. «In Spagna si sottolinea il ruolo di Elcano, ma è eccessivo, il navigatore basco andò al comando solo a causa della morte di Magellano e non c’erano altri capitani disponibili». Dubbi storiografici che non trovano posto nell’Europa della polemica muscolare tra vicini.