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 2019  marzo 12 Martedì calendario

Sergio Mattarella ai giovani

Sergio Mattarella, Presidente della Repubblica, è nato a Palermo.
Cassino, aula magna dell’Università, inaugurazione dell’anno accademico, alla presenza del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Elena Di Palma, 24 anni, rappresentante degli studenti, fa un intervento con una forte impronta sociale. Racconta del sogno di due adolescenti della Guinea, Yaguine Koita e Fodè Tounkara, che il 2 agosto del 1999, all’aeroporto di Conakry, si nascosero nel vano carrello di un aereo diretto a Bruxelles. Volevano venire a studiare in Europa. Li ritrovarono abbracciati, morti per congelamento. In tasca avevano le pagelle di scuola e una lettera indirizzata ai” Signori membri e responsabili dell’Europa: vi chiediamo di aiutarci a studiare per essere come voi”. Mattarella è molto colpito dal racconto. Interviene a braccio. «Le sue parole», dice rivolto a Di Palma, «mi hanno fatto venire in mente quel ragazzo di 14 anni annegato nel Mediterraneo a cui è stata trovata cucita all’interno della giacca la pagella con i suoi voti». Quando, lo scorso gennaio, venne fuori la sua storia, grazie al libro dell’anatomopatologa Cristina Cattaneo, Naufraghi senza volto, rilanciato da una vignetta di Makkox, il presidente della Repubblica si commosse per quel piccolo migrante senza nome. Ieri, guardando gli studenti, ha detto: «Chissà quanti casi non conosciamo di giovani per i quali il rendimento scolastico ha il valore di un passaporto. Di un accreditamento di serietà, di credibilità, verso i Paesi in cui pensavano di poter sviluppare la loro vita e la loro cultura. Le loro morti interrogano fortemente le nostre coscienze». Dove sognava di andare questo ragazzo? Sappiamo soltanto che veniva dal Mali. Il barcone su cui viaggiava si ribaltò. Bulletin scolaire, recitava il pezzo di carta serbato come un tesoro. L’acqua aveva sbiadito i voti. Durante l’autopsia, racconta Cattaneo, «mi ritrovai in mano un piccolo plico di carta composto da diversi strati. Cercai di dispiegarli senza romperli e poi lessi i nomi delle materia, in francese: mathématiques, sciences physiques». Citando quel giovane, Mattarella, ci ricorda che l’apprendimento è anche un ponte verso altri mondi, per conoscere, per conoscersi. Perché il razzismo, è il ragionamento implicito, si nutre di ignoranza. «Lo studio», dice il Capo dello Stato, «costituisce la spinta e lo stimolo per l’apertura verso culture diverse, verso le altrui opinioni, verso le esperienze degli altri». Dischiude amicizie e dialogo. E qui ci aggancia un altro ragionamento. «Gli studi universitari non possono essere un fenomeno di élite, ma devono essere il più diffusamente possibile distribuiti nel Paese e avere un contatto profondo con i territori». Cassino, ottomila studenti, vanta del resto un record: è l’ateneo che va a laureare il maggior numero di studenti che hanno genitori non laureati. «L’Italia è ancora in ritardo sul numero dei laureati rispetto alla media europea e ha bisogno di intensificare questo percorso che necessita di una forte spinta da parte delle istituzioni», ammonisce Mattarella. Negli ultimi due anni, denuncia un rapporto della Fondazione Agnelli, la dispersione scolastica è tornata a crescere: si è passati dal 13,8 del 2016 al 14,5 del 2018. È cresciuta la dispersione delle ragazze, dall’ 11,2 al 12,1 per cento, quella maschile tocca il 16,6 per cento, con punte del venti per cento nelle isole, mentre virtuosi restano Trentino, Emilia Romagna, Umbria e Abruzzo. «Sono passati vent’anni dal sogno infranto di Yaguiné e Fodè, ma poco è cambiato se l’immigrazione è un argomento che continua a dividere e ad alzare muri», dice Di Palma. Un’ovazione sigilla il suo discorso. Mattarella la elogia, «eccellentissima studentessa». Figlia di un’insegnante e di un geometra studia per diventare ingegnere. «I deputati della Lega sono venuti a stringermi la mano, a farmi i complimenti. Evidentemente hanno capito poco del mio discorso», dice alla fine. Il suo cuore batte a sinistra? «No, voto Forza Italia» confessa. «Ho lavorato in uno Sprar e i migranti li ho conosciuti bene. Nessuno è diverso. Siamo tutti uguali. Ma col decreto sicurezza tutto è peggiorato».