la Repubblica, 11 marzo 2019
Il rifiuto di Lucian Freud: no al ritratto di Lloyd Webber
Se la proverbiale eccentricità inglese avesse bisogno di un modello, Lucian Freud sarebbe stato perfetto per la parte. Nelle opere che ne hanno fatto, insieme a Bacon ed Hockney, uno dei pilastri dell’arte nazionale, come nella tempestosa vita privata, il grande artista tedesco naturalizzato britannico, scomparso nel 2011 a 88 anni, non ha mai cessato di provocare e scandalizzare. Due piccole testimonianze di chi scrive: l’incontro con lui a un party londinese, in cui l’anziano pittore si trascinava dietro una giovane ancella, tirandola per la cravatta che le aveva messo al collo a mo’ di guinzaglio; e un’intervista con sua figlia Esther, leggermente imbarazzata nell’ammettere di avere una cinquantina di fratelli e sorelle, molti dei quali mai conosciuti, nati dalla miriade di rapporti irregolari del genitore.
Adesso giunge un’ennesima prova della stravaganza di Freud: il rifiuto di fare il ritratto ad Andrew Lloyd Webber, pluripremiato compositore di musical (Jesus Christ Superstar, Cats, The panthom of the opera), disposto a pagare profumatamente per mettersi in posa. «Il problema è che doveva piacergli qualcosa di una persona, affinché Lucian accettasse di dipingerla», racconta al Guardian il suo storico agente Bill Acquavella in occasione di una mostra, “Lucian Freud – Monumental”, che apre il 5 aprile a New York all’Acquavella Galleries. «Di Lloyd Webber ammirava la musica. Ma non gli andava la faccia. Disse che aveva lineamenti troppo morbidi. Non riuscii a fargli cambiare idea». La consolazione, per il compositore, è che non fu l’unico a vedersi rifiutare il ritratto dal nipote di Sigmund Freud: la lista dei soggetti respinti è lunga, rivela l’agente.
E a qualcuno è andata anche peggio: quando Jerry Hall non si presentò a due sedute per un ritratto in cui doveva allattare il bebè appena nato dalla sua relazione con Mick Jagger, Freud completò il quadro mettendo una testa di uomo sul corpo della top-model.
«Furibondo, Jagger rifiutò di comprarlo», ricorda Acquavella.«Pensavo che sarebbe rimasto invenduto, ma fu acquistato dal primo cliente che lo vide. Lucian era ossessionato dal proprio lavoro. Guai a mancare un appuntamento». Se il cantante dei Rolling Stones gli avesse chiesto spiegazioni, il pittore avrebbe potuto rispondere: è stato un lapsus freudiano.