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 2019  marzo 11 Lunedì calendario

Spiando Bowie negli Anni ’60

Sembra davvero di ascoltare di soppiatto, anzi dal buco della serratura, come recita il titolo del cofanetto Spying Through a Keyhole, la cui uscita è prevista per il 5 di aprile. Dall’altra parte della porta immaginaria, arriva la voce di un pimpante ed entusiasta David Bowie che ci dà dentro con chitarra e voce per quella che sarà la sua canzone seminale, Space Oddity ma non solo: un pugno di titoli dell’epoca, editi ed inediti, nella loro forma primitiva, fanno compagnia alla perla di casa Bowie. A denunciare l’anno di grazia 1969 sono i fruscii del vinile e la bassa fedeltà; ma anche i salti della puntina rendono avventuroso l’ascolto di questi quattro singoli 7 pollici che riempiono il progetto.
Ci si ricorda, o si scopre, che l’ascolto della musica era allora una conquista legata ad un oggetto tornato prepotentemente di moda, in una battaglia non dichiarata alla musica liquida. 
David Bowie aveva 21 anni, e mentre l’Europa friggeva di contestazione giovanile, lui che sembrava un efebo biondo, stava chiuso in uno studio a porsi altre grandi domande e a registrare questi demo che precedevano l’uscita di novembre del suo secondo album Space Oddity. La canzone omonima diventerà nel tempo una delle più significative del pop, nonché la gemma di questo cofanetto d’epoca della Parlophone in uscita, visto che sulla facciata A del singolo 4, dopo Angel Angel Grubby Face, c’è un frammento appunto di Space Oddity con differenze di testi e arrangiamento che lo accreditano come primo demo del brano.
L’ispirazione dallo spazio
L’idea insomma è di riascoltare la storia, com’è giusto che sia visto che da Space Oddity sono passati 50 anni, e purtroppo Bowie non è più qui per festeggiare l’anniversario, essendosene andato il 10 gennaio 2016, un anno prima di compierne settanta. Qualche tempo dopo l’uscita del singolo, il 20 luglio 1969, il primo uomo di nome Neil Armstrong metterà piede sulla luna, e alla BBC che trasmette l’evento faranno da sottofondo le note e la voce di Bowie. 
Ma il suo testo non era così trionfale, cantava di un maggiore Tom che dopo aver seguito le istruzioni della torre di controllo, mentre tutto andava bene («Ce l’hai proprio fatta - gli dicevano da laggiù - E i giornali vogliono sapere per chi tifi/ E’ arrivato il momento di uscire dalla capsula se te la senti») apriva il portello e prendeva a «galleggiare nello spazio in modo molto strano», come cantava il Duca Bianco, finendo per perdersi. 
Un’avventura tutt’altro che trionfalistica, quella musicale: ma chi stava a badare alle parole delle canzoni, durante l’allunaggio? In realtà, tra l’altro, l’ispirazione dell’artista affondava non nell’annunciata epopea lunare, ma nel film di Kubrick 2001 Odissea nello Spazio, in inglese A Space Odissey e da lì il titolo di Bowie, un gioco di parole che sostituisce a «Odissey» la parola «Oddity», che significa stranezza: la stranezza dello spazio.
La Parlophone ha costruito il cofanetto con religiosa attenzione al mondo Bowie dell’epoca. La copertina è una fotografia di Ray Stevenson che ritrae nel 1968 la rockstar nell’appartamento newyorchese di Toni Visconti, suo collaboratore fino alla morte. I quattro vinili all’interno hanno ciascuno l’etichetta messa nello stesso modo nel quale la metteva Bowie, con i titoli scritti a mano, prima di portarli speranzoso alle case editrici e discografiche per l’ascolto. 
«Spying Through a Keyhole» è un verso tratto dall’inedito, aereo singolo Love All Around, lato B di Goodbye 3d (Threepenny) Joe: è, questo, un demo del 1968 dal titolo quasi simile a un altro pezzo del Duca, Threepenny Pierrot. Il mondo del Bowie sessantottino era costruito con grazia e semplicità, c’è un gioco tosto della chitarra con la quale si accompagna, e se ne coglie l’energia creativa. 
Primi successi in demo e vinile
Fra i romantici fruscii, gli altri brani sono tutti godibili. La mid tempo Mother Gray su un uccellino che fugge dal nido, con la voce registrata su più tracce e David alla chitarra e all’armonica, ha come lato B In the Heat of the Morning, uno dei suoi primi successi; London Bye - Ta Ta canta una città che non si ama più; sul retro Angel Angel Grubby Face, già nella versione conosciuta ma in demo come tutto il resto. La medesima canzone, in altra versione, accompagna il vinile dedicato a Space Oddity. Una grande canzone che nel 1970 ebbe una versione italiana a cura del solito Mogol con il titolo Ragazzo solo, ragazza sola, e un testo che non c’entrava con l’intuizione originale di Bowie. Il quale acconsentì a inciderla, in buon italiano (anche se non ne valeva la pena).