La Stampa, 11 marzo 2019
Il finale del Trono di Spade
Per girare l’ultima stagione de Il Trono di Spade (in onda su Sky Atlantic e disponibile su NowTv dal 15 aprile) ci sono voluti dieci mesi. Per la battaglia tra l’esercito dei vivi e quello dei morti, attori e troupe hanno lavorato per 55 notti di fila nell’Irlanda del Nord, tra gennaio e febbraio, con temperature sotto lo zero. «Ma ne è valsa la pena», ha detto Kit Harington, che nella serie interpreta Jon Snow.
In un solo giorno, il trailer dell’ottava stagione è stato visto 81 milioni di volte. Questa non è solo la fine di una delle serie tv più amate di sempre. Ma è anche l’inizio di una nuova era: quella della televisione che si fa grande, che si fa ricca, che spende milioni di dollari e che non si pone nessun limite.
Nel corso delle precedenti stagioni, Il Trono di Spade ha cambiato location, aggiunto e perso attori, girato mezzo mondo e diventato un vero fenomeno. È un fantasy, «ma - dice John Bradley, che nella serie interpreta Samwell Tarly - non è rivolta solo agli appassionati del fantasy. Ha sdoganato il genere, e si è rivolta a tutti». «È stata un’esperienza straordinaria, e profondamente emozionante», confessa Emilia Clarke, che nel Trono di Spade presta volto e voce a Daenerys Targaryen. «Quando ho letto per la prima volta il copione, sono uscita di casa e ho vagato per tre ore senza meta: mi ci è voluto tanto per digerire il finale». Ovviamente non si può parlare di quello che succederà. Quando incontriamo il cast a Londra questa è l’unica regola: si può parlare di tutto, tranne che dell’ultima stagione del Trono di Spade.
La produzione ha raggiunto livelli di segretezza inimmaginabili. Anche sul set, per le riprese dell’ultimo episodio, erano ammessi solo tecnici e operatori con un badge speciale. Nessun’altro. «Vogliamo che la gente ami questa stagione», hanno dichiarato a Entertainment Weekly i due showrunner, David Benioff e Dan Weiss. «Ci siamo impegnati al massimo».
«Buono e cattivo, ne Il Trono di Spade, sono solo etichette. Dipendono dal punto di vista di chi guarda, ma non esistono cose del genere, non così nette», spiega Nikolaj Coster-Waldau, che interpreta Jaime Lannister. Al suo fianco c’è Jerome Flynn: il suo personaggio, Bronn, è un mercenario che lavora per i Lannister. «Questi che vedrete sono solo sei episodi, ma sono sei episodi straordinari». Qualcuno dice che la battaglia finale sia ai livelli di quella de Il Signore degli Anelli e Le Due Torri. Qualcuno che sia addirittura migliore.
«Il successo di questa serie - sottolinea Bradley - viene dal suo essere totalmente nuova: tutti, guardandola, possono immedesimarsi. Parla dell’umano, e il mio personaggio, Sam, ci ricorda costantemente quanta paura abbiamo». La rivoluzione del Trono di Spade è cominciata con la prima stagione, quando il personaggio interpretato dall’attore più famoso a livello internazionale, il Ned Stark di Sean Bean, è stato ucciso. «Ci ha dato credibilità - continua Bradley -. E da allora l’asticella è stata continuamente alzata». Prima sono arrivati gli eserciti dei dothraki, i barbari dell’Est, poi i draghi. Quindi è toccato agli Estranei, gli esseri glaciali che minacciano i sette Regni e che in questa stagione si preparano a marciare verso Sud.
Ognuno dei personaggi, a modo suo, racconta una storia. Quella di Daenerys, dice la Clarke, «è la storia di una ragazza che è stata venduta, schiavizzata, che ha subito violenza e che, lentamente, ha trovato fiducia in sé stessa. È passata dall’essere guidata al guidare le persone». Il Trono di Spade non è altro che la rappresentazione - in costume e in un mondo dove la magia esiste e ha una sua coerenza - del potere e di quello che le persone sono disposte a fare per ottenerlo: uccidere, tradire, mentire. Alla fine rimane la consapevolezza che da soli si è vulnerabili e che insieme, invece, si può riuscire nelle imprese più incredibili.
Una lezione che non vale solo per lo show ma anche per chi ci ha lavorato: Il Trono di Spade è, a oggi, la serie più ambiziosa e più costosa del piccolo schermo: 15 milioni di dollari per episodio, secondo Variety.