il Fatto Quotidiano, 11 marzo 2019
Così il clima impazzito cambierà le nostre vite
Dimenticate per un attimo il solito immaginario: ghiacci polari che si sciolgono, orsi bianchi che finiscono in acqua. Pensate invece, se ce l’avete, alla vostra casa al mare, magari acquistata proprio perché stava a due passi dalla riva. In pochi decenni, potrebbe drasticamente svalutarsi, se è vero – come mostrano le proiezioni dell’Enea che Il Fatto ha riportato lo scorso lunedì – che il mare lungo le coste italiane rischia di innalzarsi entro 80 anni, senza interventi, di circa un metro.
Della possibile bolla immobiliare che starebbe per crearsi a causa del cambiamento climatico negli Stati Uniti si parla già da qualche anno. Agli agenti immobiliari, scrive il New York Times, ora si chiede non quanto la casa sia vicina al mare, ma quanto sia al riparo dalle mareggiate. Già oggi, secondo uno studio dei ricercatori dell’Università del Colorado, le proprietà esposte alle inondazioni hanno un valore inferiore del 7% rispetto a quelle più protette. Valore destinato a scendere. E l’impatto economico potrebbe essere persino peggiore della crisi immobiliare del 2008, perché i prezzi delle case a bordo mare – ma anche di seminterrati o piani terra a rischio allagamento – non torneranno più a salire. Ma altri importanti settori delle nostre esistenze rischiano cambiamenti repentini. Li sta mettendo nero su bianco un documento del ministero dell’Ambiente (consultabile sul sito): il Piano Nazionale di Adattamento ai Cambiamenti Climatici (Pnacc), che nasce da un processo di dialogo multisettoriale ed è coordinato dal Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti climatici. 400 pagine per supportare le istituzioni nazionali, regionali e locali nella scelta delle azioni più efficaci di contrasto e adattamento al cambiamento climatico.
Ecco chi consulta il climatologo
Prima di indicare le soluzioni, però, il Piano indica l’impatto sui vari settori ambientali e umani e indica un arco temporale: 30 anni. “Dalla variazione della frequenza delle alluvioni agli effetti sulla salute, dalle conseguenze economiche a quelle sui beni culturali: il cambiamento climatico è un problema multidisciplinare, non a caso nel mio gruppo di lavoro ci sono ingegneri e architetti”. A parlare è Paola Mercogliano, fisica e climatologa, responsabile del laboratorio di meteorologia del Centro Italiano Ricerche Aerospaziali e responsabile della Divisione del Cmcc che si occupa di studiare le conseguenze quantitative e qualitative del mutamento climatico che, spiega, “è già in atto da tempo”. “Oggi io mi confronto con medici, economisti, agricoltori. Noi forniamo dati anche a chi fa valutazioni finanziarie e alle assicurazioni. Ma facciamo anche formazione alle guardie forestali, così come consulenza alle aziende: per una ditta che produce vestiti sapere come sarà il clima è fondamentale per fare le nuove collezioni”.
Meno farfalle e più specie aliene
È interessante, anche se preoccupante, scoprire che l’acqua nel prossimo futuro potrebbe ridursi non solo in quantità ma anche in qualità, anche se il problema fondamentale è sicuramente quello della siccità, specie al centro-sud. “Se, come riportano i dati prodotti da previsioni e simulazioni del clima, in alcune zone pioverà di più in inverno e molto meno nei mesi caldi, bisognerà capire come gestire l’acqua”, spiega Mercogliano. Sarà più frequente incontrare fiumi secchi, e laghi asciutti, con grave perdita di biodiversità. E pazienza se non vedremo più farfalle (molte popolazioni animali potrebbero sparire), il problema è un possibile aumento di “specie vettrici di agenti patogeni, con invasioni di nuove specie aliene”.
Il tedesco? Trova il sole a casa sua
Il principale effetto sull’agricoltura è quello di una riduzione della resa (ad esempio di mais, girasole e soia, ma anche vite e olivo potrebbero sparire dal sud Italia). Pesanti le conseguenze fisiologiche sugli animali allevati, mentre potrebbero entrare in crisi sia la produzione di molluschi che la troticultura. Niente più pasta alle vongole non rappresenta magari un problema grave. Più importante è il possibile calo dei turisti stranieri in Italia, specie del nord Europa, che per trovare il clima caldo non dovranno far altro che restare a casa loro. Sempre più italiani, invece, rimarranno in Italia, ma il saldo finale sarà negativo, anche perché le nostre montagne perderanno l’attrazione dello scii. “La neve artificiale a lungo termine non va bene, perché costa e ha bisogno di acqua ed energia”, spiega Andrea Bigano, ricercatore senior del Cmcc. “Certo, magari si andrà in montagna più spesso in estate, per fare escursioni o per visitare i borghi, invece che sciare, e al mare sempre più in autunno e in primavera, ma questo vuol dire che il calendario delle vacanze dovrà mutare. Probabilmente continueremo ad avere turisti stranieri nelle città d’arte (meno d’estate), ma, per scongiurare le conseguenze delle ondate di calore sarebbe utile predisporre servizi di allerta meteo per eventi estremi in più lingue”.
Quanto è vecchio il dibattito sul Tav
Capitolo trasporti: se è vero che la diminuzione delle nevicate è un bene, il surriscaldamento degrada l’asfalto, e rischia di dilatare persino le strade ferrate, con aumento dei rischi di deragliamento. “Quando oggi si costruisce un ponte, ma anche un aeroporto, è fondamentale tenere conto del fatto che dovrà resistere a piogge diverse rispetto a quelle attuali”, spiega Mercogliano. Un altro capitolo riguarda poi il pericolo di danneggiamento di industrie pericolose, con fuoriuscita di sostanze, a causa di fulmini, alluvioni e frane. Da considerare anche i possibili guasti alle infrastrutture energetiche provocati da alberi caduti, tempeste e vento, con possibili black out di energia. “Il picco delle richieste energetiche – continua Andrea Bigano – si sta spostando in estate, quando è più difficile raffreddare gli impianti e gli invasi hanno meno acqua. Inoltre il settore energetico produce emissioni di gas serra, ma è vittima esso stesso degli impatti del cambiamento climatico. Le possibilità di adattamento dipenderanno da come decideremo di ridurre le emissioni”.
Salute, aumenteranno le disuguaglianze
Il Piano spiega pure gli effetti sulla salute. Anziani, bambini e malati cronici saranno più a rischio. Minori precipitazioni e alterazioni del vento possono inoltre provocare un aumento di pollini e muffe, mentre l’ozono e gli inquinanti urbani aumenteranno le crisi allergiche. Cresce anche il rischio di nuove infezioni, a causa di insetti vettori di malattie di paesi tropicali, ma anche le malattie legate alla qualità degli alimenti, perché il caldo favorisce i batteri del cibo. “Su questo fronte – spiega Mercogliano – dobbiamo mettere in atto azioni per salvaguardare le fasce deboli o il cambiamento climatico finirà per aumentare le diseguaglianze sociali”. Ma ad ammalarsi di più non saranno solo le persone, ma anche gli edifici, in particolare quelli storici, come chiese e monumenti, a causa delle precipitazioni intense e dello stress termico.
Infine, una menzione al sistema assicurativo: per gli eventi estremi, le attività economiche e le relative infrastrutture saranno sempre più assicurate. Il costo delle polizze aumenterà e le assicurazioni avranno sempre più bisogno di previsioni esatte. “Nonostante i premi alti, infatti, le assicurazioni devono sborsare cifre alte per riassicurarsi a loro volta, visto che – secondo l’Università di Berkeley – i danni da cambiamento climatico ammontano nel 2017 allo 0,25% del Pil mondiale, circa 190 miliardi di dollari, tra i 4 e i 6 per l’Italia,”, dice il professor Carlo Carraro, docente all’Università Ca’ Foscari di Venezia e membro del comitato strategico del Cmcc. Ma come lo stesso Carraro precisa, gli interventi di contrasto e adattamento al cambiamento climatico sono tantissimi, dalle “micro” azioni – sostituire le vecchie lampadine con quelle a Led soprattutto nel pubblico – agli strumenti crescenti offerti dalla cosiddetta finanza climatica. Ma prima è fondamentale visualizzare come cambieranno le nostre vite. Sicuramente in peggio, ad esempio, per gli aviofobici, visto che tra le conseguenze del cambiamento climatico c’è un aumento delle turbolenze in quota: l’aumento delle temperature può significare anche, chi l’avrebbe detto, un carrello di bibite rovesciato nell’aereo. Intanto, venerdì 15 marzo, gli studenti di tutto il mondo scenderanno in piazza per lo sciopero globale contro il clima. Loro, tra trent’anni, saranno vivi e vegeti. E pazienza per la casa al mare dei genitori svalutata: pretendono almeno di poter respirare.