Libero, 11 marzo 2019
New York a un passo dal crac
Lo spettro della bancarotta aleggia su New York: per la prima volta in quarant’anni, la Grande Mela si sta avvicinando al fallimento finanziario. A lanciare l’allarme sono gli esperti, secondo cui questo non accadeva da quando – tra il 1974 e il 1977 – a gestire la metropoli era il sindaco Abraham Beame. Con la fuga delle aziende e cittadini terrorizzati da tasse troppo elevate, sommata alla spesa pubblica fuori controllo, gli analisti finanziari avvertono che i conti stanno peggiorando, e Gotham City è pericolosamente vicina al fallimento. Il debito a lungo termine – riporta il New York Post – pesa ora per oltre 81.100 dollari su ogni famiglia, e il sindaco Bill de Blasio sta aumentando le spese, fino a tre miliardi in più, nella nuova legge di bilancio, rispetto agli attuali 89,2 miliardi di dollari. «La città è in deficit finanziario e potrebbe trovarsi in una situazione davvero difficile in caso di recessione o di nuova emorragia di abitanti a causa della riforma fiscale», spiega Milton Ezrati, capo economista di Vested. «New York – aggiunge – è già in una situazione finanziaria difficile, ma in caso si verificasse una qualche battuta d’arresto diventerebbe impossibile». Cosa che potrebbe avvenire a breve, stando alle previsioni del presidente della New York Federal Reserve Bank, John Williams, secondo cui l’economia statunitense rischia di rallentare «considerevolmente» nel 2019. Williams afferma che l’anno scorso la forte crescita globale e gli stimoli fiscali hanno contribuito a rilanciare l’economia Usa: «Questi aspetti positivi si sono calmati, e in alcuni casi invertiti, e mi aspetto che la crescita rallenti considerevolmente rispetto all’anno scorso, a circa il 2%». A questa visione contribuiscono a suo parere «rallentamento della crescita globale, maggiore incertezza geopolitica e gli effetti di condizioni finanziarie più rigide». Il budget preliminare del governatore Andrew Cuomo prevede 600 milioni di tagli per la città il prossimo anno. E de Blasio ha dettagliato 750 milioni di dollari di risparmi per il bilancio fiscale preliminare del 2020, ma ciò non sarà sufficiente per evitare un bagno di sangue, spiegano gli analisti, se l’economia della metropoli sarà colpita da shock finanziari. Inclusa la recessione che alcuni paventano all’orizzonte. Oltre il fatto che le spese sono cresciute del 32% – il triplo del tasso di inflazione – da quando il politico italoamericano è succeduto a Michael Bloomberg come primo cittadino, e quindi per gli esperti potrebbero essere necessari tagli più severi al bilancio. Soprattutto, sottolinea il Post, lo stato e la città di New York sono classificati al primo posto a livello nazionale per il carico fiscale statale e locale. E a oggi, l’1% più ricco contribuisce a circa il 50% delle entrate fiscali della Big Apple. Le tasse sulla proprietà, che rappresentano quasi la metà delle entrate della City, stanno aumentando più velocemente di qualsiasi altra fonte di reddito, ma questo spinge le imprese e i proprietari di case, già colpiti dalle modifiche federali sulla detrazione delle imposte sulla proprietà, a trasferirsi in stati con una tassazione inferiore. Un quadro tutt’altro che roseo, tanto che per Peter C. Earle, economista presso l’American Institute for Economic Research, la Grande Mela «potrebbe assolutamente finire in bancarotta». Uno scenario nel quale, nonostante la protezione temporanea prevista per legge che la manterrebbe in vita, «sarebbe molto difficile per la città indebitarsi di nuovo per finanziare le proprie attività».