Il Messaggero, 10 marzo 2019
L’intervista Filippo Tortoriello (Unindustria)
Filippo Tortoriello, presidente di Unindustria, è nato a Baragiano (Potenza).
«Il tema delle Autonomie? Riguarda tutto il Paese oltre che la Capitale. I dati Eurostat parlano chiaro: c’è un divario enorme tra Sud e Nord e l’autonomia così ipotizzata porterebbe, nel tempo, ad una scissione».
Roma potrebbe soffrirne?
«In tutto il mondo è la Capitale del Paese a fare da locomotiva dello sviluppo, mentre se mai passasse questa riforma verrebbe sminuito il ruolo di Roma come Capitale e anche la sua forza come traino per la ripresa».
Filippo Tortoriello, presidente di Unindustria, quali effetti produrrebbe lo spacca-Italia su Roma?
«Se tutti i servizi che oggi vengono gestiti a livello centrale venissero dati alle Regioni, la Capitale sarebbe depauperata, declassata e svuotata, sia dal punto di vista occupazionale sia da quello istituzionale. E in molti casi parliamo di materie delicate».
Quali?
«Intanto la Sanità: ogni cittadino ha diritto allo stesso tipo di trattamento. Invece così le differenze che già ci sono tra Nord e Sud aumenterebbero».
Poi?
«Su questioni come Ambiente, Scuola, Infrastrutture, Energia è fondamentale individuare livelli essenziali di prestazioni che garantirebbero l’uguaglianza di tutti i cittadini nella fruizione dei servizi».
Roma come ne uscirebbe?
«Impoverita. Già la città vive una fase di stasi: non vedo gru in giro, non c’è una strategia sul futuro. Insomma, manca una visione di insieme. Ad esempio: si vuole Roma a impatto ambientale zero? Bisogna cominciare a lavorarci da oggi, con idee, interventi e investimenti».
Come Unindustria, con Ambrosetti, avevate elaborato una metodologia per un masterplan con una serie di azioni per rilanciare la Capitale. Che risposte da Raggi?
«Ad oggi nessuna. Da luglio, quando abbiamo presentato Roma Futura 2030-2050, non ci siamo mai incontrati. Per carità, c’è stata l’iniziativa in Campidoglio di Fabrica Roma, lanciata dalla sindaca: spero di sbagliarmi, ma ho molti dubbi che si arrivi a qualcosa di concreto».
E sulle autonomie cosa vi sareste aspettati dal Campidoglio?
«Che facesse sentire la sua voce. Invece, finora, da Raggi c’è stato un assordante silenzio. Ma una cosa ci tengo a dirla: non siamo l’opposizione rispetto alla sindaca, vogliamo essere uno stimolo per superare l’attuale status quo e siamo a pronti a collaborare per rendere Roma attrattiva e internazionale».
In che modo si può fare?
«Rilanciando investimenti e infrastrutture, per invertire il trend che vedrebbe, con l’eventuale riforma sulle autonomie, una riduzione del Pil, se non si interviene subito, del 10% in dieci anni e una flessione del reddito pro-capite dai 33mila attuali ad una cifra compresa tra 28 e 25mila euro».
Faccia degli esempi
«L’autostrada Roma-Latina, da sola, porterebbe circa 2,7 miliardi di investimento, circa 13mila posti di lavoro nei cantieri che si aprirebbero e 46mila a regime tra diretti ed indiretti».
C’è una stima di cosa vorrebbe dire un piano di infrastrutture, per il Pil della Capitale?
«Un’assenza di investimenti dal 2000 ad oggi ha portato ad una mancata crescita sul Pil del Paese del 7%: le infrastrutture sono vitali».
Nel vostro masterplan chiamavate in causa anche la Regione Lazio, guidata dal neosegretario del Pd Nicola Zingaretti. Risposte?
«C’è stata una condivisione totale in commissione allo Sviluppo economico. È un segnale positivo che il Pd abbia un nuovo segretario e che con la forte legittimazione delle Primarie il Governo ha ora un’opposizione più incisiva, elemento fondamentale in democrazia».
Alla Camera di Commercio di Roma, c’è stata una riunione del mondo produttivo della Capitale contro il progetto Autonomia del Nord. Vi siete mossi tardi?
«Auspico che le forze economiche facciano da gocce cinesi per favorire la crescita della Capitale».