La Stampa, 10 marzo 2019
Intervista a Xavier Bray, direttore della Wallace Collection
Il dottor Xavier Bray è direttore della Wallace Collection, un museo londinese noto a livello internazionale che contiene inestimabili capolavori di pittura, scultura, arredamento, armi e porcellane.
Lei è un esperto dell’arte del XVII e XVIII secolo e dal 2016 è direttore di una tra le più belle e celebrate collezioni del mondo. Me la può raccontare?
«La Wallace Collection è una casa-tesoro: una capsula del tempo che ci ha tramandato il collezionismo del XIX secolo. È arrivata intatta fino a noi e quindi la si può ammirare nella sua ambientazione originale. Spazia dalla porcellana alla scultura rinascimentale, dai dipinti europei alle armi fino alle tazze cinesi del XVIII secolo».
Qual è il suo maggior fascino?
«È una casa che è come fosse anche tua. È un museo nazionale, appartiene al contribuente. Ci puoi entrare gratuitamente, come se ne fossi il proprietario, Sir Richard Wallace».
Chi era Sir Richard Wallace?
«Un personaggio enigmatico. Era cresciuto a Parigi nel XIX secolo e fu assunto dal quarto marchese di Hertford (suo padre naturale ndr.) come segretario privato. Insieme comprarono alcuni tra i più preziosi oggetti d’arte disponibili. Con grande sorpresa di tutti, Sir Richard alla morte del marchese ne fu designato erede, e inaspettatamente decise di essere il primo “custode” della collezione, mentre avrebbe potuto facilmente venderla o semplicemente tenerla per sé. Al contrario, riportò la collezione da Parigi a Londra, acquistò la casa di Hertford dalla famiglia e la restaurò. E, cosa ancora più sorprendente, mentre portava a termine tutto questo, mandò la maggior parte della collezione al Bethnal Green Museum nell’East End di Londra per essere esposta al pubblico. Aperta nel 1872, la mostra fu visitata da 5 milioni di persone in 2 anni e mezzo, e probabilmente fu il suo successo a ispirarlo a farne un regalo alla nazione».
Era sposato?
«Dopo la morte di suo padre si sposò con una signora che lavorava in una profumeria. Anche lei era una collezionista, soprattutto di gioielli. Fu lei, ormai vedova, a consegnare la sua collezione alla nazione nel 1897».
Cosa comprende la collezione?
«Ogni pezzo è di altissima qualità. È una casa del tesoro perché in gran parte brilla, dalle armature ai bronzi dorati, alle porcellane di Sèvres, alla scultura rinascimentale. Hartford e Wallace comprarono i migliori quadri disponibili sul mercato dell’arte a Parigi e Londra negli Anni 40 del secolo scorso, tra cui Il cavaliere sorridente di Frans Hals e Paesaggio con arcobaleno di Rubens. Abbiamo una grande raccolta di pittura olandese del XVII secolo che include cinque magnifici Rembrandt, e disponiamo anche di splendidi mobili francesi del XVIII secolo».
Quali sono i pezzi forti?
«I più popolari sono Il cavaliere sorridente e L’altalena di Fragonard, ma abbiamo anche il Perseo e Andromeda di Tiziano che il re Filippo II di Spagna gli commissionò personalmente. Abbiamo due grandi Canaletto, belli come quelli della regina. Abbiamo il ritratto di Rembrandt fatto da suo figlio Titus. Abbiamo poco meno di 6.000 pezzi e il 97% sono in mostra».
Cosa spinse Richard Wallace e suo padre a mettere insieme una collezione così vasta?
«Penso sia stata la passione per gli oggetti belli realizzati da artisti di talento e abili e una sorta di dipendenza dal possedere opere d’arte ed essere circondati da questi magnifici pezzi. All’epoca, le grandi collezioni che erano appartenute all’aristocrazia francese divennero improvvisamente disponibili sul mercato e il denaro di Hertford proveniva da terreni in Irlanda e proprietà a Parigi, dove molti dei mercanti erano suoi inquilini».
La Wallace Collection di Marylebone a Londra è confrontabile con una casa museo come ad esempio la Frick a New York?
«È molto meglio! Mr Frick visitò la Wallace nel 1903 e ne fu molto ispirato, senza dubbio fu questo che lo portò a realizzare la sua straordinaria collezione. Ma la Wallace è molto più grande della Frick e più varia nella gamma di arte in mostra».
È arrivato qui nel 2016 dalla Dulwich Picture Gallery, dove era direttore e solo di recente ha curato una mostra di quadri di de Ribera intitolataThe Art of Violence. Qual è la connessione?
«Dulwich è uno dei migliori musei di dipinti europei a Londra, ma non molti lo sanno a causa della sua posizione. Lo stesso vale per la Wallace Collection, anche se è appena dietro Selfridges su Oxford Street. Siamo ancora una gemma nascosta. La mia sfida qui è molto simile. Farò una buona programmazione fatta di eventi e mostre».
La prossima mostra?
«Henry Moore: The Helmet Heads, e sarà la prima mostra a pagamento. Non tutti sanno che Henry Moore amava la Wallace e fu ispirato dagli elmi esposti nell’armeria. L’allestimento giustappone le sue sculture con le armature ed è davvero innovativa e incredibilmente stimolante. Resterà aperta fino al 23 giugno e i biglietti si possono prenotare sul nostro sito».
Cosa vi riserva il futuro?
«Sarebbe fantastico se chi arriva a Londra, visitasse il British Museum la National Gallery, il Victoria and Albert Museum e la Wallace!».
(Traduzione di Carla Reschia)