La Stampa, 10 marzo 2019
Niente assegno all’ex moglie scansafatiche
Nessun assegno di mantenimento se l’ex moglie è una fannullona. Lo ha deciso il tribunale di Treviso con una sentenza pronunciata da un giudice donna, protagonista della causa civile una coppia residente nell’hinterland di Treviso. Lei è una 35 enne originaria del Sud America, lui un professionista con stipendio da cinquantamila euro l’anno e appartamento in affitto pagato dall’azienda per la quale lavora. Durante i due anni della separazione, ha ricevuto dal marito un assegno mensile di 1.100 euro. Nella causa di divorzio è andata oltre e il suo avvocato ha chiesto 1.900 euro. Il giudice ha però deciso che non avrà diritto a nulla, e dovrà mantenersi da sola. Anche perché ha tutte le carte in regola per cercarsi un lavoro.
Se un’occupazione fino a ora non l’ha trovata sarebbe solamente colpa della sua “inerzia”. L’amore tra il professionista e la sudamericana era sbocciato lontano dall’Italia, quando la donna era poco più che ventenne. Un colpo di fulmine culminato con il matrimonio nel 2007, unione entrata in crisi dopo una decina d’anni. I due si erano conosciuti durante uno dei tanti viaggi all’estero dell’uomo.
La 35enne nella causa di divorzio ha raccontato di avere sempre seguito il marito nei suoi spostamenti lavorativi e di essere stata costretta ad abbandonare il suo paese di origine pur di stargli vicino.
In Italia ha cominciato a studiare all’università, ottenendo la laurea triennale in Economia. Poi è arrivato anche il primo lavoro: segretaria in uno studio professionale. La donna ha raccontato di essersi licenziata perchè i tempi lavorati della coppia non coincidevano e non riusciva a stare vicino all’uomo che amava. In più il lavoro non la soddisfaceva: fare fotocopie e rispondere al telefono non era la sua aspirazione. Avrebbe anche cercato un lavoro, ma il suo italiano incerto non l’ha aiutata. Poi nel 2017 la crisi e la separazione con il tribunale che obbliga il professionista a versarle 1.100 euro ogni mese, quindi la causa di divorzio e il giudice che nega l’assegno.
Il tribunale ha riconosciuto il divario rilevante tra le due situazioni economiche ma ha anche messo nero su bianco che la colpa è della donna: «Non vi è stato alcun apprezzabile sacrificio della signora, durante la vita coniugale, che abbia contribuito alla formazione o all’aumento del patrimonio».
Una sentenza dove viene espresso anche un giudizio sulle scelte fatte dalla 35 enne nei dieci anni di matrimonio, secondo la quale se la decisione di seguire il marito è riconducibile a una scelta condivisa, altrettanto non si può dire per la scelta fatta dalla donna di dimettersi dal suo lavoro di segretaria. L’ex moglie “fannullona” d’ora in avanti dovrà provvedere da sola a se stessa. E secondo i giudici ha tutti i numeri per farlo, a cominciare dalla giovane età e dal titolo di studio facilmente spendibile sul mercato del lavoro. Un’altra carta a suo favore è la conoscenza di due lingue, lo spagnolo e l’italiano che nel frattempo, vivendo stabilmente in Veneto da cinque anni, dovrebbe avere imparato. Dovrà ricominciare a spedire il curriculum, ma forse in modo più convinto di quanto fatto fino ad ora se è vero, come risulta dai documenti allegati alla causa, che prima del ricorso per il divorzio ne aveva spedito uno solo, nel 2014, appena arrivata in Italia.