La Stampa, 10 marzo 2019
In Africa il business della plastica riciclata
È iniziata la corsa ai rifiuti in Africa. I nuovi minerali sono: plastica, carta, vetro e acciaio. E, questa volta, a beneficiarne sono anche gli africani.
L’ultimo rapporto della Banca Mondiale dice che, ogni anno, in Africa si generano 70 milioni di tonnellate di rifiuti solidi, ma che solo il 10% viene raccolto e riciclato. Risultato: aumento dell’inquinamento, megalopoli ridotte a discariche e fiumi di denaro dilapidati. Sì perché, secondo l’Istituto con sede a Washington, una migliore gestione dei rifiuti può rendere al Continente africano 35 miliardi di dollari l’anno. E non finisce qui. Nel 2025 si prevede che in Africa ci saranno 1,7 miliardi di persone, 500 milioni in più rispetto ad oggi, e che i rifiuti generati raggiungeranno quota 150 milioni di tonnellate, oltre il doppio della quota attuale (dati Banca Mondiale). Numeri preoccupanti, complice l’incapacità di molte amministrazioni pubbliche, nonostante dei 55 Stati al mondo in cui è stato vietato l’uso di sacchetti di plastica, 24 siano africani (dati UN). Ma qui entra in gioco la tecnologia e la macchina dell’economia circolare che tra start-up, multinazionali e piccole associazioni sta trasformando l’industria dei rifiuti nel nuovo business del futuro in grado di generare profitti e posti di lavoro.
L’esperimento in Nigeria
Una giovane imprenditrice nigeriana, Bilikiss Adebiyi-Abiola, ha fondato Wecyclers, un’azienda che ha l’obiettivo di ripulire le strade di Lagos, capitale commerciale della Nigeria che, con i suoi oltre 20 milioni di abitanti, produce 10 mila tonnellate di rifiuti al giorno. Ogni settimana i dipendenti passano con biciclette e furgoni a ritirare la raccolta differenziata direttamente nelle case dei cittadini. Per ogni chilo di rifiuti riciclati vengono dati in cambio voucher per comprare elettrodomestici, oggetti per la casa, o addirittura per frequentare corsi di formazione. Il materiale viene, poi, venduto ad aziende specializzate che riciclano i rifiuti in oggetti come materassi o cuscini. Solo a Lagos, ormai epicentro economico del Continente, si stima che il giro d’affari della raccolta differenziata valga intorno ai 2 miliardi di dollari l’anno. Se esteso a tutta la Nigeria si arriva a 8 miliardi di dollari, il 35% del bilancio statale, stime di Cycled, una start-up nata in Norvegia che ha tra i fondatori l’italiano Matteo Chiesa che l’ha già definita la «Uber dei rifiuti della Nigeria». Attraverso la tecnologia blockchain ed una semplice app si è creato un sistema incentivante che mette in contatto chi produce e chi raccoglie e ricicla rifiuti. Chi stocca più materiale riceve un premio settimanale di 7 dollari.
Il business sudafricano
Dalla Nigeria al Sudafrica, dove i tassi annui di riciclo della plastica sono superiori a quelli europei, 43,7% contro 31,1% (stime Plastics SA). Un business ancora manuale e basato sui privati, ma capace di creare 58 mila posti di lavoro nel 2018, un numero elevato in un Paese in cui la disoccupazione supera il 30%. L’obiettivo delle aziende locali è incorporare la miriade di mendicanti che raccolgono rifiuti per le strade e nelle discariche sudafricane per poi venderli nei siti di stoccaggio per pochi dollari al giorno in operatori ecologici professionali. Fare rete per ripulire l’ambiente, creare profitti e riabilitare l’immagine di individui considerati negletti in benefattori della società.
Le multinazionali in Kenya
In Kenya, uno dei primi Paesi al mondo ad aver abolito l’uso dei sacchetti di plastica, sono generate ancora migliaia di tonnellate di rifiuti, così il Governo sta valutando l’ipotesi di vietare anche l’uso delle bottiglie. Proprio alla vigilia della Conferenza mondiale sull’Ambiente delle Nazioni Unite che si terrà a Nairobi, le multinazionali Coca-Cola ed Unilever hanno deciso di investire in progetti di riutilizzo della plastica nel principale Stato dell’Africa orientale. Anche per mettere a tacere le critiche degli ambientalisti che le ritengono responsabili dell’inquinamento ambientale. La Coca-Cola ha deciso di investire in Africa orientale ed australe 38 milioni di dollari nei prossimi tre anni e sta pensando a realizzare la prima bottiglia da 500 ml con plastica 100% riciclata.