Corriere della Sera, 10 marzo 2019
Ignazio La Russa parla del figlio rapper
Senatore Ignazio La Russa, è contento o preoccupato di avere un figlio rapper?
«Sono contento se, come sembra, lui vive bene questo momento di pseudonotorietà. Certo, non l’ho molto assecondato, vorrei mettesse nello studio la stessa intensità che mette nella musica. Leonardo ha 16 anni e fa il liceo artistico. Ma, per ora è solo un hobby, non mi disturba».
Neanche quando canta «sono tutto fatto»?
«Ma no: se guarda il video su Youtube, si capisce benissimo che è un ragazzo a posto. Escludo che faccia qualcosa di brutto. E la nuova canzone in uscita si chiama No drugs».
In radio ha detto che se sa che si droga l’ammazza.
«Si scherzava. Ovviamente, gli ho chiesto perché ha scritto quelle parole. Mi ha risposto che il testo non è tutto suo, che nel rap o metti queste cose o cambi genere e che pure Domenico Modugno cantava Volare, ma mica volava».
Insomma, l’ha convinta.
«La canzone non è autobiografica. Secondo me, ma questo lo dico io, è autobiografico il titolo: Sottovalutati. Lui è il più piccolino di tre fratelli e forse ha sofferto di sentirsi l’ultimo».
I commenti su Youtube sono pesanti. Li ha letti?
«Me li ha letti lui e mi ha preso in giro. Mi fa: per colpa tua, ho 200 dislike. E io: però, grazie a me, le visualizzazioni sono 45mila. L’avevo avvisato che, se si fosse dato per nome d’arte Larus, l’avrebbero collegato a me, ma aveva risposto che era orgoglioso di essere mio figlio».
Quindi, resterà Larus?
«Adesso ha capito che rischia di venire giudicato per il padre che ha, invece che per la musica che fa. Perciò, ha rifiutato inviti a radio e tv e forse cambierà nome».
Fra i commenti, uno scrive «dovete essere riappesi a Piazzale Loreto, tu, tuo padre e ‘sti rapper fascio-leghisti».
«Sono frasi che non mi fanno effetto e neanche a lui. Io non ho mai denunciato né gli insulti, né le minacce di morte o le pallottole ricevute».
Gli hanno dato del «figlio di papà», gli hanno scritto «fai rap coi soldi nostri».
«Mi pare tranquillo. Si arrabbiava di più in passato per gli insulti che ricevevo io. All’odio sedentario ci ha fatto l’abitudine anche lui».
Che mi dice delle parolacce nelle sue canzoni?
«Chi siamo noi per decidere il linguaggio dei giovani?».
Padri? Educatori?
«Nella quotidianità, le parolacce gliele vieto. Ma sono un padre, mica un supervisore di testi di canzoni».
In «Bello essere Larus» canta di soldi sperperati e anche – traduco con sinonimi educati – di ragazze facili che si porta a letto in quantità «come fossi Bobo Vieri».
«Da questo passaggio è chiaro che i testi sono di fantasia: Leonardo non ha l’età per certe cose. Poi, io questo rap non lo capisco tutto, serve un’abilità per cogliere quattro parole di fila...».
Ci sono sessismo e falsi valori. Venendo dalla tragedia di Corinaldo, da Sfera Ebbasta accusato di essere diseducativo, lei non è turbato?
«È possibile che i giovani abbiano falsi valori, ma non lo deciderei da una canzone. Un figlio di 16 anni non lo puoi fermare. Leonardo farà quel che gli piace, purché non faccia male a nessuno».
Lei canta?
«Assolutamente no. Però ho partecipato al Sanremo dei politici di un Giorno da Pecora di Rai Radio1 con Simona Malpezzi del Pd e la barista della buvette del Senato Teresa Brugellis. Abbiamo fatto Dove sta Zazà. Ma non direi che mio figlio ha preso da me. Finora, avevo solo fischiettato. Forse ho preso io da lui».