Corriere della Sera, 10 marzo 2019
All’asta la collezione di George Michael
Londra. Christie’s, la casa d’aste londinese, ha esposto ieri al pubblico una collezione privata che sarà messa in vendita a partire da giovedì prossimo. Fin qui, nulla di inusuale. Ciò che è insolito è il personaggio che negli anni ha messo insieme quei capolavori: George Michael. Proprio lui, il leader dei Wham!, l’icona pop degli anni Ottanta, la voce di inni al disimpegno come Tropicana e Wake me up before you go go.
Perché George Michael – e questa collezione lo dimostra – è stato molto più di questo. Lui era il mecenate che negli anni Novanta faceva incetta di «Young British Artists», quegli artisti emergenti della scena londinese che ben presto sarebbero diventati anche loro celebrità, da Damien Hirst a Tracey Emin. Come ha detto Paola Saracino Fendi, specialista di Christie’s per l’arte contemporanea, «il nome di George Michael ha una risonanza globale e parla di un talento creativo pionieristico: la sua collezione riflette questo spirito rivoluzionario, un’eredità che continua per George Michael e gli artisti di cui era appassionato».
«È un grande onore per Christie’s presentare questa collezione – ha aggiunto Cristian Albu, responsabile europeo della casa d’aste per l’arte contemporanea —. Questa raccolta eccezionale cattura l’essenza della creatività associata con la Gran Bretagna degli anni Novanta. Le amicizie che esistevano fra gli artisti all’apice di quello Zeitgeist sono le fondamenta sulle quali è basata e ciò era accompagnato dal rapporto personale che George Michael aveva sviluppato con quegli artisti».
Fra i pezzi in vendita c’è un San Sebastiano: squisito dolore di Damien Hirst: un toro in formaldeide trafitto da frecce che è stato stimato fra il milione e il milione e mezzo di sterline. Dello stesso artista anche La Verità Incompleta, una colomba bianca sospesa in volo in una vasca di formaldeide che ha raggiunto la stessa valutazione del toro. Invece dovrebbe spuntare fra le 40 mila e le 60 mila sterline un’insegna neon creata apposta per George Michael da Tracey Emin. Stessa valutazione per un pezzo di Andy Warhol, Bambino con aquilone: ma l’opera che fa più impressione è un ritratto computerizzato del cantante, realizzato da Sir Michael Craig-Martin, che cambia continuamente colore.
Sono tutti lavori che avevano un significato personale per George Michael. Come ha detto Kenny Goss, il mercante d’arte texano che per 15 anni fu il partner del cantante, «la collezione era parte di lui. L’apertura e l’onestà degli Young British Artists riguardo la vita, la morte e il sesso erano una parte enorme del suo mondo. La ragione per cui George si rapportava a loro era che non avevano paura di dire quello che pensavano».
Perché Michael, al di là dell’immagine patinata, era un talento iconoclasta. Basta ricordare quando venne arrestato per atti osceni in un bagno pubblico in America: come risposta pubblicò un disco intitolato Ladies and Gentlemen(dove il riferimento è ai gabinetti, non ai gentiluomini) accompagnato da un video di poliziotti gay.
Fu un artista unico, che non rimase confinato nel pop anni Ottanta, come testimonia la raffinata incursione nel jazz della raccolta Songs from the Last Century. E quando salì sul palco del concerto in memoria di Freddy Mercury, la sua versione di Somebody to love fu l’unico pezzo che tenne testa al fantasma del leader dei Queen. Di recente l’immortale Careless Whisper è stata votata alla radio britannica come più bella canzone di tutti i tempi: e qui a Londra Last Christmas è la colonna sonora onnipresente di ogni Natale. Ora la collezione da Christie’s racconta il percorso di un sofisticato intellettuale: per dirla con le sue parole, I think it’s amazing.