il Fatto Quotidiano, 10 marzo 2019
Un sottovalutato discorso di Visco
Un vecchio adagio dice che niente è più segreto di quel che avviene in Parlamento. Pochi, per dire, avranno ascoltato venerdì alla Camera Ignazio Visco buttare lì – presentando il libro di Pier Carlo Padoan – alcune cose notevoli. Una riguarda il fatale 2011 e il governo Monti: lì, dice il governatore, fu fatto “un errore”, nel senso che “si pensava a un effetto negativo (della manovra, ndr), ma si contava su effetti fiducia che sono mancati” fino al “whatever it takes di Draghi”, il quale “fu preparato da discussioni approfondite sulla necessità di distinguere tra il rischio default e quello di rottura dell’Eurozona: il primo era basso e questo voleva dire che quella misura macro poteva essere evitata”; il secondo “elevato e noi ne abbiamo sofferto gli effetti”. Tradotto: la manovra di Monti non era necessaria, serviva che la Bce salvasse l’euro, cosa che ha fatto in ritardo e solo dopo che l’Italia aveva pagato. Quanto al sistema bancario e alle sue sofferenze, doveva intervenire lo Stato, ma l’Ue ci disse no, che ci si doveva “rivolgere al mercato, che però non esisteva e dove i fondi specializzati avevano obiettivi di profitto del 20-25% e questo portava a riduzioni del valore di libro insopportabili per le banche”. Non solo: nelle crisi bancarie la gestione “è stata sfavorita dall’insieme di nuove regole che abbiamo per vari motivi sottoscritto (bail in, ndr): ora c’è dibattito se abbiamo fatto bene o male, ricattati o non ricattati…”. Ecco, quanto al dibattito il problema – se ha ragione Visco – non è se quello attuale sia corretto, ma se fosse truccato quello degli anni scorsi.