il Fatto Quotidiano, 9 marzo 2019
Intervista a Salvatore Esposito
meridionalix
Sotto alcuni aspetti Salvatore Esposito sembra una fiction vivente, negli Stati Uniti sarebbe il perfetto testimonial dell’occasione della vita, della rinascita, un self made man sotto il Vesuvio; dalla periferia di Napoli, cazzotti e boss, quindi minacce e figli di quei boss, ad attore, personaggio, luci e riflettori internazionali, tutto grazie “alla mia ambizione e a una famiglia in grado di regalarmi basi solide”. E la stessa ambizione lo ha portato prima a conquistare il ruolo centrale in Gomorra, e poi parti da protagonista al cinema, come ne L’eroe, in uscita il 21 marzo (è un giornalista marginalizzato per punizione, spedito in provincia e all’improvviso alle prese con un caso di sequestro).
Ambizioso, quindi.
Assolutamente, però conscio dei miei limiti, e con gli anni sono riuscito a capire dove poter spingere e dove lasciar perdere.
È natura.
Anche quando lavoravo da McDonald’s.
Quanto tempo?
Mica poco, dai 18 ai 24 anni, grazie a quei soldi potevo sollevare la mia famiglia da un problema.
Cresciuto in periferia.
Padre barbiere e madre casalinga.
Insomma, McDonald’s.
Dove riflettevo sul mio futuro, su cosa volevo realmente puntare; dove ho capito quanto è fondamentale dare un ordine alla propria vita, e la parola magica diventa “priorità”.
La sua.
Diventare attore. Quando l’ho detto a mio padre, lui serafico e deciso mi ha guardato negli occhi e ha pronunciato la formula magica: “Va bene, però devi puntare alla luna, così mal che vada ti troverai a camminare tra le stelle”.
Così è stato.
Be’, se penso da dove sono partito.
Dove?
Sono cresciuto per strada, lì il clima a volte è alla Gomorra, i soldi possono diventare facili, ma è solo apparenza, l’illusione è sovrana, e i parametri sballati.
I suoi amici?
Quelli di allora?
Sì.
Alcuni non sono finiti benissimo. Era veramente semplice perdersi.
Per lei, no.
E qui potrei entrare in polemica con le solite accuse rivolte a Gomorra o ad altre serie del genere…
L’accusa è quella di creare dei pessimi miti.
Appunto, ed è una stupidaggine: la mia vita è l’emblema di quanto conta la famiglia, mentre è semplicistico puntare il dito sull’arte.
Insomma…
Nel napoletano spesso mancano le necessarie risorse alle forze dell’ordine, lo Stato è assente, solo che un discorso del genere è complicato da accettare e poi da affrontare, per tutti è più semplice gridare allo scandalo.
Un classico.
L’altro giorno riguardavo il manifesto della prima stagione di Gomorra: a parte me sono morti, e ovviamente male, tutti gli altri personaggi. Questo è il messaggio, non altro.
Com’era da adolescente.
Di carattere simile a oggi, poi non studiavo troppo, non mi serviva, bastava stare attento in classe e assorbivo.
Nel suo libro ha raccontato di alcuni problemi con gli altri ragazzi.
Come può accadere in quel contesto, dove in alcune zone la legge di Darwin è maggiormente accentuata.
Si è scontrato con i figli dei boss.
Qualche schiaffone l’ho mollato.
Senza timore.
I figli dei boss si muovono con un atteggiamento tronfio, con l’aura non propria, solo il riflesso dei genitori; chi si ribella diventa un incontrollabile, li spiazza, e in quel caso ho capito una legge di vita: il potere del sovrano è dato dai sudditi.
Si difendeva.
È sopravvivenza verso il rischio di sopraffazione.
Ne “L’Eroe” si cimenta pure con una scena di sesso…
Ed è meno complicato e imbarazzante di quanto pensassi o temessi: sotto eravamo vestiti.
Si piace?
In genere sì, però cerco sempre la complicità del regista e dello sceneggiatore per capire meglio i ruoli.
I riflettori per lei?
Il prezzo da pagare è sulla privacy inesistente o quantomeno ridotta all’osso, quindi nessuna intimità con la famiglia o la propria compagna, ma va bene così, è giusto.
Vista anche la fama internazionale…
Ancora mi stupisco.
Davvero?
Una volta a Los Angeles mi sono trovato di fronte a Ellen Pompeo (storica protagonista di Grey’s Anatomy) e mi conosceva. Chiaro? È bellissimo rendersi conto che una serie televisiva italiana è in grado di competere con i migliori prodotti esteri.
Si cimenterà mai con la regia?
Non lo so, sto ancora imparando come si fa l’attore, e sono mestieri molto differenti, dove è necessario guardare la complessità del progetto.
Insomma, lei chi è?
Alla fine? Uno fortunato e caparbio.