Corriere della Sera, 9 marzo 2019
Morire di morbillo per 13 euro
Non ci sono animali feroci in Madagascar. Ma sull’isola dei lemuri e della vaniglia, da ottobre a oggi, quasi mille individui (soprattutto bambini) sono morti a causa di un’invisibile fiera chiamata Paramyxovirus. Sembrava quasi debellato, ma sta tornando forte (un po’ in tutto il mondo): è il virus del morbillo. Più infettivo dell’Ebola, 10 giorni di incubazione, si trasmette per via aerea, con i colpi di tosse: un acrobata mortale capace di librarsi per un’ora nell’aria, pronto a colpire.
In Madagascar non ci sono gli AntiVax, coloro che nel mondo occidentale diffidano delle vaccinazioni. Non ci sono neanche i Vax, i vaccini: mamme e papà vorrebbero vaccinare i figli ma non ci sono i soldi (o i luoghi) per farlo. Basterebbe l’equivalente di 13 euro: un miraggio (al pari della sanità pubblica) in uno dei Paesi più poveri del mondo, dove la maggioranza delle persone vive con meno di 1,5 euro al giorno e la metà dei bambini sono malnutriti.
Limberaza aveva 4 anni e amava giocare sulla spiaggia di Fort Dauphin, nel sud del Paese. Il papà, un pescatore di nome Dada, ha raccontato la loro storia a Lova Rabary della Reuters. Avevano portato il bambino all’ospedale per la prima dose (gratuita) del vaccino. Ma il «richiamo» costava 13 fatidici euro, e così Limberaza anziché all’ospedale è stato portato da un guaritore tradizionale, che gli ha fatto bere un infuso di erbe tingotingo. Un giorno di gennaio il piccolo ha cominciato a tossire. In Italia il vaccino è disponibile da una quarantina d’anni. I genitori di oggi non sanno più neppure i sintomi, a cominciare dalle macchioline rosse. Otto giorni dopo la prima tosse, Limberaza è morto, «con il corpo che bruciava per la febbre». Subito dopo si è ammalata la cuginetta Martina: anche lei se n’è andata in una settimana. Poi è toccato a Mario, 3 anni. «Erano tre bambini pieni di vita», racconta il pescatore con un filo di voce e la foto in mano, mentre la moglie serra nelle braccia il figlio rimasto. Due terzi dei bambini sulla grande isola, secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms), non sono vaccinati.
Il governo del Madagascar promette un piano di vaccinazioni gratuite per il 2019. Dall’ottobre scorso, quando è esplosa l’epidemia, sono stati vaccinati 2,2 milioni di abitanti (su 26 milioni). Ma intanto i bambini continuano a morire, e i genitori a lottare per ciò che altrove è ritenuto scontato o (addirittura) pericoloso. Lydia Raharisheno, 33 anni, dice alla Reuters di aver camminato per un’ora e mezza fino al primo ambulatorio. Voleva vaccinare i suoi tre bambini, ma nel centro di salute il dottore non c’era.
Il ritorno del morbillo è un fenomeno globale. Secondo i dati Oms, 110 mila persone, in gran parte bambini sotto i 5 anni, sono morte nel 2017 per le complicanze di questa malattia infettiva che infierisce sui più piccoli. Nel 2018 le vittime sono state 136mila e i casi accertati hanno superato del 50% i dati dell’anno precedente. In 98 Paesi si è registrato un aumento. Per l’Unicef il 75% dei nuovi contagi è circoscritto a 10 Paesi. Accanto al Madagascar ci sono Yemen, Venezuela, Sudan, Thailandia, Filippine, Brasile e (in Europa) Ucraina e Serbia. Anche nazioni ricche e fino a ieri considerate «morbillo-free» hanno registrato una crescita (in Francia 2.269 casi nel 2018). Gli Anti-Vax credono (senza fondamento scientifico) che i vaccini siano un fattore di rischio per la comparsa dell’autismo. L’Oms ritiene che dal 2000 al 2017 «l’anti-morbillo» abbia evitato la morte di 21,1 milioni di persone. «Spesso la vera infezione si chiama disinformazione e noncuranza», ha detto pochi giorni fa la responsabile dell’Unicef, Henrietta Fore.
Il pescatore Dada non ha mai sentito parlare degli Anti-Vax e non sa che cosa sia l’Oms. Per lui come per troppi genitori in giro per il mondo, il vaccino contro il morbillo non è un incubo ma un miraggio, un lusso da ricchi.