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 2019  marzo 09 Sabato calendario

Il rapporto pro Tav che imbarazza Ponti

C’è un Marco Ponti di «governo». E uno di «opposizione». L’economista dei trasporti che in Italia boccia la Tav senza se e senza ma. E il presidente della società milanese Trt che in Europa approva a pieni voti il Corridoio del Mediterraneo, di cui la Torino-Lione fa parte. 
La bufera lungo i binari più contestati d’Europa travolge anche i tecnici incaricati dal ministro alle Infrastrutture Danilo Toninelli di valutare costi e benefici delle grandi opere in Italia. Secondo il Ponti di «governo» la Tav non conviene: i costi superano di 7 miliardi i benefici, 2,5 miliardi se si calcola solo l’impatto sulle casse pubbliche italiane. Secondo il Ponti d’«opposizione» (svelato da un servizio del Tg de La7) che prende corpo nello studio «The Impact of Ten-T completion», redatto dalla sua società per valutare i corridoi ferroviari europei e pagato dalla Ue 300 mila euro, i binari del Mediterraneo, ovvero la Lisbona-Kiev, porteranno 153 mila posti di lavoro in più entro il 2030. E stando a questo report di 118 pagine risulta l’infrastruttura con il maggior potenziale in Europa in termini di benefici per cittadini e imprese.
L’ex professore del Politecnico di Milano cade dalle nuvole e scansa le polemiche. «Di quello studio – dice Ponti – non ne conoscevo nemmeno l’esistenza. E infatti non c’è la mia firma. Figuratevi se sono al corrente di tutte le consulenze che svolge Trt». Il professore ha fondato nel 1992 la società di consulenza Trasporti e Territorio. È uno dei soci, «ma con una quota di minoranza», e «non percepisco un euro, come non mi paga un euro il Mit». Ponti però si chiama fuori dai risultati di quello studio. «I miei soci e colleghi – spiega l’esperto 77enne – hanno calcolato solo i benefici ma non i costi. Si tratta di un’analisi d’impatto che ha finalità scientifiche ma non serve in supporto a una decisione politica». E precisa: «Anche la Tav genera moltissimi benefici, il problema è che costa troppo. Mi spiace dire cose sgradevoli a quegli industriali che tanto amano la spesa pubblica». Ponti è in trincea sul fronte della Tav da più di sei mesi. «So bene che dire no alle grande opere ci espone a critiche e attacchi. Ma qualcuno in questo Paese deve pur avere il coraggio di dire no a investimenti sconsiderati». Nella vita professionale del professore c’è un primo e un secondo tempo. Per 15 anni è stato consulente della Banca Mondiale: ha passato ai raggi X progetti di strade e ferrovie in Zimbabwe, Libia, Tunisia, Siria. «Ho detto no solo tre volte: per un progetto ferroviario in Thailandia, un’autostrada in Indonesia e per progetti faraonici dei francesi in West Africa».
Ma la fama di «arcinemico» delle ferrovie, «viaggiano solo grazie ai sussidi», se l’è guadagnata in Italia negli anni novanta quando lavorava per le Fs di Lorenzo Necci all’epoca del lancio della linea ad alta velocità. «Avremmo potuto spendere 10 volte di meno con una linea a 250 chilometri orari anziché a 300 e destinata solo al traffico passeggeri. Invece in Italia siamo gli unici al mondo con una costosissima rete Tav per le merci che non usa nessuno». E poi si appunta l’ultima medaglia al merito, anzi cinque: «Ho lavorato per 5 ministri dei Trasporti, da Bersani a Delrio, alla fine mi hanno cacciato tutti. Vediamo se Toninelli avrà il coraggio di farci andare avanti».