Libero, 7 marzo 2019
Le quarte di copertina di una volta
E se un libro fosse solo il contenuto di una copertina? Sembra un paradosso, ma per gli addetti al marketing spesso è così. Lo aveva capito benissimo Giorgio Manganelli mezzo secolo fa. Sul retro del suo Nuovo commento, uscito per Einaudi, scriveva: «Vorremmo suggerire al lettore di considerare il libro in cui s’imbatterà poco oltre in primo luogo come un supporto per copertina; destino oggidì non infrequente e forse non deplorabile…». Era un paradosso, ma chissà cosa direbbe se vedesse quello che succede adesso: libri nei quali la quarta è quasi sempre una frase espunta dal testo e virgolettata, quasi fosse la chiave di volta di tutto il romanzo. Manganelli le sue quarte se le scriveva da solo, tutte. All’editore Aragno è venuta l’idea di raccoglierle in Quarte di nobiltà (pp. 96, euro 12, a cura di Lietta Manganelli, postfazione di Luigi Mascheroni). Si tratta di un omaggio al prolifico scrittore, saggista e consulente editoriale, che di testi simili nella vita ne aveva distillati tanti. Parole che oggi non sarebbero nemmeno concepibili, descrizione del contenuto come di qualcosa che «il lettore ha acquistato in omaggio alla prestigiosa ed ambigua seduzione della copertina», (si tratta della sua opera Agli dei ulteriori, del 1972, Einaudi). Che differenza con i retrocopertina di oggi. Ne prendo uno a caso nel mucchio dei romanzi appena usciti. Titolo: Le alternative dell’amore. Non ce ne voglia l’autore, l’ottimo Lorenzo Licalzi, né chi l’ha pubblicato (Rizzoli).
FRASI OSCURE
Ma sotto al titolo c’è scritto: «E se per averti dovessi mentirti?». Dietro: «Isabelle era la donna dei contrasti, la parte femminile di un sinonimo che c’è nel suo contrario». Una frase talmente oscura che, mutando il soggetto, può valere per quasi tutto. La perfetta fungibilità delle quarte di copertina è testimoniata dalla loro ripetitività. Come ha notato pochi anni fa Giuseppe Culicchia nel suo trattato semiserio E così vorresti fare lo scrittore (Laterza), la parola “stralunato” per un periodo è stata di gran moda. Atmosfere stralunate, vicende stralunate, personaggi stralunati. I più stralunati parevano proprio gli estensori di simili descrizioni. Cosa non si farebbe per vendere qualcosa. Oggi la quarta è in pratica uno slogan. In un mondo dove la soglia d’attenzione è sempre più bassa, si punta su variabili immediate: il nome dell’autore, che dev’essere noto (se il libro non l’ha scritto lui non importa, conta la fama), l’immagine di copertina, la fascetta con il commento fra virgolette di un nome altisonante (meglio se più famoso dell’autore), più altri fattori variamente impalpabili ma non meno reali, come la vetrina o lo scaffale ad altezza d’uomo o le forche caudine del bancone dell’autogrill. Di solito poi, sul risvolto (o aletta), cioè il prolungamento della copertina ripiegato all’interno, c’è un riassunto della storia e una nota biografica dell’autore. Generico il primo, ridondante e vanesia la seconda. Tutto perfettamente omologato. Un tempo i compilatori di quelle frasi non erano gli anonimi impiegati di oggi, vittime di una mentalità da software. Erano le nobili penne di Elio Vittorini, Italo Calvino, Fruttero & Lucentini. O di Roberto Calasso, che si è anche autocelebrato in un volumetto dal titolo Cento lettere a uno sconosciuto (Adelphi, 2003).
LA TECNICA
Quello sconosciuto, anche per Manganelli, era il potenziale lettore, a cui si rivolgeva con snobistica nonchalance, quasi a volerlo dissuadere: «Il testo è dispersivo e inattendibile; un esempio di pessima professionalità» (quarta di Dall’inferno, 1985, Rizzoli). “Il presente volumetto, timido e schivo (…) si propone di incrementare e diffondere i disturbi mentali” (quarta di Sconclusione, 1976, Rizzoli), e poi espressioni come «i graffiti su carta che qui si raccolgono» o «un agglomerato di lettere alfabetiche di varia e forse anche ignobile estrazione». Alle odierne fiere paesane della vanità avevano già risposto Fruttero & Lucentini nella quarta di copertina del loro L’idraulico non verrà, del 1971: «Fruttero e Lucentini non è che a rigore non abbiano bisogno di presentazione; piuttosto, non ne hanno voglia, dopo aver passato gran parte della loro vita a scrivere risvolti per libri altrui e propri. Ritengono i dati biobibliografici, propri e altrui, di scarso interesse se non in sede accademica, che non è questa». Oggi il libro è colorato e ammiccante, ma sotto è nudo. «Io ignoro quale sarà la copertina del container» scriveva Manganelli di una sua opera. Ma di certo non ne ignorava il contenuto.