Corriere della Sera, 7 marzo 2019
In ufficio in jeans e maglietta: Goldman Sachs rompe gli schemi
NEW YORK La Goldman Sachs rinuncia alla rigida divisa da sempre obbligatoria a Wall Street – abito scuro, camicia chiara, cravatta e scarpe nere coi lacci o, al massimo, mocassini – e autorizza i 36 mila dipendenti della banca d’affari più blasonata d’America a scegliere un abbigliamento rilassato: in ufficio in jeans e blusa o t-shirt.
L’ordine di servizio pubblicato martedì sera dal capo dell’istituto, David Solomon, segna una svolta epocale per i costumi del mondo della finanza. Una scelta che è facile attribuire allo stile di Solomon, un manager che non ha paura di rompere gli schemi. Per capire quanto il nuovo leader, subentrato cinque mesi fa all’austero Lloyd Blanfkein, timoniere della banca per 12 anni, sia diverso dal suo predecessore basta dare un’occhiata ai filmati su YouTube delle serate che David passa nei locali di New York e Miami nei panni del dj D-Sol. Col suo primo disco – un remix di Don’t Stop, successo anni Settanta dei Fleetwood Mac – qualche mese fa Solomon-D-Sol è addirittura entrato nella hit parade di Billboard dei motivi più ballabili.
Per formalizzare la rottura di tradizioni così radicate ci voleva, insomma, il coraggio di un manager che sette anni fa si è messo a fare il dj senza temere che questo avrebbe potuto danneggiare la sua ascesa al vertice, in un ambiente da sempre piuttosto bacchettone. In realtà, però, Solomon si è limitato a ufficializzare e legittimare qualcosa che sotterraneamente stava già avvenendo per la naturale evoluzione demografica dei dipendenti Goldman, mediamente sempre più giovani, e anche per motivi di business: la lotta sempre più aspra tra Wall Street e Silicon Valley per la conquista dei migliori talenti, soprattutto nelle professioni tecnologiche.
Così già da anni i 6.000 dipendenti che gestiscono i sistemi digitali di Goldman Sachs erano stati autorizzati informalmente ad andare al lavoro vestiti come in qualunque altra azienda tecnologica: jeans, sneakers e felpe. Ora Solomon ha esteso la liberalizzazione a tutto il personale prendendo atto che i millennials (i nati dopo il 1981, gente che non ama indossare giacca e cravatta) sono ormai il 75 per cento dei dipendenti della banca.
Ottima notizia per i produttori di casual sofisticato come le sneaker di lana che arrivano dalla Nuova Zelanda o le giacche elasticizzate e col cappuccio. Pessima per chi vende mocassini da 500 dollari.
Il cambio
Solomon è subentrato 5 mesi fa all’austero Blanfkein, timoniere della banca per 12 anni
Da qualche tempo, del resto, le cose stanno cambiando anche nelle banche commerciali, meno rigide di quelle di Wall Street: Jamie Dimon, il capo della più grossa, JPMorgan Chase, si fa vedere spesso senza cravatta (non più obbligatoria anche agli sportelli) mentre il presidente di Citigroup, Jamie Forese, a volta si presenta in ufficio indossando gilet sportivi.
Nel cancellare l’obbligo della cravatta, la Goldman non ha indicato ai dipendenti alcun nuovo dress code lasciando liberi uomini e donne di vestirsi a loro piacimento.
Li ha, però, anche invitati a esercitare il loro giudizio scegliendo capi adeguati agli impegni della giornata e alle aspettative dei clienti che dovranno incontrare. Insomma, anche se non ci sono più divieti specifici, i pantaloni corti per gli uomini e gli abiti troppo appariscenti per le donne rimangono off limits.
E se i dipendenti che andavano a fare affari con investitori californiani o imprese tecnologiche venivano già invitati da anni a indossare felpe grigie col cappuccio, stile Zuckerberg, chi incontra i ricchi e attempati risparmiatori di Manhattan non potrà rinunciare facilmente alla divisa tradizionale del banchiere.
Ci sono, poi, giovani banchieri che continueranno comunque a usare abiti blu e camicie bianche per prudenza: presentarsi in banca vestiti in modo casual equivale a confessare di non avere alcun incontro coi clienti in calendario per quel giorno.