Il Messaggero, 6 marzo 2019
Biografia di Cyrano de Bergerac
Oggi, 6 marzo, ricorre il quarto centenario della nascita di Cyrano de Bergerac. Ma come, diranno alcuni, se questo celebre personaggio si affacciò al mondo quasi tre secoli dopo, quando per la prima volta a teatro fu rappresentata la commedia di Edmond Rostand? E hanno ragione, perché Cyrano de Bergerac è il noto personaggio teatrale. Senonché, egli è anche un uomo che ai suoi tempi visse in carne e ossa, lasciando di sé memoria nella storia della letteratura. Lo spadaccino lesto di pensiero e di parola, dotato (o per meglio dire, afflitto) di un naso abnorme, non è frutto della fantasia del drammaturgo suo connazionale, ma un uomo realmente esistito, la cui vicenda merita di essere ricordata.
LIBERTINO
Savinien de Cyrano de Bergerac, questo il suo vero nome, fu un tipico intellettuale del Seicento, vivace, libertino, bastian contrario dedito ai duelli, frequenti ai suoi tempi. Soprattutto fu uno scrittore le cui opere letterarie spaziano dalla commedia brillante e burlesca alla fantascienza, termine, questo, che allora non esisteva, ma che inquadra i suoi più significativi temi romanzeschi. Il vero Cyrano nacque nel 1619 a Parigi, dove morì nel 1655, a soli trentasei anni. Come il protagonista della commedia di Rostand, causa della morte fu la caduta sulla sua testa di una pesante trave. Questo particolare, forse, assieme al connotato anatomico che rendeva buffo il suo viso, e a quanto si è sempre detto a proposito del suo fantasioso e bizzarro carattere, suggerì a Edmond Rostand di scrivere una commedia sulla vita di Cyrano de Bergerac. Un dramma in versi dalle venature romantiche, la cui trama ha appassionato le platee di tutto il mondo (prima rappresentazione a Parigi nel 1897). Chi non ricorda l’esuberante protagonista che combatte «col naso e con la spada»? E il giovane cadetto di Guascogna, Christian, bello d’aspetto quanto incapace di dire o scrivere quel che pensa? E l’avvenente Roxane, che del cadetto s’innamora, non immaginando che le sue seducenti frasi d’amore, dette e scritte, sono a lui suggerite dal camaleontico Cyrano? Non sappiamo se il vero spadaccino dal naso insolente fu in grado di scrivere versi come quelli concepiti da Rostand, ma gli siamo grati perché ha saputo ispirarli.
I PEZZI FORTI
Indimenticabili certi monologhi della commedia (viene in mente Gérard Depardieu nella versione cinematografica): «Ma poi cosa è un bacio? Un giuramento fatto un poco più da presso, un più preciso patto, una confessione che sigillar si vuole». E ancora: «Coi furbi e i prepotenti, da sempre mi balocco, e al fin della licenza, io non perdono e tocco» Tornando al seicentesco Savinien de Cyrano. Si sa di lui che dopo avere intrapreso la carriera militare, fu costretto a lasciarla a causa di una ferita subita in combattimento. Sono noti i suoi studi di carattere filosofico, indirizzati specialmente alle opere di Pierre Gassend, Niccolò Machiavelli, Giordano Bruno, Tommaso Campanella. Portato all’enciclopedismo, Cyrano fu un uomo curioso, attratto da ogni piacere intellettuale, e per questo vicino al Libertinismo filosofico. Le sue opere letterarie, scarsamente prese in considerazione dai contemporanei, sono state in gran parte rivalutate dalla critica moderna. Scrisse una commedia satirica in prosa, Il pedante gabbato (1654), e una tragedia, La morte di Agrippina (1653). Le sue opere considerate migliori sono due romanzi dal contenuto fantasioso e del tutto estranei al canone letterario dei suoi tempi. I titoli: L’altro mondo o gli Stati e gli Imperi della Luna (pubblicato postumo nel 1657) e Gli Stati e Imperi del Sole (anche questo apparso dopo la morte dell’autore, nel 1662). A proposito di queste due opere, in un accreditato dizionario della letteratura si legge: «Il viaggio nei paesi immaginari offre all’autore l’occasione di esporre le proprie teorie filosofiche, scientifiche e religiose, di dare libero corso alla sua feconda immaginazione, di esercitare una satira della società e una critica radicale delle istituzioni politiche del suo tempo. In uno stile ricco di immagini ardite, vigoroso e brillante, Cyrano de Bergerac anticipa il racconto filosofico settecentesco e addirittura il moderno romanzo di fantascienza».