Il Sole 24 Ore, 6 marzo 2019
Atene rompe un altro tabù: primo decennale dopo la crisi
Dopo una doppia “promozione” da parte di Moody’s alla fine della scorsa settimana, la Grecia viene promossa anche dagli investitori con il successo della prima emissione post-crisi di titoli decennali, il che rafforza le pressioni sui ministri delle Finanze dell’Eurozona perché lunedì prossimo diano il via libera alla promessa restituzione (già ritardata) di una prima tranche di profitti incamerati in passato sui bond ellenici.
L’esecutivo guidato da Alexis Tsipras non ha perso tempo dopo che Moody’s ha alzato di due gradini, da B3 a B1, il rating sovrano greco (pur sempre 4 scalini sotto l’investment grade, con outlook stabile): l’emissione collocata da sei primarie banche internazionali ha raccolto richieste per 11,8 miliardi di euro, il che ha consentito al governo di incamerare 2,5 miliardi abbassando il tasso offerto al 3,9% rispetto a un prezzo di riferimento iniziale di 4,125%. L’ultima volta che Atene aveva emesso un decennale aveva dovuto offrire un rendimento del 6,25%, in quanto (era il marzo 2010) il nuovo governo si ritrovava nella tempesta dopo aver rivelato che il precedente esecutivo aveva barato nel compilare i conti dello Stato. Nel 2012, prima del default verso i creditori privati, i tassi di mercato erano saliti a oltre il 40%. Quest’anno il debito greco ha sovraperformato nell’Eurozona, con i rendimenti dei decennali scesi fino appena sopra il 3,6%, ai minimi da 13 anni,riducendo il differenziale con quelli italiani (ieri al 2,693) sotto l’1%, pur tra scambi che restano caratterizzati da volumi modesti. Nel frattempo, da inizio anno, la Borsa di Atene risulta in rialzo di circa il 15%.
Inizialmente, Atene aveva previsto di tornare sul mercato dei capitali nell’autunno scorso, a ruota dell’uscita dal terzo memorandum in agosto, ma le turbolenze sui mercati obbligazionari generate in parte dall’Italia aveva consigliato un rinvio. Il ritorno di una fase positiva generale sui mercati obbligazionari, legata alla prospettiva di una pausa nel rialzo dei tassi internazionali, ha consentito una prima emissione di quinquennali a gennaio per 2,5 miliardi. Così la Grecia ha già realizzato oltre due terzi del programma di emissioni di quest’anno, sui 7 miliardi di euro: non si tratta di mosse obbligate, in quanto il Paese gode di un “buffer” costruito in sede di uscita dal bailout valevole per un paio d’anni, ma è importante per Atene riscontrare un ritorno di fiducia da parte degli investitori, attirati dai rendimenti più alti nell’Eurozona, che molti considerano ancora troppo elevati per una sostenibilità a lungo del debito.
Il raggiungimento di una nuova pietra miliare sulla strada del ritorno a una normalità di accesso ai mercati dei capitali dovrebbe essere registrata positivamente all’Eurogruppo di lunedì. Tuttavia non è ancora del tutto scontato che Atene ottenga l’ok a un «bonus 2019» per un totale di 970 milioni di euro, parte dei profitti per circa 4,8 miliardi realizzati sia dalle banche centrali dell’Eurozona sui bond greci sia sui prestiti più onerosi erogati dall’European Financial Stability Facility (precursore del fondo salvastati), la cui restituzione è stata promessa entro metà 2022 in «tranches» condizionate al rispetto degli impegni presi da Atene per il post-bailout.
L’«Enhanced Surveillance Report» rilasciato qualche giorno fa dalla Commissione ha criticato il governo greco per il ristagno di alcune riforme e per alcune misure prese o in gestazione. Un eventuale diniego equivarrebbe a uno schiaffo a Tsipras in una Grecia ormai in clima preelettorale.