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 2019  marzo 06 Mercoledì calendario

Intervista a Ornella Vanoni

All’Isola dei famosi, a Ballando con le stelle. Per l’umorismo, la simpatia, le frecciatine, l’eleganza, e non solo per la sua leggendaria voce e la sua fama, in un attimo è diventata l’asso vincente della tv popolare, Sanremo, Ora o mai più 2 e chissà quanti altri. «Ora però, per un po’, anche no grazie». Ornella Vanoni, 84 anni, un’età in cui è normale fare la vita dei pensionati, ha scelto una sua tenacissima battaglia contro la vecchiaia. «Più si va in là, più bisogna lavorare, se no si diventa noiosi e rimbambiti», dice nel salotto di casa a Milano, seduta sul divano sotto le sculture di Arnaldo Pomodoro appese alle pareti e stringendo tra le braccia Ondina, la cagnolina. Fino a pochi giorni fa, coach del sabato sera di Rai1, litigava con Donatella Rettore, si beccava con Toto Cotugno, metteva in riga Annalisa Minetti, cantava e ballava "La voglia la pazzia l’incoscienza l’allegria", con il mestiere e l’ironia con cui nella sua lunga carriera ha cantato capolavori e molti con artisti stellari come Herbie Hancock, Vinicius de Moraes, Toquinho, Lee Konitz... «All’inizio non ci volevo andare. Poi, devo dire, ci ho provato gusto».
E il pisolino durante una puntata dello show, allora?
«È stato solo un attimo, ero stanca. Mi sono divertita davvero, a parte la penultima sera, spiacevole per tutti per via dei malcontenti».
Reali o combinati?
«I malcontenti erano reali. Lo sfogo di Annalisa Minetti per le mie critiche... se accetti di esporti in pubblico devi accettare le critiche, positive e negative. Comunque, alla finale tutti buoni e gentili. I colleghi? Ho adorato Orietta Berti, con quella sua voce esemplare e poi mi ha portato i biscotti e tortellini delle sue amiche di Reggio Emilia. Sono stata fortunata con Paolo Vallesi l’allievo, che ha anche vinto. C’è stata empatia e sono contenta di aver chiuso con lui con Ti lascio una canzone. Ma un’ansia, il sabato mattina: alle 7 sveglia pensando a cosa avrebbe detto Gino Paoli, perché quel brano è nostro, appartiene a noi due. L’ho chiamato, o meglio ho chiamato Paola la moglie, perché lui non risponde, per chiedergli il permesso. Non era dovuto, ma mi sembrava rispettoso».
Quel sabato, non si è fatta mancare niente: ha anche partecipato al corteo dei 250mila contro il razzismo a Milano.
«Ho telefonato a tutte le mie amiche: se vi sento brontolare che siamo un paese razzista e non scendete in piazza, non vi ascolto più. Bello che ci fossero anche gli artisti, Bisio, Vecchioni, Malika Ayane...».
Un buon segno per la sinistra?
«Chissenefrega di sinistra o destra. Ho sempre votato quello che mi pareva giusto per il paese, una volta anche Berlusconi, all’inizio. I Cinque Stelle? No, quelli proprio no. È che contro il razzismo è una discesa in campo apolitica, come puoi chiudere gli occhi davanti a chi fugge da guerre, fame, siccità, dagli stupri. Non credo che Salvini mi picchi per questo, no?».
Salvini dice anche di volere una quota fissa di musica italiana nelle radio.
«Sono d’accordo con lui. Proprio così. È una protezione della canzone italiana. Non per cancellare quelle americane, ma se ne mandi in onda dieci, le altre dieci devono essere italiane. In Francia funziona».
Dopo questi nuovi successi che altro vuol fare?
«Qualche concerto questa estate, prima del nuovo progetto discografico su cui ho tante idee e di un film, perché io sono attrice. Non mi ha vista a Sanremo? Ho chiamato Virginia Raffaele: se ci sono cinque minuti liberi, vengo. Ho fatto un pezzo con tempi comici perfetti. Il film, invece, è una idea di Pino Roveredo, lo scrittore, Premio Campiello dal suo romanzo Ballando con Cecilia. Io sono la protagonista, una matta in manicomio. Poi c’è la tv, uno show mio, ma non dico nulla, spero solo non sia tra vent’anni quando sarà stecchita e putrefatta...».
Pensa di rifare "Ora o mai più", se ci sarà ancora?
«Forse una volta basta. Ho fatto molte cose, album tra i più belli al mondo. Ma il successo è un impostore, dice Kypling nella poesia Se. Adesso sto bene, mi diverto e va bene così. Di cose da fare ce ne sono sempre, mi occupo di bambini autistici e poi c‘è la Chiesa di Sant’Eustorgio a Milano dove andavo anche quando non avevo fede perché ci puoi entrare coi cani. Ho conosciuto un prete polacco, parliamo molto. E mi fa bene. Non ho avuto una vita leggera, forse perché non ho frequentato uomini leggeri e ho a lungo sofferto di depressione e non una volta sola».
Forse perché anche lei era una irrequieta.
«Già. Sono stata una bella, cosciente di esserlo. Usavo il corpo per sedurre. D’estate pantaloncini, tacchi. Ma a 23 anni mentre le mie coetanee si sposavano, io ho conosciuto Giorgio Strehler e a parte lo scandalo, per due anni sono stata zitta: ascoltavo, lui, i testi di Brecht... Mi amava molto, diceva che ero intelligente e anch’io credo che sia la mia dote, con la curiosità, ma è stato il limite con i miei uomini: se non erano intelligenti mi annoiavo e le persone noiose mi rendono cattiva. Con Paoli invece un’altra storia. Ora dice che aveva cominciato a bere perché lo facevo soffrire, ma se mi ha fatto tante di quelle corna!».
E ora è innamorata?
«E di chi? Io l’uomo scamuffo non lo voglio ma alla mia età gli uomini sono come la cabine telefoniche o occupate o libere e scassate. Sono sola da venti anni e più. E per stare soli, devi imparare. Non mi manca l’amore e figuriamoci il sesso... mi manca solo la condivisione serale di un abbraccio caldo che è la cosa più bella del mondo».